Torino | Storia – Mole Antonelliana: cosa ci racconta il simbolo di Torino

La Mole Antonelliana è, senza dubbio, l’unico e vero simbolo di Torino, sin dalla sua costruzione, tanto da aver diffuso, nei torinesi, un vero e proprio sentimento di gelosia. I cittadini, infatti, ci tengono talmente tanto da non voler nessun altro fabbricato, grattacieli compresi, più alti della Mole. È quello che è successo alla Torre Intesa San Paolo di Renzo Piano che, prima della costruzione, ha dovuto modificare il suo progetto del 2006 per abbassare la Torre di 13 m, “cancellando” ben 4 piani della stessa. Per gli amanti dell’Architettura, però, questo potrebbe essere un (grande) limite: la Mole Antonelliana, infatti, è alta poco meno di 168 m (quasi 2 in più della Torre Intesa San Paolo). Basti pensare al fatto che, per tutti i grattacieli costruiti negli ultimi 10 anni tra Torino e Milano, soltanto 5 su 11 sono più bassi di 168 m (inclusa La Torre Intesa San Paolo). Una forte limitazione, dunque, se si pensa al fatto che oggi la tendenza è quella di una corsa alla Torre più alta in assoluto. Limitazione, però, di cui non si curava minimamente l’Arch. Alessandro Antonelli che, oltre a dare – involontariamente – il suo nome all’edificio, ne ha firmato il progetto e curato la costruzione per ben 26 anni, dal 1863 al 1889.

L’origine

Nata come Sinagoga su commissione dell’allora Comunità Ebraica di Torino, è stato uno degli edifici simbolo dell’apertura della Monarchia d’Italia alle altre religioni: con lo Statuto Albertino del 1848, infatti, si dava libertà, in tutta Italia, al culto delle religioni non cattoliche. La Comunità, quindi, acquistò il terreno dell’attuale Via Montebello (allora chiamata Contrata del Cannon d’Oro) ed iniziarono subito i lavori per la realizzazione di un luogo in cui poter riunire i fedeli dell’Ebraismo.

La struttura

La Mole era stata concepita come un edificio completamente in muratura a base quadrata, di lato 50 m, che terminava con una cupola, sempre a base quadrata, fino ad un’altezza complessiva di solo 47 m. A fine costruzione avvenuta solo 6 anni dopo, però, la Comunità Ebraica rimase insoddisfatta del manufatto, tanto da spingere l’Antonelli a modificare il Progetto ed innalzare l’edificio fino a 113 m. E così avvenne, fino al suo completamento nel 1869. A causa dell’allungamento dei tempi di costruzione e dei maggiori costi della costruzione, però, la Comunità Israeliana di quei tempi decise di disfarsi dell’edificio e donarlo alla Città di Torino, in cambio di un terreno nell’attuale quartiere San Salvario, in cui costruire una vera Sinagoga – che fu poi costruita e che esiste tutt’ora.

La seconda vita

La cessione della Mole all’Ente Pubblico diede la possibilità, al suo Architetto, di revisionare ulteriormente il progetto e donare alla Mole altre strutture: un “tempietto” di 2 piani, sopra la cupola, e una guglia alta 50 m e alla cui sommità Antonelli volle mettere una stella a 5 punte – simbolo dell’Italia – ma che poi fu sostituita da una scultura del Genio Alato, simbolo della famiglia reale dei Savoia. Con quest’ultimo elemento, posato il 10 aprile 1889, la Mole Antonelliana era ufficialmente completata senza, però, il suo ideatore, che morì un anno prima, all’età di 90 anni, spendendo gli ultimi giorni di vita a salire e scendere dalla Mole per controllare personalmente i lavori di costruzione.

Curiosità

Nonostante le revisioni al progetto, il “rifiuto” degli Ebrei, lo stop dovuto al terremoto del 1887, il crollo del Genio Alato nel 1904, la caduta della guglia nel 1953 ed altri sfortunati eventi, la Mole Antonelliana si conferma oggi come il simbolo di Torino, ma anche simbolo dell’Italia – essendo stampata sulle monete di 2 centesimi di Euro – e come uno degli edifici più belli e visitati del capoluogo piemontese. Inoltre, ha tenuto il record di edificio in muratura più alto d’Europa e del Mondo, dal 1889 al 1953, (da cui il termine Mole) ceduto poi al Campanile della Chiesa di Ulma (Germania) al Philadelphia City Hall (USA), dopo il crollo della guglia (per nubifragio) e la sua ricostruzione in calcestruzzo armato e dalla costruzione di alcuni rinforzi alla base sempre in calcestruzzo armato e acciaio rivestito in muratura.

Dal 2000 ad oggi, la Mole ospita il Museo Nazionale del Cinema ed al suo interno è installato un ascensore panoramico, interamente vetrato e sospeso su sottili cavi di acciaio, che porta i visitatori sino alla terrazza panoramica, ad altezza di 90 m, dalla quale è possibile avere una vista a 360° sulla Città.

Alcune leggende vogliono la Mole al centro della Magia Nera ed all’Esoterismo mondiale: si narra, infatti, che la stessa sia il mezzo con cui si trasferisce a terra tutta l’energia positiva proveniente dal cielo – e viceversa – grazie alla sua struttura appuntita ma a base quadrata, che ricorda le strutture delle piramidi egizie. Proprio per questa sua caratteristica, sembrerebbe che anche il filosofo Nietzsche trovasse giovamento e beneficio nel trascorrere del tempo nei dintorni dell’edificio, avendola addirittura ribattezzata Ecce Homo (Ecco l’Uomo) e scrivendone nelle sue lettere. Beneficio di cui, però, non possono trarne giovamento gli studenti universitari: una tradizione vuole che, chi studia all’Università, non possa salire sulla terrazza panoramica; i trasgressori, infatti, potrebbero addirittura vedere svanita la possibilità di laurearsi.

Leggende a parte, gli ultimi anni hanno visto la Mole Antonelliana al centro dell’attenzione di diversi eventi, nazionali ed internazionali. Dal 1998, la sua cupola ospita l’installazione permanente di Mario Merz dell’Evento Luci d’Artista, che richiama, in numeri rossi luminosi, la sequenza di Fibonacci. Nel 2011, la cima della cupola è stata cerchiata di un tricolore luminoso in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Negli ultimi anni, partecipa attivamente alla vita di Torino proiettando, tramite fasci di luce, immagini e loghi per celebrare uno specifico evento (ad esempio, ricordo delle vittime della Tragedia di Superga del 1949, le Nitto ATP Finals, l’Eurovision Song Contest, etc.).

È stata anche oggetto di alcune apparizioni in diversi film italiani e stranieri, come Porco Rosso di Hayao Miyazaki, Turistas di Jack Stockwell, Dopo Mezzanotte di Davide Ferrario, ed è stata di ispirazione al logo della candidatura dei XX Giochi Olimpici Invernali 2006 disegnato da Giugiaro, nonché al logo dei Giochi stessi, rappresentato da una rete formata da cristalli di ghiaccio bianchi e azzurri – che riprendono anche i colori di cielo e neve – a forma, appunto, di Mole Antonelliana.

In ogni caso, la Mole Antonelliana è un pezzo di Torino senza la quale la Città avrebbe tutto un altro skyline e rappresenta l’ennesimo caso di come un manufatto “sbagliato” o “rinnegato” (come, ad esempio, la Torre di Pisa) diventa il fulcro e il simbolo di qualcosa, fino ad essere amato e a non poterne fare a meno.

Fonte immagini: Wikipedia, Google, Pixabay.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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