Testo Francesco Liuzzi
Negli ultimi giorni del maggio 1917 l’Italia era piegata dalla Grande Guerra; era in pieno svolgimento la terrificante carneficina della Decima Battaglia dell’Isonzo, in cui il generale Cadorna mandò al massacro 400.000 soldati italiani contro le trincee e le mitragliatrici austro-ungariche. I morti italiani furono 36.000, i feriti e i mutilati oltre 130.000 e 26.000 i fanti catturati dal nemico. Dopo un mese di scontri il fronte era rimasto praticamente invariato.
I Savoia avevano imposto la censura più totale agli organi di stampa, le notizie, quindi, filtravano a fatica.
Nella giornata del 30 maggio, in una Milano spettrale, abitata solo da donne, bambini e anziani, iniziò a piovere a metà pomeriggio, mentre forti temporali avevano già interessato la Brianza e la fascia Prealpina.
I fiumi Seveso, Olona e Lambro erano tutti ingrossati; piovve tutta notte e all’alba Milano si svegliò come se fosse Venezia.
Tutti i corsi d’acqua erano esondati e i danni più rilevanti avvennero nei quartieri dove correva l’Olona, lungo la zona ovest della città. Anche le zone di Porta Garibaldi e Porta Nuova erano sommerse, così come il Ticinese, dove era esondata addirittura la Darsena.
Le chiamate di aiuto ai pompieri furono centinaia già poche ore dopo il tramonto e continuarono tutta notte, con cantine e androni dei palazzi sommersi in alcuni punti anche da un metro d’acqua.
Il torrente Merlata, che allora correva in superficie, esondò e lo stesso accadde per la roggia Poveretto, le acque invasero il Cimitero Maggiore di Musocco, allagando gli ossari con quasi tre metri di acqua. L’onda di piena dei due torrenti si unì poi a quella del non distante Olona e insieme raggiunsero il quartiere della Maddalena, oggi piazza De Angeli, sommergendo anche le zone vicine di corso Vercelli e del borgo di San Pietro in Sala, oggi piazza Wagner.
I pompieri montarono delle passerelle in legno sopraelevate per far camminare i milanesi, esattamente come a Venezia, ma ben per presto anche quelle vennero sommerse da altre ondate di piena dell’Olona.
Vennero sospesi tutti i Gamba de Legn, i tram a vapore extraurbani, che da Milano si dirigevano verso l’area metropolitana a nord e a ovest.
Il Comune decise di far trasferire tutte le bare in attesa di inumazione lontano dal Cimitero Maggiore, per timore che venissero prese dalle acque e portate via. Il cimitero venne poi chiuso, totalmente sommerso da più di un metro di acqua. L’ultima volta era accaduto nel 1893, quando le acque dell’Olona superarono addirittura i due metri di altezza a Musocco e Garegnano.
Diversi stabilimenti e laboratori subirono ingenti danni.
Altri danni notevoli furono arrecati dal Seveso, soprattutto alle porte di Milano. A Palazzolo di Paderno Dugnano crollò un ponte sul Canale Villoresi, alla congiunzione col Seveso; l’onda di piena fu talmente forte da causare l’annegamento di 16 persone. A Milano i danni maggiori furono causati nel quartiere di Ponte Seveso, all’Isola Garibaldi, a Niguarda, a Prato Centenaro e al Mirabello, tutti sommersi da oltre un metro e mezzo di acqua.
A Niguarda crollò un palazzo, fortunatamente tutti gli abitanti riuscirono a fuggire pochi minuti prima del crollo. Il Villaggio dei Giornalisti fu totalmente allagato ed evacuato.
Poco dopo l’alba tutte le linee tranviarie che dal centro correvano verso nord e ovest vennero sospese.
I quotidiani, sottoposti a censura, minimizzarono l’accaduto, nonostante danni ingentissimi, mezza città sott’acqua, 16 morti, collegamenti sospesi e le acque che si ritirarono completamente solo due giorni dopo. Nessuna notizia venne riportata dopo il primo di giugno.
Le foto mostrano una serie di vedute del quartiere della Maddalena, oggi piazza De Angeli; si vedono tratti di via Marghera, via Parmigianino, via Trivulzio, via Faruffini e Sanzio.
Le foto vennero scattate nel pomeriggio del 31 maggio, quando le acque si erano ormai quasi completamente ritirate. In una foto si vede il Gamba de Legn per Magenta, bloccato dalle acque in via Marghera all’angolo con via Sacco.
Referenze immagini: Milano sparita
Milano sparita, La Maddalena, Fiume Olona, Alluvione, Via Marghera, Piazza de Angeli, Storia
Dio mio, ma questo cazzo di titoli li volete leggere prima di pubblicare? Almeno quelli…le basi ..
Ma se ti riferisci a ‘innondò’ guarda che innondare è una forma arcaica ammessa. Basta guardare un buon dizionario.
Prima di pubblicare commenti da volgare cafone qual sei, studia anche tu un po’ di italiano e scoprirai, guarda un po’, che il titolo è assolutamente corretto: inondare e innondare sono due grafie equipollenti.
Equipollenti magari anche no. A seconda del dizionario “innondare” è considerato a basso uso o arcaico, che in pratica significa che non lo usa più nessuno…
Quindi delle due, una:
1) E’ un errore di battitura
2) E’ un vezzo: usare nel titolo un termine arcaico visto che si parla di una inondazione di 100 anni fa.
Senza scomodare Occam e il suo rasoio, propenderei per la prima….
(che poi andare a fare le pulci ai titoli in modo cafone sia odioso, credo sia ovvio)
[…] Leggi qui:Urbanfile Blog Milano | La Maddalena – 1917, quando l’Olona innondò piazza De Angeli […]
Direi che la stessa cosa vale anche a chi scrive commenti: tra errori di concordanza (hai presente cosa sia il plurale?) e parolacce gratuite sembri il bue che dà del cornuto all’asino.
Saluti
Articolo interessantissimo e immagini storiche veramente sorprendenti; resta solo grande amarezza nel ricordare coa sia stata la prima guerra mondiale e c’è la domanda che TUTTI a Milano si fanno: ma perchè a un criminale di guerra la nostra città dedica una piazza, una delle più importanti? Non sarebbe ora di riconoscere l’ errore? Già si pensa di dedicare il luogo in questione ad altra persona…va bene chiunque abbia salvato vite e non un massacratore, che resti all’ inferno.
adesso aspettiamo smetta di esondare il Seveso.
ci stanno raccontando tra fanfare e fanfaronate che con la vasca di Bresso non accadrà più.
segnatevi sto intervento: esonderà ancora.
è troppo piccola, insufficiente per raccogliere le piene che arrivano da monte e non serve a nulla per gli scaricatori di valle (i troppo pieno dei depuratori di Cinisello e Bresso).
serve a qualcosa, questo è vero ma se qualcuno si illude che il problema sia risolto si sbagliano, e di brutto.
e chi lo propaganda è in assoluta malafede.