Da qualche giorno sono cominciati i lavori di restauro della Torre Velasca, che saranno seguiti dalla sapiente matita del milanesissimo Paolo Asti e per la quale è necessaria la costruzione di un ponteggio che di per se è già una meraviglia.
Sarà il Gruppo Di Falco a seguire l’operazione, molto particolare a causa della forma del grattacielo di 26 piani e alto 106 metri, dove gli ultimi piani sono fortemente aggettanti e sostenuti da possenti mensole e nervature in cemento armato caratterizzano la struttura e la fanno somigliare ad una torre medievale.
L’edificio si sviluppa su una planimetria a base rettangolare e s’innalza per 28 piani, due di cui interrati. L’ingresso principale è sul lato sud ed è preceduto da una struttura a un piano che ospita i locali commerciali e spazi deputati alla portineria e al servizio di guardianìa, sospesa su quattro pìloti centrali a “T” e scandita da un’ampia superficie vetrata costituita da una serie ripetuta di finestre affiancate da sottili paraste.
Tutti i prospetti dell’edificio sono analoghi e scanditi dalle nervature della struttura portante volutamente evidenziata che si raccordano alle travature oblique che emergono a partire dal quindicesimo piano.
Le finestre sono tutte rettangolari e di egual misura, la cui disposizione si basa su una griglia di ingombri apparentemente casuali, suggerita dallo stesso telaio strutturale che è tamponato da pannelli prefabbricati in cemento e graniglia di porfido rosa disposti in maniera irregolare.
Questa voluta asimmetria nella disposizione delle finestre e delle analoghe aperture che celano i balconi incassati all’interno dei prospetti crea al contempo uniformità e dinamismo, con un’alternanza di pieni e vuoti che il Portoghesi definì «spettinature», ovvero la risultanza di «una riedizione più complessa della dialettica tra gabbia strutturale e involucro murario del razionalismo italiano».
La torre Velasca fu progettata su incarico della Società Generale Immobiliare quando ancora la città necessitava di essere ricostruita dopo i danni bellici che – soprattutto in centro – avevano recato distruzione e gravi perdite anche dal punto di vista architettonico.
Vennero incaricati gli architetti del gruppo BBPR (è la sigla che indicava il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da Gian Luigi Banfi (1910 – 1945), Lodovico Barbiano di Belgiojoso (1909 – 2004), Enrico Peressutti(1908 – 1976), Ernesto Nathan Rogers (1909 – 1969), stimato gruppo di architetti famoso in tutto il mondo e attivo soprattutto negli anni 50 e 60.
Il processo dell’iter progettuale complesso cominciò nel 1950 e si concluse con molte modifiche nel 1956. L’idea iniziale fu quella di una torre a zigzag, in acciaio e vetro. Seguita poi da una torre a parallelepipedo diviso in tre settori. Quindi la versione a “fungo” ma sempre in acciaio e vetro, come i grattacieli americani. La parte inferiore per uffici e la parte superiore per residenze.
La torre Velasca è come una donna dalla bellezza prorompente che si ferma appena un attimo prima della volgarità. Ha un aspetto volutamente provocatorio, che è insieme un pugno nello stomaco e una torta in faccia al perbenismo. Ma c’è anche qualcosa di misterioso dentro, che sfugge alla comprensione. Per me, che non sono né critico d’arte né architetto, è il più bel grattacielo di Milano e del mondo! PS: scusate il tono un po’ esaltato.
Bella descrizione! Glielo dico da architetto .)
Eh caro Biagio, anche io la penso come te! Solo per intenditori 😉
Cosa faranno alla Torre?
Solo una rinfrescata o modifiche più sostanziali?
Quando pensano di finire i lavori
un obrobrio da buttare giu…..
Mandavide ignorante capra torna a studiare
Ha ragione mandavide
Concordo è osceno
anche l’italiano, con l’occasione.
Il buongusto non si studia, inetto
Mandavide se non fossi ignorante non diresti mai di buttarla giù…
MA CHE CAZZO CAPISCI, CONTINUA A VIVERE NELLE FAVELAS
“è colpa di Pisapia e di Maran”, quando arriva il commento?
Invece la colpa di un commento così stupido è solo tua.
Ma il progetto?
La torre o si odia o si ama. E questo e’ gia di suo un pregio.
Io la amo molto.
Concordo con te, io la amo.
Non ho mai apprezzato le strutture “a fungo” e le trovo abbastanza inconcepibili strutturalmente (mi hanno sempre dato un senso di insicurezza), ma per quanto non mi faccia impazzire, la Torre Velasca è e rimane uno dei simboli di Milano e non vorrei mai vederla abbattuta.
Ci sono edifici che costruiti in qualsiasi altra zona d’Italia sarebbero unanimemente considerati delle ciofeche immonde. A Milano centro diventano “iconici”. Uno di questi è la Torre Velasca.
Vedremo quando finiranno i lavori come apparirà. A me non è mai piaciuta, mi sembra disordinata per la disposizione delle finestre e per la pesantezza delle costole esterne e per quel tetto che non c’entra nulla con il richiamo alle torri. Ma sono opinioni. Sicuramente è diversa da tanti grattacieli e pertanto va rispettata…
Una volta coperta tutta dai ponteggi si potrà dire: bella questa torre !!!
Da architetto che lavora all’estero e faccio prevalentemente grattacieli, dico che e’ oscena.
Mai vista in nessun libro che non sia italiano e nessuno la conosce. Solo i discepoli dei professori del politecnico apprezzano questo genere di architettura.