Spesso la città ci regala angoli inconsueti e persino piacevoli, quando meno ce lo si aspetta. Uno di questi angoli lo possiamo trovare in via Rembrandt.
Via Rembrandt unisce Piazzale Diego Velasquez con Piazza Melozzo da Forlì (vie dedicate ai pittori internazionali e nazionali che si estende da Porta Vercellina e mette assieme Michelangelo Buonarroti con Giotto, Antonello da Messina con il Parmigianino, ecc…).
Ancora nel primo decennio del Novecento, via Rembrandt era il terzo tratto della strada provinciale vercellese, un lungo tratto suddiviso poi nelle vie Parmigianino, Rubens, Rembrandt e Novara.
Da questa via si diramava una stradina che portava alla Cascina Molinazzo e alla chiesetta trecentesca (oggi unica superstite in via Molinazzo angolo Martinetti) di San Donato e Filippo detta appunto al Molinazzo, unico avanzo di un vasto convento ricco a terreni appartenuti ai Cappuccini Francescani che si erano sostituiti ai padri Antoniani già insediati anticamente in questo luogo.
Sul finire dell’Ottocento, con l’espansione della città, venne costruito il convento e chiesa di Santa Maria degli Angeli e San Francesco, oggi in piazza Velasquez.
Il primo tratto di via Rembrandt, oggi si presenta come una larga via con palazzi moderni. Sino agli anni Cinquanta del Novecento, la via si presentava urbanizzata solo in parte e solo sul lato settentrionale (lato pari), infatti ancora oggi presenta alcune palazzine di inizio Novecento.
Molinazzo – La strada Vercellese corrisponde all’attuale asse Parmigianino-Rubens-Rembrandt, qui siamo in piazza Velasquez e via Osoppo 1925-28 Molinazzo – Piazzale Velasquez angolo via Rembrandt – vecchi palazzi 1978-82 foto Giancarlo De Bellis Molinazzo – Via Rembrandt verso la circonvallazione. Sulla destra si riconosce la chiesa di Santa Maria degli Angeli 1930-32 Piazza Velasquez e la chiesa di S.Maria degli Angeli. Strada Vercellese dopo i lavori di risistemazione, iniziati nel 1928, che comportarono anche lavori di tombinatura e deviazione del cavo Fontanaccio e di alcune rogge
Qui al civico 2 sul finire degli anni Ottanta vennero abbattute le vecchie case di ringhiera e costruito l’enorme condominio post-moderno dell’Orologio.
I primi palazzi come dicevamo, vennero edificati all’inizio del Novecento e quasi tutti sul lato pari. Invece il lato meridionale per molti anni rimase ancora agricolo e l’unica presenza era la cascina Molinazzo con chiesetta, all’altezza dell’incrocio con via Gino Zappa.
Ultimamente il vecchio autolavaggio all’angolo con Viale Aretusa, è stato demolito per far posto ad un supermarket.
L’ampia via (che potrebbe essere tutta alberata), presenta un primo alberello all’incrocio con Via Alfonso Capecelatro. Ma proprio di fronte, possiamo ammirare il “bosco” di Via Rembrandt.
I palazzi, costruiti su questo lato della strada, vennero realizzati a partire dagli anni Sessanta. Il nuovo piano regolatore precedeva una più ampia strada. Nel frattempo l’ampio marciapiede venne abbellito da una grandissima aiuola dove furono piantumati molti alberi.
Il “boschetto, abbastanza ricco, che si estende per circa 300 metri, è composto da diverse tipologie di piante che possiamo trovare abbondantemente diffuse in tutta la città.
Possiamo trovare 4 esemplari di acer negundo (acero americano), 4 di ailanthus altissima (ailanto o anche albero del paradiso), un esemplare di Betule pendula (betulla bianca), 5 Cedrus atlantica “Glauca” (cedro dell’Atlante), 18 Cedrus deodara (Cedro dell’Himalaya), 4 esemplari di Chamaecyparis lawsoniana (cipresso di Lawson), 3 Liquidambar styraciflua (storace americano), 2 Liriodendron tulipifera (albero dei tulipani o tulipier, italianizzato in tulipifero), 2 Picea pungens “Glauca” (peccio del Colorado o abete del Colorado) e per finire un piccolo Prunus cerasifera (amolo, detto anche mirabolano).
La vista del “bosco” da piazza Melozzo da Forlì
MA che bella storia. Grazie. Dovrebebro essere tutte così le arterie di perifeira.
Che brutti palazzi, per fortuna hanno lasciato crescere quel “bosco”, così nasconde
Evidentemente negli anni 60 gli amministratori dI allora in tema di verde erano più avanti di quelli di oggi. Gli amministratori di oggi in 5 anni, nonostante vari proclami sono stati capaci di produrre solamente rendering ( probabilmente fatti da qualche povero studente sfruttato di architettura) e totalmente incapaci di alberare un minimo il centro di questa città .
buongiorno,sono nato(1964) nei palazzi bianchi dietro il “bosco”e volevo fare una precisazione: fino alla seconda meta degli anni 70 c erano delle semplici aiuole che delimitavano un controviale che serviva i civici 69/67/65/63 proseguendo fino a via branca ,tanto che nella foto dove si vedono i tavolini(che una volta era strada) ,prima che ci fosse una latteria per tanti anni ci fu anche un piccolo concessionario di auto(due esposte) con l accesso dalla vetrina.
quando tolsero il controviale,forse perche permetteva di saltare il semaforo proveniendo da via millelire e il traffico aumentava sempre piu,dapprima fecero nel giardino un area con delle panchine(tra i numeri 67/69) che successivamente venne eliminata,e la pista di pattinaggio davanti all asilo di via branca che cè ancora. la maggior parte degli alberi vecchi infatti é sul lato strada,dove erano gia presenti prima che allungassero le aiuole verso il marciapiede interno.
…tanti ricordi in bianco e nero….
Io ricordo la latteria, poi trasformata in bar.
Ma non il concessionario.
C’era un’agenzia di trapassi auto/moto nel negozio all’angolo con la piazzetta, negozio che ora è parte del bar.
E c’era un grosso ricambista che occupava tutti gli spazi commerciali del civico 63 (Ramsa si chiamava), dove c’è (almeno, c’era l’ultima volta che ci sono passato) un negozio di arredamento.
A livello automobilistico c’era un gommista al 69 vicino al cancello del cortile, poi arrivò un meccanico al 69 (il condominio fece di tutto per opporsi, per questioni di “decoro”, ma inutilmente).
Concessionarie non me ne ricordo, almeno fino al 1993.
Poi traslocammo.
Non erano affatto più avanti.
Il “Bosco” allora era una linea di aiuole striminzite e un controviale/parcheggio da piazza Melozzo da Forlì a via Branca.
La larghezza delle aiuole è la stessa di quelle di fronte al civico 27, che ha mantenuto i parcheggi.
L’ho visto nascere, mai pensato a un “bosco”.
Il “bosco” nacque nei tardi anni ’70, tranne il tratto all’altezza del civico 69. Credo ci abitasse qualcuno di influente, non c’è motivo per il quale quel piccolo tratto non abbia subito lo stesso trattamento (curiosamente, nessuno che abitava ai tempi in quel civico fece il servizio di leva).