Milano | Porta Nuova – La Conca dell’Incoronata: se questa è la premessa ai navigli aperti

Bell’idea quella dell’installazione di Marco Balich per l’evento del Fuorisalone, come abbiamo visto, che durerà però pochi giorni, lasciando poi la Conca dell’Incoronata com’è sempre stata… abbandonata.

Restaurate nel 2015, dopo anni di sciatteria e abbandono, le paratie della Conca dell’Incoronata di via San Marco a Porta Nuova, avrebbero bisogno nuovamente di un po’ d’attenzione.

Pensare che quest’area rappresenta l’unico resto del Naviglio della Martesana all’interno della cerchia delle mura spagnole; infatti il resto del canale venne interrato tra il 1929 e il 1930 contestualmente ai lavori di chiusura dell’intera Cerchia dei Navigli.

Dopo la costruzione del canale della Martesana (1463), si volle unire la Martesana con il canale che circondava ancora le mura cittadine. Il dislivello di quota tra i due canali però necessitò la costruzione di una conca che potesse ovviare a tale problematica.

Al progetto pare, secondo alcune fonti, ci lavorò lo stesso Leonardo.

La conca rimase miracolosamente scoperta nonostante la chiusura della cerchia dei navigli avvenuta tra il 1929 e 1930. Vincolata dal 1967, da allora lotta per sopravvivere in qualche modo e ritagliarsi un posto nella città moderna.

Oggi questo tratto di “naviglio” asciutto, lungo un centinaio di metri (una sessantina sono l’effettivo manufatto del canale), è formato dalle sponde in pietra (ceppo lombardo), da un ponticello anch’esso in pietra, dalle paratie in legno del sistema di chiuse formato dalle porte originali e l’edicola del manovratore di epoca risorgimentale.

Peccato che la situazione che abbiamo notato, passandoci pochi giorni or sono, sia quella che possiamo ammirare nelle foto a seguire.

Sporcizia, incuria, abbandono, casette per i gatti (ma nasconderle da altre parti e non nella vasca non sarebbe meglio?) lasciate nel “monumento”, un TV gettato dietro le paratie, persino una dimora di un clochard. Insomma l’abbandono evidente di un luogo da valorizzare.

Qualche anno fa vi fu anche un progetto per riportare l’acqua in questo antico luogo, finito chissà dove. Ora dovremo attendere il famoso progetto della riapertura dei navigli, se mai si farà.

A questo punto comunque ci viene naturale chiederci: questa è la premessa per la riapertura dei Navigli? Noi, come abbiamo avuto modo di dire molte volte, siamo favorevoli al progetto Navigli, ma pensiamo che si debba partire anche dal recupero e dalla valorizzazione dell’esistente.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | Porta Nuova – La Conca dell’Incoronata: se questa è la premessa ai navigli aperti”

  1. Siamo sulla falsa riga di quanto denunciato ieri in merito a piazza Duca d’Aosta: chi deve vigilare cosa fa? Chi deve fare rispettare le regole dove guarda?
    Il vuoto pneumatico su questi temi è palese, l’immobilità del Comune imbarazzante.
    E il degrado chiama degrado.
    Pompa magna sulla ristrutturazione dei portoni delle chiuse e poi?

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  2. Sta finendo un ciclo.

    Il bell’intervento temporaneo, la gioia della Settimana del Design, scoprire tanti bar e locali nuovi, vedere gli edifici rifatti, è stato ed è tuttora bello.

    Ma bisogna ripartire dai fondamentali e dagli interventi a lungo termine per chiudere veramente il gap con le città europee che nel frattempo han corso anche più di noi.

    Non so chi, come e perchè prenderà in mano Milano, ma serve un cambio completo di passo e di idee per ricominciare un ciclo di sviluppo come quelli del 2012 e del 1998.

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  3. Scusate ma ché ragionamento è.

    Certo che se i Navigli sono chiusi é un luogo abbandonato.
    E se è abbandonato la gente ci butta la qualunque..m

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      • Allora adesso chiudiamo tutto perche ci sono gli incivili…
        Che ragionamento del menga

        Parafrasando il caso non è che se ti si ottura il water allora incominci a evacuare dalla finestra… sistemi il water…

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        • Ovvio che non chiudi tutto perchè ci sono gli incivili.

          Però un minimo di frustrazione quando vedi certe cose ci sta.
          Bella la settimana del design con l’installazione figa e la creatività diffusa, ma almeno a me non basta più.

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          • La frustrazione ok.

            Dire allora non apriamo i navigli invece è da corto circuito mentale.
            A corrente 220 però.

  4. Non capisco tutta questa meraviglia (sarcasmo…)
    Basta camminare lungo la Martesana tra via Padova e Melchiorre Gioia, dando una bella guardata all’acqua: bici ofo, carelli della spesa pattume vario. (ma non state a guardare troppo e solamente l’acqua, altrimenti potreste calpestare senza accorgervi qualche ricordino dimenticato dalle bestie; le bestie sono quelle a 2 gambe, non i cani…) E lo stesso nel pavese e grande dalla darsena verso la periferia.
    E non sono luoghi abbandonati. Sono gli incivili. O meglio, le bestie. Si può tenere un marciapiede ben pulito ma al mattino ti trovi il sacchetto a lato del cestino: la pattumiera di casa di una bestia che non ha voglia di portarla nei cestoni condominiali. E non si può neppure dire “controlli e multe”. Che si fa, una guardia ad ogni cestino h24? e una ogni 10 metri sui navigli?
    E’ decisamente demoralizzante.

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    • Tutto giusto, ma viene un po’ difficile considerare un carrello del supermercato o una bici di Ofo “detrito accumulato”.

      Quindi le considerazioni di cui sopra sullo scarso civismo restano, ahimè, tragicamente valide anche citando Leonardo.

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  5. Potendo applicare lo stesso ragionamento (incivili sporcano—> niente navigli) alle auto(incivili fanno cazzate con le auto—> niente auto) rinuncerei volentieri ai primi per poter eliminare anche le seconde

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  6. Scrivi poche cose, confuse e pure false! Dal 98 al 2012 c’era Albertini che dopo il nulla di Formentini ha rappresentato il vuoto spinto (rispetto al nulla almeno c’è il contenitore). Poi dal 2012 c’era la Moratti che ha lanciato opere senza fondi in cui è il comnune a doversi indebitare per finanziare suoi amici imprenditori (vedi biblioteca BEIC e M5/M4).
    Nel periodo 1993-2015 si è tirato solo a campare facendo affari con i propri affiliati.
    Quindi sai benissimo chi vuoi per CAMBIARE PASSO ed iniziare il tuo cosiddeto ciclo di sviluppo e soprattutto come.
    L’architettura e l’urbanistica devono comunque comprendere anche l’aspetto economico oltre a quello visionario. Inoltre deve tenere conto dell’aspetto sociale e degi impatti ambientali. Quello che OCSE e altri istitui internazionali di ricerca chiamano triple bottom line approach.
    I navigli da questo punto di vista centrano tutti e tre gl iobiettivi.

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