Milano | Bottonuto – Un quartiere, due personaggi, due storie raccontate per noi da Giovanna Ferrante

Abbiamo già visto alcuni articoli sul quartiere scomparso (su Google map è segnato) a sud del Duomo di Milano, quartiere demolito completamente a partire da metà anni Trenta e completato nel dopoguerra.

Con onore vi proponiamo quest’articolo scritto per noi dalla grande esperta di storia meneghina, Giovanna Ferrante.

L’antico quartiere del Bottonuto.

Un quartiere medioevale il cui centro ideale è oggi piazza Diaz, realizzata dopo che il piccone demolì l’antico rione, che presenta allo sguardo l’incisivo emblema dell’Arma dei Carabinieri, la scultura di Luciano Minguzzi collocata nel mezzo di una superficie erbosa.

Intorno, l’area delimitata da via Rastrelli, via Larga, corso di Porta Romana, piazza Missori, via Albricci, via Paolo da Cannobio. In quel tracciato di Milano, dal 1928 il Bottonuto inizierà a scomparire sostituito dai grattacieli e da discutibili scelte architettoniche.

La via Bottonuro nel 1929-30
Il Bottonuto, panoramica sulla via Tre Alberghi, la chiesa in primo piano è San Giovanni in Laterano

Bottonuto. Il nome deriva da un’opera idraulica romana Butinucum,una cavità, una fossa di scolo delle acque di scarico. Un pittoresco reticolo di viuzze, con maggior aderenza alla realtà secondo alcuni “una fogna”.

 

Una colonna votiva dedicata a S. Glicerio segnava l’ingresso nel quartiere da via Larga, oggi spostata in via Marina a Porta Nuova.

L’obelisco del Bottonuto in via Marina in una stampa ottocentesca

Due vicoli ciechi, Quaglie e Budellino, quattro contrade principali: Moroni, Pesci, San Giovanni in Conca, Tre Re. Da quest’ultima si accedeva ad uno slargo dov’era la chiesa di San Giovanni Itolano (III° secolo). Il suo nome si trasformerà in San Giovanni Laterano quando Papa Leone X concederà alla chiesa le medesime indulgenze di San Giovanni Laterano in Roma.

 

Questa volta parleremo di due personaggi che han fatto la storia, transitati per le vie di questo quartiere a due passi dal Duomo. Il primo è William Turner.

E’ il mese di agosto 1819 quando il pittore inglese William Turner (1775 – 1851), rappresentante del Movimento Romantico, maestro nella realizzazione di dipinti ad olio di soggetto storico e mitologico e paesaggi all’acquerello, decide di intraprendere un Gran Tour in Italia, i lunghi viaggi di gran moda fra il ‘700 e l’800 che nel corso delle visite nelle città diventano veri e propri soggiorni culturali.

Alloggia presso l’Albergo dei Tre Re e dalla finestra della sua camera, giorno dopo giorno, osserva il campanile di San Giovanni in Conca – una delle contrade del Bottonuto; ne ricava impressioni ed emozioni che restituirà poeticamente dipingendo un acquerello con quel suo tocco da “pittore della luce” come veniva soprannominato.

Il panorama dall’hotel dei Tre Re al Bottonuto immortalato da William Turner in un acquerello, si nota il campanile di San Giovanni in Conca e cupola con campanili di Sant’Alessandro in Zebedia.

 

Piazza del Duomo immortalata in un disegno di William Turner

Il secondo personaggio, non certo facile, dimorò in questo quartiere per un certo periodo: Gaetano Bresci.

Verso la fine dell’Ottocento il quartiere è caratterizzato da strette vie, botteghe, alberghi mal frequentati, case di tolleranza. Il degrado ha preso il sopravvento. Come racconta Paolo Valera, giornalista e scrittore verista, nel suo libro “Milano sconosciuta”: “Il Bottonuto. Con il vicolo delle Quaglie, che è un ambiente di case malfamate. Le finestre sono sporche, le stanze contengono mobilia andata alla malora, un letto, un catino, un attaccapanni, un baule. E le donne fra cipria e profumi di infima qualità”.

Senza dimenticare l’altro suo libro “La sanguinosa settimana del maggio’98”, denuncia politica e ricostruzione storica nel ricordo delle vittime innocenti.

Giornate che porteranno al regicidio, e il quartiere Bottonuto ne sarà in parte testimone.

1898. Dal 6 al 9 maggio l’insurrezione milanese viene repressa nel sangue dall’esercito al comando del generale Bava Beccaris. Si spara con il cannone, il bilancio ufficiale dichiarerà 80 vittime, i presenti all’orrore diranno di 300 morti. Per tale azione di ordine pubblico il generale riceverà dalle mani del Re Umberto I, la Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia.

Gaetano Bresci

Un italiano emigrato negli Stati uniti, a Paterson, decide di vendicare l’eccidio di Milano. E’ l’anarchico Gaetano Bresci, che arriva in città nell’estate del 1900, e alloggia all’Osteria Delle 2 Pernici nel quartiere Bottonuto (al piano superiore – per il comodo dei clienti diventa la casa di tolleranza El Peocett).

Sono solitarie le sue notti, ben altro occupa la sua mente. Rivede se stesso mentre si allena al tiro a segno, risente esplodere l’indignazione nel petto, deve vendicare tutti quei morti.

Dopo qualche giorno lascia Milano per Monza, dove il Sovrano in villeggiatura risiede presso la Villa Reale.

Domenica 29 luglio 1900. Il Re in carrozza sta ritornando alla Villa Reale dopo la conclusione di un concorso ginnico. Tre colpi di pistola sparati da Gaetano Bresci centrano Umberto I alla spalla, al polmone, al cuore: morirà dopo pochi istanti.

www.giovannaferrante.it

 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

3 commenti su “Milano | Bottonuto – Un quartiere, due personaggi, due storie raccontate per noi da Giovanna Ferrante”

  1. Fa piacere un libro sul bottonuto ma oggi la zona a sud del Duomo è la più brutta di Milano centro.

    Con via larga che fa schifo per il grigio asfalto dell’autostrada e senza ne arredo ne un albero

    A breve aprire il nuovo tetro lirico.
    Ma un’isola nel cemento

    Rispondi
  2. E piazza Diaz rimane semore e comunque non una vera piazza ma solo una rotatoria per lasciare le auto in doppia fila.

    Insomma tutto tranne che “centro storico”.
    Rumore, pericolo, smog, fastidio, asfalto e puzza di automobile.

    Centro “storico” di cosa?
    Siamo seri

    Rispondi
    • La storia non è solo il rinascimento o il 700…
      L’assetto attuale di quella parte di Milano inizia con le demolizioni di ormai un secolo fa (a parte che senza le demolizioni ci avrebbero pensato le bombe della 2GM)

      Quindi è storico a buon diritto. Si tratta solo di renderlo più carino e francamente non sembra una impresa titanica visto che non ci abbiam mai messo mano.

      Rispondi

Lascia un commento