In questi giorni è in corso il restauro della chiesa di San Celso, edificio quasi messo in ombra dal più esuberante e bellissimo Santuario di Santa Maria dei Miracoli.
Ma la storia di questa, oramai piccola chiesa fa parte della storia del cristianesimo di questa città. Di San Celso di sicuro si sa che aveva dai 18 ai 21 anni, che era a Milano per il servizio militare e che, a Milano, subì il martirio per la fede durante la persecuzione di Nerone.
Certo che vedere due chiese d’epoche diverse affiancate risulta abbastanza strano, ma una è la conseguenza dell’altra. Quello che vediamo oggi è il risultato di molte modifiche effettuate nel corso dei suoi diciassette secoli di storia.
Naturalmente la più antica è la chiesa di San Celso: infatti l’edificio venne eretto nel IV Secolo dopo che Sant’Ambrogio il 10 maggio dell’anno 396 rinvenne i corpi dei due martiri, Nazzaro e Celso nei pressi di un boschetto. Per il primo, Ambrogio fece portare le reliquie nella basilica dei Santi Apostoli in corso di Porta Romana, oggi San Nazaro in Brolo per l’appunto. Mentre il secondo corpo, quello di San Celso trovò sepoltura nella nuova chiesuola a lui dedicata.
Ambrogio fece costruire una nicchia con l’immagine della Madonna, protetta da un’inferriata, simile ai molti tabernacoli che si usavano un tempo. L’affresco rappresentava la Vergine Maria con ai due lati i due santi Nazaro e Celso, a sottolineare la sacralità del luogo che aveva custodito i corpi dei due martiri.
Nel 992 Landolfo II da Carcano fondò un monastero di monaci benedettini e nel 996 fece erigere la chiesa di San Celso dove si trovava la piccola cappella eretta da Sant’Ambrogio. La chiesa romanica aveva una pianta basilicale tripartita, conclusa da un’abside semicircolare, con tre campate nella navata maggiore e sei nelle minori.
L’importanza di questa chiesa la si riscontrava anche nel fatto che l’intero borgo che sorse attorno al tempio portava il nome di Borgo di San Celso.
Per volontà del cardinale Teodoro Trivulzio la facciata subì un rifacimento nel 1651, con una ricca decorazione barocca documentata da una stampa di Marcantonio dal re. Nell’800 la chiesa fu pesantemente rimaneggiata: infatti si dovettero demolire le prime due campate per dare luce alla vicina chiesa di Santa Maria dei Miracoli ed evitare che infiltrazioni rovinassero il vicino santuario (1818); fu ricostruita una nuova facciata da Luigi Canonica (1854) con il recupero di alcune parti del portale antico e l’aggiunta di nuovi elementi secondo il gusto storicistico del tempo, tanto da farne un primitivo esempio di neo-romanico a Milano. Frammenti scultorei romanici provenienti dall’abbattimento delle campate furono inseriti, insieme a pezzi di epoche diverse provenienti dalla stessa area, nei muri che circondano il giardino antistante la facciata (area che in antico era sia un sagrato che un camposanto).
Oggi la parte superstite della basilica, un terzo, possiamo dire che sia abbastanza simile all’originale, così come l’abside interna, che è in cotto. L’altare è la sovracassa di marmo che ha contenuto per secoli il sarcofago con le Reliquie di S. Celso, ora in Santuario.
In antico era addossata al muro del coro e serviva come altare. Dalla “fenestrella confessionis” si vedeva solo la scena centrale del sarcofago: Gesù con Pietro e Paolo e da questa apertura i fedeli introducevano per devozione offerte e oggetti. I pilastri che sostengono la volta sono originari e originari i capitelli, molto ornati, di forma classica romano-corinzia.
A destra dell’altare una nicchia con una Madonna di stile bizantino del 1473 di Stefano Fedeli. A sinistra un affresco rotondo con una Madonna seduta del secolo XV, di autore ignoto, ritoccato nel 1773.
La parte meglio conservata e certamente delle origini è l’abside esterna, visibile dal giardino retrostante, oltre al massiccio e bellissimo campanile.
Il portale, il rosone e architravi delle porte minori sono dell’antichissima facciata, ricomposti quando questa venne arretrata. Anzi per il portale alcuni pensano sia di una costruzione ancor più antica, basandosi sulla tecnica molto approssimativa. Sull’architrave del portale: scene della vita e leggenda dei SS. Nazzaro e Celso. Da sinistra: i due santi in attesa del martirio, la cattura, Nerone li aspetta per condannarli, S. Nazzaro prega e fa l’elemosina ai poveri, i santi vengono precipitati in mare dalla barca, i soldati pregano i due martiri.
L’affresco della lunetta, la Madonna tra i Santi Nazzaro e Celso, è del Cerano. Fu trasportato durante l’arretramento della facciata. I battenti sono del 1454, in legno intarsiato, divisi in tante formelle con motivi floreali che si ripetono.
Sulle prime formelle in alto a sinistra, S. Ambrogio tra i Santi Gervaso e Protaso; a destra, la Madonna tra i Santi Celso e Benedetto.
La chiesa di San Celso fu anche testimone, così pare, di un avvenimento miracoloso, tanto da portare genti a venerare il luogo e a edificare in seguito il Santuario Mariano che ancora oggi affianca la chiesupola.
Infatti fu nel 1430 che il duca di Milano Filippo Maria Visconti fece erigere una piccola chiesa per proteggere la Madonna che Sant’Ambrogio aveva posto in una nicchia a lato della chiesa di San Celso. Questa servì per potervi celebrare le funzioni al coperto. La nuova cappella era in senso trasversale alla basilica di San Celso e conteneva all’incirca 300 persone. L’altare maggiore era sull’area dell’attuale altare della Madonna Assunta, all’interno del Santuari di Santa Maria dei Miracoli.
Il piano della chiesa era allora molto più basso dell’attuale, in modo che la Madonnina formava la pala dell’altare. Di solito, come si usava allora, era coperta da una tenda che si toglieva solo nelle occasioni solenni. Il miracolo avvenne il 30 dicembre 1485, quando durante una messa delle ore 11, per ottenere la guarigione dalla peste, la Madonna scostando il velo apparse ai 300 fedeli riuniti e li osservò uno a d uno. Questo durò per lo spazio di un Miserere. Poco dopo la peste cessò. Molte sono le deposizioni giurate dei fortunati presenti al miracolo. Su questi documenti e altre deposizioni orali la Curia istituiva un serio processo e il primo aprile 1486 emetteva il decreto arcivescovile di riconoscimento del miracolo. Così questo episodio segnò l’avvio per l’ampliamento della vicina chiesa e la lenta smussatura della ormai piccola basilica di San Celso.
Alcune foto sono di tommolo
Due immagini del portale romanico della chiesa.