Poche ore fa Air Italy lanciava la campagna di San Valentino con voli scontati al 50% per il secondo passeggero, poche ore dopo la riunione dei Soci di Aqa Holding fa le corna a passeggeri e dipendenti decidendo la messa in liquidazione (in Bonis) della società… Potrebbe sembrare una battuta ma purtroppo non lo è.
Il rilancio di Meridiana col nuovo brand Air Italy, lanciato in pompa magna a Malpensa nella primavera 2018 con l’arrivo del primo Boeing 737 Max alla presenza del numero uno di Qatar Airways, svanisce dopo nemmeno 24 mesi di attività.
Che qualcosa non funzionasse era nell’aria da tempo: troppi silenzi dal management (principalmente in missione da Doha), nessuna nuova rotta annunciata per la Summer 2020, nessuna partecipazione agli eventi del settore… che però potesse finire in questo modo probabilmente nessuno se lo aspettava nemmeno negli ambienti aeroportuali.
Quasi inutile ripercorrere le tappe delle rotte annunciate e chiuse dopo pochi mesi (le 2 indiane) che però fanno parte dei giochi se devi aprire nuovi voli ma qual è stata la vera causa?
Sulla carta le forti perdite accumulate in questi 2 anni, inevitabili per un nuovo vettore in start up che vuole aprire decine di voli a lungo raggio, ma troppe in rapporto al fatturato e agli aerei in flotta (nel conteggio bisogna considerare anche i wet lease per i voli nazionali), probabilmente esagerate rispetto ai piani industriali anche per soci facoltosi e di prestigio come Qatar Airways e l’Aga Khan.
Che tra i 2 ci fossero già state divergenze sulla gestione era noto da almeno un anno, così come è innegabile che l’Aga Khan negli ultimi 30 anni non abbia mai fatto mancare ossigeno al vettore sardo Meridiana rimpinguando i milioni di perdite che ogni anno dissanguavano i bilanci.
È altresì innegabile che per poter rilanciare un vettore devi avere anche il personale a favore: molti si sono rimboccati le maniche con evidenti segni concreti: il servizio al passeggero è stato degno di nota soprattutto sui voli di lungo raggio così come il servizio di bordo con catering da eccellenza. Purtroppo altrettanti dipendenti, soprattutto base Olbia insieme ai sindacati (per lo più sardi) hanno attuato ogni forma di guerriglia credendo e sperando che tanto paga sempre pantalone e che Olbia potesse diventare l’ombelico del mondo aeronautico; non ultime le decine (centinaia?) di reintegri decisi dai giudici con ulteriore aggravio sul costo del lavoro.
Quest’ultima valutazione riporta a quanto da decenni accade in Alitalia, dove il “tanto paga pantalone” è legge sacra e ad oggi mai sostanzialmente violata. Ecco però dove si palesa la macroscopica differenza: se una attività imprenditoriale, per i più svariati motivi, non si regge in piedi si chiude. Stop.
Se questa regola fosse stata fatta valere ormai decenni fa, forse il trasporto aeronautico italiano si sarebbe evoluto su basi più solide con vettori sani, perlomeno più strutturalmente definiti.
Oggi purtroppo siamo qui a commentare i titoli di coda di una Compagnia aerea che solo a Milano lascia a spasso circa 1000 dipendenti e si stimati altri 400 nell’indotto (catering, Handling, hotel…); Malpensa si leccherà ancora le ferite (ormai siamo abituati vedasi KLM, Volare Group, Livingstone, Alitalia, Lufthansa Italia…), l’impatto numerico sarà di circa 1,2 milioni di passeggeri annui persi e solo in parte riassorbiti. Perdiamo i collegamenti diretti con San Francisco e Los Angeles, quelli per Dakar e Lagos (New York, Miami, Toronto sono coperti da altri vettori), perdiamo i preziosi voli feder nazionali che proprio negli ultimi mesi avevano decine di accordi con altri vettori e soprattutto, perdiamo la possibilità che un vettore con gamma offerte completa potesse costruire un hub con tutte le ricadute economiche e occupazionali in loco.
Nella sua breve vita Air Italy non ha certo goduto di attenzioni da chicchessia, politica ed istituzioni tutte l’hanno completamente ignorata. Forse anche da parte dell’Azienda è mancata una attività mediatica e politica in senso lato più incisiva in tal senso. Si poteva far capire con forza che esiste(va) un vettore che stava cercando di sviluppare un network importante da Milano. Ecco era il minimo da aspettarsi mentre solo oggi leggiamo le inutili e tardive prese di posizione ipocrite, di facciata e fuori tempo.
Certo è che quando trattasi della già plurifallita Alitalia che finge d’essere ancora in vita grazie alla generosità non condivisa dei contribuenti, tutti sono pronti a prodigarsi con attività e contributi che vanno oltre il lecito.
Ulteriore capitolo, oggi dare colpe a Linate per quanto successo non è eticamente corretto ma sperare che un vettore possa basarsi a Malpensa con voli a lungo raggio rimane ancora un miraggio con Linate aperto: a tal riguardo vale la pena ascoltare questi 3 minuti di lezione aeronautica made in Lufthansa:
Non ci rimane che augurare un grosso e sincero in bocca al lupo a tutto il personale di Air Italy, in particolare a quello basato su Milano e a tutti i lavoratori dell’indotto che in queste ore sono in apprensione per il proprio futuro e rischiano di pagare lo scotto maggiore.
PS: Air Italy non è fallita ma è stata messa in liquidazione in Bonis: fornitori, dipendenti e clienti riceveranno tutte le somme dovute.
Magari semplicemente Air Italy nel 2018 era nata mettendo in conto che Alitalia sarebbe sparita di li a poco.
Invece, oltre che con le low cost e Linate, Air Italy ha dovuto competere anche con Alitalia tenuta in vita artificialmente con prestiti drogati e non ce l’ha fatta.
Forse i Sindacati Sardi non sono stati il primo dei problemi?
Mi auguro che sia una mossa per poter lasciare a bocca asciutta chi fa lo stupido nei sindacati tra il personale e i politici…e poi riaprire solo mxp con un’altro 51% europeo e riassumere i 1000 dipendenti bravi ma tanto so che è un illusione..che paese di ciucci.
Come si fa a dire che non è colpa di Linate. Come si fa a pensare di sviluppare un hub aereo quando in meno di 300 km lineari ci sono ben 4 aeroporti con elevato numero di passeggeri ( Torino, Malpensa, Linate ed Orio )
Milano soffre moltissimo a causa della mancanza di un vero hub internazionale. Ne soffre il turismo e ne soffrono le aziende.
Purtroppo a causa di politiche di quartiere nessuno dei 4 aeroporti citati riesce veramente a decollare. Deviare il traffico di Linate su Malpensa darebbe sicuramente ossigeno a quelle compagnie che intendono usarlo come hub per voli intercontinentali. Fino a quando i due aeroporti rimarranno divisi ahimè non c’è alcuna prospettiva di sviluppo.
Posso chiedere il motivo di tanto interesse da parte di UF sui temi inerenti il trasporto aereo ?
Avevo tantissima simpatia per Air Italy e facevo il tifo per lei. La stessa simpatia e tifo che feci ai suoi tempi per Lufthansa Italia.
Forse per questo, purtroppo sotto sotto temevo fin dall’inizio che sarebbe finita così.
Non esisterà mai un hub a Milano, perchè semplicemente l’Europa, le grandi compagnie nazionali europee, le low cost e roma non vogliono un hub a Milano che farebbe concorrenza a tutti, quindi minori profitti per tutti. Milano come città non ha la forza politica, economica e finanziaria per imporre un hub all’aviazione europea, perchè a Milano non c’è da secoli una classe dirigente politica, economica e finanziaria autonoma da altri poteri esterni (come invece c’è per es. a Madrid in Spagna) che possa supportare un hub in concorrenza con gli altri hub europei. Milano è stata autonoma fino al 1500, cioè fino agli Sforza, l’ultima casata che fece grande Milano, prima che questa soccombesse alle potenze europee da cui oggi, insieme agli Stati Uniti, dipende a livello geopolitico, quindi politico, economico, sociale, finanziario, culturale e pure aviatorio. Insomma a Milano nulla succede che non sia deciso aldilà delle Alpi, e per questo dobbiamo farcene una ragione. Quindi l’unica soluzione è sempre la solita: mettere tutti questi interessi stranieri presenti sul nostro territorio uno contro l’altro per ottenerne il meglio per Milano. I margini di manovra sono molti risicati, l’unica cosa che può fare Milano in campo aviatorio è tirare fuori il meglio dalla specificità degli aeroporti e quindi massimizzare per Linate low fare e connettività sugli altri hub europei, per Malpensa low fare, low cost e voli diretti intercontinentali, per Orio il low cost, non facendosi abbindolare dal bluff dell’hub a Malpensa messo in giro dagli stessi che non lo vogliono, per imbrigliare le potenzialità della Milano aviatoria che comunque anche senza hub sono notevoli.