Il vuoto urbano o un “dente” mancante, rimasto incompiuto per più di un secolo (mistero) lungo la cortina di palazzi di fine Ottocento di via Vigevano 29 a Porta Genova, sarà presto riempito da una nuova costruzione.
Si tratta di una nuova edificazione di due palazzi residenziali, uno con affaccio su via Vigevano e l’altro all’interno, formando una corte classica milanese.
La sfida dello studio d’architettura di Marco Galassi è quella di ricucire la cortina ottocentesca della Via Vigevano con un nuovo edificio che riprenda lo stile dell’epoca (così pare).
Di seguito i “disegni” dal sito di Marco Galassi.
Fantastico
Ottimo. Con buona pace dei raffinati che non tollerano il “falso storico”.
Finalmente quakcosa di classico ed elegantemente sobrio.
E non quelle cafonate di chalet moderni di cortina d’Ampezzo trapiantati a Milano che piacciono tanto ai cafoni burini arricchiti velocemente.
Noblesse oblige
A morrte il feessscioooonnn
Quelli che si sono arricchiti velocemente sono stati più bravi di te, che hai perso tempo sul computer invece di darti da fare. E poi sono tra quelli che contribuiscono al paese con le tasse, che tra l’altro servono alla sinistra per mantenere le “risorse africane” amiche di merende di Wf e compagnia bella.
Ottima cosa
Finalmente anche a Milano si costruisce in stile. In certe zone dovrebbe essere d’obbligo. Peccato non si sia fatto un intervento simile a Colonne.
Finalmente un architetto che abbia rispetto del contesto ed il cui lavoro non sia volto solo a soddisfare il proprio ego rovinando angoli di città
Di solito il risultato di queste operazioni nostalgia non è esaltante, del resto la tecnica costruttiva attuale è tarata su altre esigenze. Zeitgeist sempre.
Al contrario, è pieno di ottimi esempi, praticamente indistinguibili (ed è proprio questo che scandalizza gli intellettuali del restauro), di costruzioni in stile in giro per il mondo.
Io tra le altre cose amo l’architettura contemporanea, così come gli architetti più audaci come Bjarke Ingels, ma in certi contesti è preferibile un maggior rispetto del contesto.
Anche perché qui non si deve certo imitare una facciata rococò. Basta fare un lavoro pulito.
Quindi oggi a Milano la sfida sarebbe ricostruire “in stile” … La sfida del copiato meglio riuscito, insomma.
Detta da mia nonna la cosa sarebbe comprensibile, dal gelataio, dall’impiegato, dall’operaio, dal banchiere, dal chirurgo e dall’astrofisico pure, se vogliamo … ma qua si parla di architetti: che minchia facevate mentre il prof a progettazione si sgolava? Copiavate le piramidi? O avete avuto la gioia di avere come docente un impiegato del catasto?
Ora non è che perché in giro vi siano delle cacate malriuscite di accostamenti fra nuovo e vecchio ciò significa che bisogna rifare il mondo in stile, perché a Las Vegas cmq sono pure più bravi, pensa te, e perché quello che oggi è antico a suo tempo fu moderno e spesso scandalizzava e indignava al pari di come oggi si indignano i commentatori su questa bacheca alla sola idea del nuovo inserito in un contesto storico. Per fortuna vostra gli innovatori alla fine l’hanno sempre vinta, altrimenti stavate qui a commentare le palafitte.
Detto ciò, liberi di costruire in stile quello che vi pare, ma almeno non condite la cosa con termini improbabili quali “sfide” perché di ardimentoso in una simile operazione non c’è proprio nulla, se non nello sfidare le furie e la frustrazione del prof che ai tempi v’ha fatto passare l’esame. O no? Roberto Arsuffi “Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte”
C’è un contesto. Non sono un architetto, ma un semplice essere umano dotato di occhi che purtroppo mi sanguinano quando vedo alcune boiate arroganti. Se non ci sono grosse idee o grosse motivazioni, in alcuni quartieri storici tipo questo di cui si parla VA BENISSIMO una integrazione in stile, che è carina e non fa danni. I grattacieli e l’acciaio vanno BENISSIMO a Porta Nuova.