Milano | Centrale – I Giardini di Macchi 61

Nel distretto Centrale presto sorgerà al posto di un palazzo costruito negli anni Sessanta, un nuovo edificio residenziale. Trattasi di recupero della vecchia sede di avvenire rimasta vuota per anni.

L’immobile attuale si trova a due passi dalla fermata M2 di Caiazzo in via Mauro Macchi 61.

Il nuovo edificio verrà sopraelevato di due piani, riportando la cortina edilizia alla pari con gli edifici confinanti, realizzati in epoche precedenti.

Il linguaggio architettonico dell’edificio si allinea con le tipologie in voga in questo periodo storico. Una facciata vetrata caratterizza il fronte su via Mauro Macchi, mentre gli ampi terrazzi saranno affacciati tutti sul cortile interno, trasformato in piccolo giardino.

Il progetto architettonico è dell’Architetto Marco Guido Savorelli dello studio Sa-Architetture.

Gli appartamenti di Macchi 61 sono costruiti in classe energetica A con i più moderni criteri di sostenibilità ambientale ed efficienza termica, utilizzando sistemi e materiali di altissima qualità.

Qui il sito per chi interessato.

Qui di seguito alcune immagini del palazzo ancora presente in via Mauro Macchi 61.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

6 commenti su “Milano | Centrale – I Giardini di Macchi 61”

  1. A proposito di via Mauro Macchi: l’ex comando della DIA al civico 87 è ancora sfitto, vero? Chissà perché non se lo fila nessuno…

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  2. Dovrebbe essere aperta una discussione sulle architetture anni 60/50 che vengono riammodernate snaturandone il carattere. Molti esempi di quegli anni possono essere definiti brutti e mal progettati, ma più spesso sono palazzi in cui si può apprezzare una certa ricerca architettonica, il cui esito può piacere o meno. In tal caso non mi sembrava fosse un edificio brutto, rimodernarlo significa perdere una testimonianaza i quel periodo di storia.

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    • Posso essere d’accordo sul concetto in generale, ma girando per Milano (quando si poteva e quando si potrà) salta agli occhi che ti sbagli sulle proporzioni:

      Direi che “più spesso” i palazzi anni 50/60 sono (mi spingerei a dire oggettivamente, non “possono essere definiti”) brutti e mal progettati che non con una ricerca architettonica.

      Parallelepipedi rivestiti in orribile klinker (io lo vieterei per legge) dai colori cupi e tristi ne abbiamo a centinaia a Milano, questo in particolare non sarà una grande perdita.

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