La Piscina Cozzi, che molti conoscono e della quale abbiamo parlato durante la prima serata di Identità Urbane Milano, è un vero e proprio gioiello architettonico con una storia affascinante.
La storia: da tempo il Comune di Milano era orientato alla realizzazione di un impianto coperto ad acqua riscaldata; fin dal 1926 una commissione aveva avanzato la proposta di costruire una piscina coperta all’Arena Civica.
Il concorso bandito vide vincitore l’architetto Eugenio Marelli (il secondo premio fu assegnato allo studio Asnago e Vender) ma il progetto non fu realizzato.
Il programma si concretizzerà nel 1933, in vista dei Littoriali dello sport, organizzati per l’anno successivo.
Incaricato del progetto è Luigi Lorenzo Secchi, ingegnere tecnico del comune; il luogo individuato è in un primo momento proprio quello circostante l’Arena, dove il Comune avvia nuove opere di ammodernamento. L’ipotesi elaborata, vicina ai caratteri architettonici neoclassici, prevede una vasca coperta ed una scoperta, raccordate a formare una L.
Nel 1933 il Secchi è già impegnato nella direzione di alcuni importanti lavori pubblici a Milano: fra gli altri, il mercato coperto di viale Monza, i campi sportivi di via Pascal e via Fedro, la piscina di via Cambini, le scuole di piazza Leonardo da Vinci e di via Monte Velino. Quindi accanto al progetto di riordino della piscina Argelati, poi ridimensionato per contenerne la spesa, si concretizza quello che risulterà uno dei compiti più impegnativi e gratificanti: il progetto della piscina Roberto Cozzi.
Secchi lavora assiduamente per l’occasione, raccogliendo una abbondante documentazione di riferimento su alcuni esempi italiani, come la piscina coperta progettata da Costantino Costantini per la Casa del Balilla a Torino, ed internazionali.
Poco più di un mese prima dell’inizio dei lavori, Secchi compie un viaggio di verifica che lo porta a contatto con i suoi termini di confronto preferiti, a Francoforte, Berlino, Vienna e Budapest; la piscina coperta costruita nel 1931 a Budapest, sull’isola Santa Margherita, sembra il riferimento tipologico più vicino al progetto della Cozzi.
L’ammodernamento della rete ferroviaria, avviato con l’edificazione della nuova stazione centrale, inaugurata nel 1931, rese disponibili aree molto ampie a ridosso della cintura dei bastioni; l’impianto sorgerà su un’area liberata dal rilevato ferroviario, sul luogo della vecchia stazione centrale.
Qui di seguito le immagini della visita del Re Vittorio Emanuele III il giorno dell’inaugurazione accompagnato da Luigi Lorenzo Secchi il 21 aprile 1934
Intitolata alla memoria di Roberto Cozzi, la piscina è costruita nello spazio di sei mesi. Secchi, in una nota dattiloscritta conservata nel suo archivio, ricorda le visite del marzo 1933 sul luogo dove doveva aprirsi il cantiere e il lungo va e vieni delle carrette a trazione animale che, a poco a poco, compivano i lavori di sterro. La piscina è inaugurata il 21 aprile 1934 e solo ad impianto funzionante saranno realizzate le opere di finitura. I tempi di progettazione sono molto brevi, ma addirittura brevissimi i tempi per la realizzazione: 194 giorni dall’inizio delle fondazioni all’inaugurazione, a cavallo dell’inverno ed in condizione di cattivo tempo e gelo. (Fonte Lombardia Beni Culturali)
L’edificio si trova in una zona centrale della città ed occupa un intero isolato, delimitato dagli assi principali di viale Tunisia e via Finocchiaro, e dalle ortogonali via Manunzio e via Zarotto.
Sviluppato su più livelli, ha tipologia impostata secondo un principio di specializzazione: sulle due vasche si affacciano tribune per 4000 spettatori, una dimensione tale per cui è come se a ciascuno dei due lati maggiori si accostassero le gradinate di uno dei campi sportivi che, a quel tempo, Secchi ha appena costruito. Purtroppo per motivi di sicurezza e con le nuove normative, la capienza delle tribune è stata drasticamente ridotta.
Il programma dell’intervento, sulla base di un progetto la cui definizione è avvenuta prevalentemente in corso d’opera, è fortemente condizionato dall’occasione competitiva che si sarebbe svolta di lì a poco: al centro dell’impianto si trova la vasca di 33,33 metri, dimensionata per le gare olimpiche secondo le norme del momento. Niente più angoli arrotondati, né scalinate, nessuna concessione ai profani del nuoto; a costoro è in compenso dedicata una seconda vasca, separata da quella principale per mezzo di una banchina, ma contenuta nello stesso grande ambiente.
Strutturato su una griglia portante in cemento armato, l’edificio è fortemente caratterizzato dalla grande copertura a botte, dal profilo ribassato, impostata su una serie di travi parallele. L’effetto di grande plasticità del volume è sottolineato dalla composizione delle linee, dagli aggetti e dalle profonde incassature che caratterizzano le murature a perimetro. L’utilizzo combinato del travertino e del mattone nei rivestimenti delle facciate è, del resto, ben valorizzato dal contrasto chiaroscurale.
La facciata principale del complesso è coronata al centro da un muro d’attico, sul quale il progettista ha voluto la collocazione di un gruppo scultoreo, realizzato dall’artista Silvio Zaniboni.
Il successo della Cozzi è stato vastissimo sin dalla sua inaugurazione e la sua eco superò i confini nazionali, grazie anche all’accorta attività promozionale dello stesso Secchi. L’autore, non nascondendo il proprio orgoglioso compiacimento, così scriveva: “Ho voluto che la veste architettonica esterna fosse semplice ed austera ad un tempo ricercando un’armonia di linee e di volumi sobria e pacata, attraverso materiali fondentisi in calde note di colori e di toni, onde raggiungere un insieme estetico riposante che fosse chiara espressione della ‘funzione stessa’ dell’edificio…. Ho fatto dell”architettura funzionale”.
Meraviglie come le vetrate del soffitto (oggi celate da teli per motivi di sicurezza e un lungo lucernario retro illuminato tutto serigrafato con motivi marini, anch’esso occultato dall’incuria.
Qui di seguito altre meraviglie del complesso sportivo, come le balaustre metalliche delle gradinate e delle scalinate.
Anche tutte le parti dell’edificio sono state realizzate e disegnate con eleganza e garbo.
Compresi i vecchi spogliatoi sottostanti ora utilizzati come magazzini e che speriamo prima o poi possano essere recuperati.
Dettagli come le vetrate serigrafie dell’ex-bar, posto tra l’ingresso e l’aula della vasca.
Consiglio anche la lettura della scheda su lombardia beni culturali, che contiene altri interessanti approfondimenti. http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00032/
Tutto molto bello, ma notizie sulla nuova piscina olimpionica in programma da anni? Le foto sono esemplificative della quantità di gente che frequenta le piscine; servono nuovi impianti!
da un lato è profonda 2 metri e dall’altro? quello dei tuffi? io credo 4 ma non sono sicuro.
l’unica piscina per nuotare decentemente senza toccare.
la amo!