Il condominio di via Canova 7a al Sempione non è sicuramente uno dei palazzi che colpisce, a distanza di più di sessant’anni dalla sua realizzazione, per bellezza, ma, dal punto di vista architettonico e artistico, ha un maggiore impatto.
Venne progettato nel 1958 e realizzato nel 1960 su progetto del team formato da Giandomenico Belotti, Sergio Invernizzi e Achille Boraschi (progetto strutture di Vittorio Korach).
Inserito in un lotto lungo e stretto delimitato da via Canova e dal tracciato delle Ferrovie Nord, l’edificio si innalza per nove piani con struttura in cemento armato a corpo doppio. Come a voler sottolineare le tre parti principali con le quali è stato realizzato l’edificio, ecco che sin dalla facciata principale si evidenziano: la struttura portante in cemento armato, le pareti di tamponamento opache con mattoni a vista e le pareti di chiusura trasparenti delle finestre.
Anche il retro, difficilmente godibile, è stato curato nei minimi particolari con grandi balconi e logge, compresa una scultura di Gianni Cosentino che arricchisce il piccolo giardino condominiale.
Al contrario di quanto avviene nei fabbricati della via, i progettisti hanno lasciato il vuoto dell’ingresso aperto su strada quasi ad ampliare e definire lo spazio pubblico, così analogamente a quanto è avvenuto in via Cimarosa 7. L’atrio infatti è stato arretrato e lasciato aperto rispetto al filo stradale. Rimane chiuso comunque da una cancellata e una breve gradinata introduce all’interno quasi a enfatizzare la presenza delle sculture e della “decorazione informale” collocata sulla parete che delimita a destra la scala.
Sempre nell’atrio è stata collocata, nel 1975, una scultura appositamente commissionata da Belotti all’artista milanese Gianfranco Pardi (1933-2012).
Particolarità dell’edificio è la presenza di opere d’arte realizzate appositamente da Arnaldo e Giò Pomodoro, che hanno decorato le parti in cemento armato a loro modo. Così abbiamo bassorilievi ad ogni fascia marcapiano e sotto le solette dei balconcini aggettanti.
I due fronti sono movimentati oltre che dall’aggetto dei terrazzini, anche dalle mensole poste in verticale a coronamento dell’edificio, una sorta di moderna merlatura.
Mentre per i fronti laterali, rimasti ciechi anche quando hanno superato la quota dei confinanti blocchi edilizi, la soluzione è stata quella di lasciarli ad un aspetto grezzo, con un certo gusto per il non-finito che si esprime nell’esibizione in facciata delle solette in cemento, chiuse tra mattoni a vista.
Gli appartamenti occupano l’intero piano e godono dunque di un doppio affaccio, secondo lo schema delle ville sovrapposte.
Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Fondo Giandomenico Belotti. Università della Svizzera Italiana, Fondazione Archivio del Moderno, Mendrisio
Fonti: Lombardia Beni Culturali; Ordine Architetti Milano; Pure Milano Photo Project – Sosthen Hennekam
Porta Sempione, Sempione, Via Canova, Giandomenico Belotti, Sergio Invernizzi, Achille Boraschi, Gio Pomodoro, Arnaldo Pomodoro,
Opere di architettura con una simile applicazione di arti decorative scultoree come queste- oggi- possiamo solo sognarle.
La scultura dovrebbe vivere molto più spesso insieme alle architetture contemporanee anche a Milano si potrebbe fare molto di più visto che c’è terreno fertile.
Edificio ed opere artistiche mai viste prima, interessante.
Edificio orrendo e agghiacciante, ma le sculture sono veramente bellissime. Andrebbe ridipinto di un altro colore, andrebbero cambiati i vetri e eliminati gli orrendi balconi che sporgono… L’edificio così ristrutturato sarebbe più moderno e avrebbe tutt’altro aspetto. Non voglio insultare l’architetto, che per la sua epoca, quando lo stile brutalista andava di moda, ha costruito un bellissimo palazzo (per gli anni 60′).
Un’architettura che veniva pensata e realizzata nel più totale disprezzo del contesto
Per fortuna è morta e sepolta
ci abito di fianco.
da bambino mi facefa schifo, ora mi fa impazzire.
non so cosa darei per l’ultimo piano su cui campeggia un cubo di vetro fighissimo.
tra l’altro ero convinto che fosse di vittoriano viganò e invece..
Edificio notevole. Peccato gli infissi di alluminio messi dopo a “tappare” i balconi.