Milano | Città Studi – Area di via Bassini: la demolizione del reattore nucleare

Come oramai ben si sa, il parchetto di via Bassini a Città Studi è stato disboscato quasi totalmente per far posto al nuovo istituto di Chimica del Politecnico. Pochi sanno che lì accanto vi è una palazzina che verrà demolita per far posto ad un nuovo spazio verde e che contiene un reattore nucleare.

Infatti a pochi metri dal «parchetto» di via Bassini, dorme il reattore nucleare L-54M.

Preoccupante, no? Il piccolo “mostro” riposa all’interno di un piccolo edificio di cemento armato, con una finestrella, nei sotterranei della palazzina del Politecnico denominata “Centro Studi Nucleari Enrico Fermi” (Cesnef).

Gli abitanti della zona di Città Studi ci convincono dal 1958, quando venne edificata la palazzina, quelli che ne sono a conoscenza, gli altri, ignari, vi passano accanto senza pensarci.

Il piccolo reattore, di fabbricazione statunitense, è stato il primo reattore di ricerca installato in un’università italiana. Lo si era utilizzato per attività di studio in vari campi: fisica del reattore, controllo, radiochimica, radioprotezione, materiali, strumentazione e misure delle radiazioni.

Per fortuna, essendo uno strumento di ricerca, aveva una potenza termica limitata, di soli 50 kW. Quindi 80 mila volte più piccolo dei reattori delle centrali nucleari.

Il reattore è fermo dal 1979, dopo soli 20 anni di utilizzo, per fortuna senza alcun incidente. La forte urbanizzazione della zona, cresciuta nel tempo, ha costretto, all’epoca, lo stop forzato dell’utilizzo del reattore. Nel frattempo il piccolo mostriciattolo è stato mantenuto sotto stretta sorveglianza, per garantire la sicurezza del laboratorio.

Solo nel 1994 il combustibile è stato portato via, mentre solo da sei anni sono cominciate le procedure di «smantellamento» vero e proprio. Nel 2014 sono state allontanate le sorgenti radioattive e i rifiuti trasportabili. Successivamente sono partite le indagini sul terreno circostante e sull’impianto, da analizzare per capire quali «tracce» abbia lasciato il reattore durante i due decenni di attività. La richiesta di autorizzazione al decomissioning è già stata sottoposta all’autorità competente, ovvero l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. (Fonte Corriere della Sera)

Una delle ipotesi richieste da chi protestava per la scelta di costruire la nuova palazzina di Chimica al posto del verde del giardino di via Bassini, era proprio quella di costruirla al posto della palazzina Enrico Fermi, una volta terminate le bonifiche. Bonifiche che voci vogliono lunghe, portando anche la realizzazione del nuovo e più grande parchetto pubblico “Smerlo” su via Ponzio, a tempi lunghi. Infatti lo smantellamento del reattore non ha tempi certi, «perché è uno dei primi processi completi di questo tipo in Italia», dice il rettore del Politecnico, Ferruccio Resta.

Comunque il rettore sottolinea la precisa scelta di creare un edificio che ricordi le corte milanesi, e quindi a ferro di cavallo che interagisca col palazzo già esistente del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Così facendo, inoltre, al posto del reattore sorgerà un unico grande parco.

Comunque a breve, dopo il taglio degli alberi e il trasporto di quelli da salvare in altri luoghi (su 57 alberi totali, ne sono stati abbattuti ben 35 e ne saranno spostati altri 22), si passerà alla demolizione della ciminiera.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Città Studi – Area di via Bassini: la demolizione del reattore nucleare”

    • Ma c’è la fonte: …e durante i due decenni di attività. La richiesta di autorizzazione al decomissioning è già stata sottoposta all’autorità competente, ovvero l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. (Fonte Corriere della Sera)

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  1. sarebbe da interessare Sogin, così impiegheranno anni per smantellare il tutto, come stanno facendo per il nucleare italiano, per giustificare l’esistenza di 200 persone “al lavoro”…

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  2. “Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte” ecco rimaniamo nel campo ed evitiamo figuracce. Mi sto riferendo al tono allarmistico con cui nell’articolo ci si riferisce ad un normalissimo reattore nucleare per la ricerca, che è stato ed è gestito e monitorato in totale sicurezza. Faccio notare che questa ricerca ha ricadute anche in campo biomedicale, dalla TAC, PET, radioterapia, uso di radiotraccianti per diagnostica, etc. Altro scoop: i ricercatori e studenti del Politecnico ora utilizzano il Triga di Pavia. Ebbene sì, c’è un un reattore nucleare attivo a Pavia.

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