Milano | La città e la street art: un mix che funziona

Articolo a cura di DesignTellers

Il nostro capoluogo lombardo ha, da sempre, una spiccata vocazione. Quella di essere in perenne cambiamento. Vocazione che si riflette anche nell’arredo urbano. Una trasformazione che abbiamo notato, specialmente negli ultimi anni, è quella che riguarda la street art. Girando per la città, infatti, di murales se ne vedono parecchi. Sono concentrati più o meno in 8 “distretti” per lo più vicini a stazioni ferroviarie.

Il primo è quello che si trova a nord-est ed è localizzato in via Pontano a Turro, una delle vie più importanti della street art meneghina. Le “streets” interessate sono, oltre a via Pontano appunto, anche vicolo del Fontanile e via Termopili. Qui sotto alcuni scatti in via Pontano.

Non solo. Dal 7 al 9 giugno, in via dei Popoli Uniti, all’interno di una ex fabbrica a NoLo, si è svolto il Loopfest, rassegna internazionale di street art che ha riunito alcuni dei più famosi writers provenienti da diverse parti del mondo. Ecco, qui di seguito, alcuni loro lavori:

Il secondo distretto è quello di Lambrate.

Il terzo quartiere, dove si vedono una valanga di opere murarie, è quello di San Siro. Accanto allo stadio e sul muro dell’ippodromo del Galoppo si può osservare una lunghissima carrellata di murales. I temi, in questo caso, sono due. I cavalli e lo sport. Quest’ultimo, rappresentato in due declinazioni: il calcio e l’equitazione.

Vie interessate: via Diomede e via Caprilli.

Anche la quarta zona è situata nel settore nord. Corrisponde alla stazione e al sottopasso della Stazione FS di Porta Garibaldi.

Sempre a nord sono presenti altri murales. Vi ricordiamo quelli che si trovano nel quartiere popolare di Quarto Oggiaro (via Lessona) quelli in zona Bovisa (bellissimo “Mutevole” in via Schiaffino), a Derganino, vicino alla Stazione Lancetti, a Greco, vicino al centro sociale del Leoncavallo, quelli della stazione di Milano Cadorna e a pochi passi dalle Colonne di San Lorenzo.

Spostandosi a sud incontriamo altre zone bellissime per gli appassionati di murales:

Porta Genova + Navigli + Darsena (alcune vie interessate sono Alzaia Naviglio Grande, via Vigevano, via Pichi, via a Magolfa, via Gola, Via Concetta, via Trolio), uno dei quartieri più folk della città.

Il sesto distretto è geo-localizzato a Moncucco, Barona e San Cristoforo, soprattutto nei pressi della stazione della M2 di Romolo. Anche questo angolo di Milano è davvero interessante. Le vie interessate sono: Schievano, Malaga, Bussola, Tosi, Svevo, viale Cassala.

Il settimo distretto è in zona Rogoredo. Sì, è vero la zona non è il massimo ma i murales sono motivo di orgoglio e riscatto sociale.

Sempre nel settore orientale troviamo anche qualche murales vicino alla stazione di Forlanini.

L’ottavo quartiere è un autentico gioiellino, forse il più bello di tutti. Si trova all’Ortica (tra via San Faustino, via Ortica, via Rosso di San Secondo, via Tucidide, Cavalcavia Biccari). Qui, il collettivo Orticanoodles, ha dato vita ad una delle zone di street art cittadine più belle d’Italia. Guardare per credere:

Naturalmente in questo articolo vi ho raccontato solo di alcuni dei murales presenti a Milano. Ce ne sono moltissimi altri e, soprattutto, ne verranno presto realizzati di nuovi.

La street art infatti è per sua natura affascinante, sfuggente e in divenire. A noi il compito di tutelare i murales esistenti e di accogliere quelli nuovi. In una continua evoluzione di stili, significati e colori che raccontano e racconteranno la città di Milano. E quello che diventeremo insieme con lei.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | La città e la street art: un mix che funziona”

  1. ce ne sono tanti che sono davvero belli, e poi così grandi, così immensi che fanno venir voglia di tuffarcisi dentro….
    Peccato solo che siano tanto vulnerabili, esposti alle intemperie e qualche volta al vandalismo…. 🙁
    Bisognerebbe trovare il modo di proteggerli e tutelarli, come si è fatto con le grandi opere del passato.

    Rispondi
  2. Mi piace la street art, ma solo nei contesti giusti. Devo essere onesto, non ho per niente apprezzato gli interventi di loopfest all’ex fabbrica Cova. Era un bellissimo esempio di archeologia industriale, quasi etereo. Ho avuto modo di visitarlo sia durante il fuorisalone sia durante la manifestazione Biennolo. Era perfetto come contenitore d’arte. In questo caso, come a volte accade, i murales sono stati prepotenti.
    Pensavo potesse davvero diventare un piccolo museo d’arte a cielo aperto (letteralmente visto che il soffitto è franato) ma ormai le sue pareti non sono più tele bianche.

    Rispondi
  3. A tal proposito, sono usciti negli ultimi anni un paio di libri che parlano della storia del movimento milanese della Street Art, ve li segnalo perché li ho trovati molti belli: “La vecchia scuola” di Marco “KayOne” Mantovani e “Buio dentro. L’età leggendaria del writing underground a Milano (1987-1998)” di Corrado Piazza.

    Rispondi
  4. Spero che questo articolo faccia capire che la street art è una risorsa e si potrebbe anche avvalersi della Street Art per ravvivare le ormai funeree stazioni delle metropolitane M1 e M2 a costa irrisorio.
    Se si indicesse un concorso agli artisti in cui si chieda di dare con le porprie opere:
    1) identità ad ogni linea: in tal caso ogni passeggero percepisce con cosa stia viaggiando
    2) identità della zona in cui la fermata si trova
    avremmo un effetto simile alle fermate dei tram create per l’EXPO di Hannover.
    Con un sforzo finanziario irrisorio si darebbe identità alla città e si investirebbe in arte anziché sui soliti studi di architettura e interior design

    Rispondi

Lascia un commento