Milano | Turro – Cos’è “City Pop” in viale Monza 139

Come abbiamo visto, l’immobiliare svizzera Artisa lo scorso anno ha acquistato dal Gruppo Unipol lo stabile di 15.000 mq in viale Monza 139 a Turro.

L’edificio verrà completamente riqualificato e trasformato in una residenza City Pop.

Come avevamo già accennato nello scorso articolo, City Pop, come ci spiegano, è un concetto di vita innovativo e a prova di futuro, dove, grazie ad approfonditi studi di neuroarchitettura, i metri quadrati vengono ottimizzati per rendere la vita dei propri ospiti sempre più facile, ispirante, divertente e appagante.

City Pop è la risposta ai bisogni di una società in continua evoluzione e con necessità crescenti in termini di comodità, flessibilità e innovazione tecnologica. Offre appartamenti completamente arredati di 21-60 m2 da affittare per periodi che vanno dalle 4 alle 52 settimane e facile da prenotare come una camera d’albergo, ad un prezzo paragonabile a quello di un affitto tradizionale.

City Pop sceglie solo le località migliori per lo stile di vita della sua community: grandi città e posizioni strategiche per portare tutti i servizi di cui la società moderna necessita a portata di mano) In aggiunta, una prenotazione rapida e sicura, un check-in intuitivo, una vasta gamma di servizi, un Wi-fi veloce e una community attiva eliminano lo stress dei viaggi d’affari, degli spostamenti e della vita di tutti i giorni.

Qui di seguito siamo riusciti ad avere un rendering migliore dello stabile e altri particolari della sua trasformazione.

Mentre qui di seguito alcuni esempi di come saranno i mini appartamenti al suo interno.

Come l’edificio appare oggi.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Turro – Cos’è “City Pop” in viale Monza 139”

  1. Gli interni saranno anche belli e moderni. Ma l’esterno fa veramente cagare: non ha un minimo di charme, un minimo di carineria per l’occhio, un mini.o di gusto.
    Non dico di costruire palazzi come il quartiere Belgravia di Londra. Ma, dico, uno che studia architettura non ha voglia di fare qualcosa di bello?
    Non ci siamo proprio

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