Camminando per viale Edoardo Jenner non si può non notare un vicolo un po’ sterrato e contorto.
E’ via Cilento, che zigzagando si unisce a via Angelo Masina per dirigersi verso Dergano.
Ci siamo chiesti come mai esista una specie di sentiero, anche se abbastanza largo da consentire il passaggio delle vetture, tra questi palazzi di varie epoche. Qui ci troviamo al Derganino, una piccola frazione di Milano a ridosso del vecchio comune di Dergano (inglobato come altri nella grande Milano nel 1923). Quindi facendo ricerche e mettendo insieme alcuni pezzi ecco svelato il mistero di questo “sentiero” tra i palazzi.
Tanto tempo fa, come in una vecchia favola, vi era una strada che da Porta Tenaglia (piazzale Biancamano) e il Borgo degli Ortolani, risaliva lungo l’odierna via Bramante, costeggiava l’odierno Cimitero Monumentale e poi, zigzagando risaliva sino a Dergano passando da Derganino (Lancetti), e che all’altezza di due cascine si biforcava per dirigersi anche verso la Bovisa.

Lungo quest’antica stradina chiamata via Bramante nel primo tratto, sul finire dell’Ottocento, avremmo trovato appena terminato di costeggiare il muro di cinta del Cimitero Monumentale, una grande cascina detta della Lupetta, e subito dopo, immerso nel verde dei campi e fiancheggiato da rogge, uno stupendo Oratorio del 1500.
L’oratorio era quello di San Rocco, una graziosissima chiesetta, immortalata più volte da alcuni pittori, di epoca rinascimentale. Probabilmente anticamente vi era già una piccola cappella a pianta quadrata che pian piano venne ingrandita trasformando la vecchia cappelletta nel presbiterio del nuovo oratorio.
La chiesetta, che sopravvisse sino al 1906, venne edificata sicuramente nei primi decenni del 1500, o perlomeno subì una forte ristrutturazione in quel periodo.
Alla facciata a capanna, tipica dello stile Lombardo, fu aggiunto un portichetto coronato da una trabeazione e da tre archi inframezzati da tondi in cotto, così come tutti i decori, rendendo il tutto molto grazioso e armonioso.
Non lontano vi è la bellissima Villa Simonetta, dimora signorile del rinascimento, cosa che potrebbe aver giustificato la particolare attenzione architettonica di questo oratorio. La piantina del tempesto era trapezoidale, cosa che potrebbe far pensare appunto ad una ristrutturazione di una vecchia struttura più antica.
Al di sotto del portico vi erano tre dipinti in tre lunette, si ritiene (Ambrogio Annoni) fossero stati eseguiti dai figli di Bernardino Luigi, Aurelio e Pietro. I dipinti staccati e riportati su tela, oggi sono custoditi a Brera. Rappresentano una pietà col Cristo, e alcuni santi, tra i quali San Giovanni, San Sebastiano e San Rocco, ma sono molto consunti e rimaneggiati da essere quasi illeggibili.
Meglio conservato è l’affresco, anch’esso staccato, che si trovava all’interno, sul muro di fondo della costruzione primitiva, benché malconcio in qualche parte e rovinato da ritocchi banali.
Il dipinto oggi è conservato all’interno della chiesa della Santissima Trinità nel Borgo degli Ortolani (Quartiere Cinee), in via Giuseppe Giusti, 25. Il trittico (forse opera del Luigi, ma molto rimaneggiato) rappresenta la madonna in trono che regge in grembo il bambin Gesù. Ai lati San Rocco e San Sebastiano.
Perché questa graziosa chiesetta non c’è più? Perché si ritrovò nel posto sbagliato e forse anche nel periodo sbagliato.
Tutto mutò quando venne fatta passare nel 1860-64 la strada ferrata a pochi metri dall’oratorio. Qui passavano i treni dalla vecchia Stazione Centrale verso Torino e l’Ovest. Così la chiesetta si ritrovò incastrata al centro di un grandissimo triangolo ferroviario che metteva in connessione anche il ramo del Sempione (soppresso negli anni Trenta).
Questo triangolo venne chiamato di San Rocco, ma le necessità della ferrovia e dell’aumento dei trasporti su rotaia, specie in vista dell’Esposizione Universale del 1906, indussero le ferrovie ad allargare gli impianti e i magazzini per il ricovero delle locomotive.
L’antico oratorio sopravvisse circondato da locomotive e magazzini sino appunto al 1906, quando venne demolito definitivamente senza scrupoli, salvando solo gli affreschi.
L’oratorio di San Rocco, si trovava all’incirca nell’odierna via Galileo Ferrario e il fatto di ospitare dipinti importanti non servì a salvarlo; in compenso è rimasto il nome del deposito Locomotive San Rocco delle FF.SS. Oggi ci rimangono alcune foto che abbiamo raccolto e i dipinti prima citati.


Qui sotto alcune immagini di via Cilento, che ricalca il vecchio sentiero che dalla Cascina Lupetta, passava da San Rocco, dalle cascine Biama e Forriera per passare proprio qui al Derganino. La via, privata, è piuttosto abbandonata pare terra di nessuno. Non lontano da questa via vi era anche il Cimitero di Dergano
Poco prima di via Cilento dobbiamo menzionare anche la via privata Levico, che da viale Lancetti si dovrebbe, non fosse interrotta, unire con viale Jenner e idealmente proseguire in via Cilento. Di notevole grazia dobbiamo dire è il bel palazzo anni Trenta che si incastra a perfezione nel risicato lotto tra il viale Lancetti e la via Levico.
segnalo refuso: a inizio post c’è scritto “cimitero maggiore” ma chiaramente si riferisce al monumentale.
Urca, è vero! Grazie
Attenzione: Bernardino Luini è stato chiamato Bernardino Luigi.
Per ben 2 volte, certamente è colpa dell’autocorrezione. Grazie per tutto il grandissimo lavoro di divulgazione.
Galileo Ferrario sarebbe Ferraris.