Milano | San Siro – “Rigenerare la città”, banco di prova per il Quartiere Selinunte

Non più tardi di qualche settimana fa, vi avevamo parlato del progetto per rigenerare quartieri popolari in un articolo dedicato, nel quale ci eravamo posti delle domande. Successivamente, durante un incontro con l’architetto Roj, abbiamo avuto modo di approfondire gli aspetti del progetto e comprenderlo appieno.

La novità di questi giorni è che finalmente il nuovo Presidente e Direttore Generale di Aler, Matteo Mognaschi e Matteo Papagni, hanno ricevuto e protocollato la ricerca metodologica “Rigenerare la città“, realizzata da Progetto CMR insieme a Gianni Verga, Antonio Belvedere e Fabio Bandirali. Anche il Comune di Milano, con il Sindaco Beppe Sala e l’Assessore alla casa Pierfrancesco Maran, insieme alla nuova giunta di Regione Lombardia, guidata dal Presidente Attilio Fontana e l’Assessore alla Casa Paolo Franco, hanno nuovamente preso in considerazione la ricerca, presentata già nel 2021 con consensi unanimi.

Il focus della ricerca è un innovativo modello di sviluppo per i quartieri di edilizia popolare nelle città italiane, basato sulla partnership pubblico-privato. Questo modello offre la possibilità di rinnovare l’edilizia popolare esistente a costo zero per l’Amministrazione Pubblica, mantenendo i residenti nei loro quartieri.

Nel recente Piano Triennale della Casa del Comune di Milano, si sottolinea l’importanza di lavorare in sinergia tra Comune, Regione Lombardia, MM e ALER per promuovere una vera rigenerazione dei quartieri popolari. In questo contesto, la ricerca di Progetto CMR si presenta come una soluzione chiave.

Il modello proposto individua nel mix tra edilizia libera e popolare la chiave per il rinnovamento dei quartieri ERP, prendendo come caso di studio il quartiere Popolare di piazza Selinunte di San Siro. Con un processo virtuoso di demolizioni e costruzioni, si potrebbe rinnovare la stessa quantità di edilizia popolare, integrando gradualmente la popolazione esistente. Questo approccio aprirebbe anche a un’edilizia libera, consentendo l’arrivo di classi sociali diverse e offrendo servizi essenziali come scuole, ospedali, uffici, palestre, centri sportivi, spazi culturali, giardini-parchi e altro ancora.

L’obiettivo dichiarato è quello di creare una città più inclusiva, promuovendo la convivenza di diverse fasce della popolazione e prevenendo l’insorgere di “ghetti”. Il CEO di Progetto CMR, Massimo Roj, esprime fiducia nella considerazione attenta della proposta, compiendo questo ulteriore passo dopo il recente avvicendamento ai vertici di ALER.

Il caso del Quartiere Selinunte di San Siro

Come caso pilota viene presentata un’ipotesi di Rigenerazione Urbana, attraverso un processo di demolizione, ricostruzione e densificazione, del quadrilatero del quartiere San Siro detto anche Selinunte. Un complesso di edilizia popolare (ERP) sviluppato tra il 1935 e il 1947.

Il Quartiere Popolare San Siro di piazza Selinunte, originariamente denominato D’Annunzio, è uno dei più grandi quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica della città di Milano, realizzato tra il 1935 e il 1947, per la maggior parte di proprietà di Aler Milano (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale), è caratterizzato da degrado strutturale e manutentivo.

Seppure ben connesso alla rete di mobilità cittadina e ai principali servizi, può essere considerato una periferia al confine con il centro della città. I primi progetti di questo quartiere sono dell’Ufficio Tecnico ICP, che, nel 1931, avvia l’edificazione di quattro isolati a corte nella zona nord-est lungo via Maratta e via Dolci. Il quadrilatero, comunemente denominato San Siro o Selinunte (dal nome della piazza centrale), è stato costruito su due ampi lotti triangolari organizzati sull’asse di viale mar Jonio e viale Aretusa, diviso in due parti – quartiere Milite Ignoto e quartiere Baracca – ed edificato tra il 1935 e il 1947.

Gli edifici esistenti, presentano uno stato di degrado importante. Questo stato di ammaloramento, dovuto all’utilizzo di materiali costruttivi datati, non conformi agli standard attuali e all’incuria del tempo, accentuano la mancanza di una morfologia urbana che non contempla spazi sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che sociale. 

Nonostante lo stato di degrado degli edifici, l’intero quartiere è ben collegato al resto della città, con la metropolitana Linee 1 (Lotto) e 5 (Segesta), e mediante i mezzi di superficie. 

All’anonimato delle cortine edilizie corrisponde la congestione da parcheggi, senza vivacità dei piani terreni e l’impraticabilità pedonale degli spazi pubblici. 

La rigenerazione è intesa come una azione di ricucitura morfologica e riqualificazione del paesaggio urbano architettonico radiocentrico della città di Milano. La morfologia volumetrica è costituita da un’asse centrale su una radiale della città; parte del viale radiocentrico che collega l’area di San Siro con Lorenteggio, Barona e Corvetto. L’asse centrale è sia parco lineare verde, sia area pedonale e attrezzata per la slow mobility; una macro centralità lineare per il piano di riqualificazione dell’area. Nella proposta per il quartiere si suggerisce inoltre uno sviluppo volumetrico con edifici a corte in riferimento alla storica tipologia edilizia milanese. 

Il progetto proposto dallo studio di Progetto CMR e dall’architetto Massimo Roj, prevederebbe la sostituzione con demolizione di tutti gli edifici presenti nel “quadrilatero”. Al loro posto nuove torri residenziali e ampi spazi verdi fra loro. Per la sua realizzazione si procederebbe a fasi, con la demolizione dei primi condomini e la realizzazione delle prime torri. Il piano procederebbe, ad esempio, con la demolizione degli immobili nel reparto di piazzale Segesta e la costruzione dei grattacieli, per poi procedere a fasi successive nel corso del tempo comprendendo l’intero complesso di case popolari. Tempo supposto di realizzazione di 15/20 anni con un investimento stimato di circa Due miliardi di euro.

Si creerebbe, un quartiere certamente più vivibile e immerso nel verde, mantenendo una buona porzione di residenziale sia a prezzi agevolati che a mercato libero, mixata con terziario e commerciale da non renderlo com’è adesso, uno spazio sociale ad unico indirizzo.

Insomma, ci è parsa una buona idea che potrebbe risolvere il problema a San Siro come in altri luoghi di Milano e non solo.

Immagini: Google, Roberto Arsuffi

Quartiere San Siro Selinunte (ex d’Annunzio), Quartiere Selinunte, San Siro, Piazzale Selinunte, riqualificazione, Aler, Case Popolari

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | San Siro – “Rigenerare la città”, banco di prova per il Quartiere Selinunte”

  1. La “buona idea”, come la chiamate voi, è la classica scelta fra pillola rossa e pillola blu: pillola blu, si va avanti così, con tutti i problemi che ha un quartiere simile, con tempi biblici per una parziale ristrutturazione – perchè Aler non ce la fa o comunque è gestita da incapaci nella migliore delle ipotesi – degrado, ghettizzazione, ma anche prezzi accessibili e un vero quartiere popolare; pillola rossa, il progetto CMR, ovvero la riconquista da parte dei developer di una fetta golosa di città, ben collegata, e gentrificazione totale, con briciole-specchietto per i meno abbienti e man mano allontanamento dei poveracci dal quartiere, in nome di una bella speculazione verde con prezzi non più popolari – d’altronde i fondi non mettono 2 miliardi sul piatto per creare un quartiere popolare, ovvio.

    Chi decide? Non certo noi, ma i piani alti.

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  2. È una proposta semplicemente irricevibile (avete confrontato la volumetria esistente con quella prevista? poi non rispetta l’architettura di alcuni edifici storici e molti caseggiati, come via Albertinelli, 9 per es., sono diventati condominii privati).
    Tutti i soldi che sono stati investiti e si continuano a mettere su quel quartiere (P.R.U., Contratti di Quartiere II, rifacimenti di facciate, riqualificazione di piazzale Selinunte e viale Mar Jonio, ecc.) che cosa sono stati spesi a fare? Li abbiamo buttati?
    Per il resto il quartiere non si chiama Selinunte ma San Siro (di cui è il nucleo storico esistente), e l’ex “Gabriele D’Annunzio” ne costituisce solo una parte, quella tra via Zamagna, via Morgantini, via Civitali e via Paravia.

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    • Abito nelle case interessate da questo Plan. Non ho la percezione di essere un problema, né che il mio quartiere lo sia, pur tra tante difficoltà. O quantomeno bisogna intendersi sulla definizione di cosa costituisce problema o meno, per vedere se coincidono tra i pianificatori e chi investe e invece chi già ci abita. Non sono contro il cambiamento a prescindere, ma vale la pena di discuterne e le prospettive di grandezza che traspirano dalle intenzioni del progetto e dai termini utilizzati mi fanno sorridere: io sono in casa di proprietà, il che mi pone in una condizione avvantaggiata ma voglio proprio vedere come si manterranno i residenti in zona come dichiarato in un’ottica di “inclusività” (sì, certo). Altra cosa che salta subito all’occhio è l’elevazione degli stabili che apre spazi interni di collegamento a verde: ora la logica dei cortili di un secolo fa è superata, ma insomma questo disegno sembra andare nella prospettiva di trasformare il quadrilatero in un unico grande condominio, in cui le residenze di pregio vanno al centro della oasi tranquilla, in cui vengono perfino rimosse le strade, e le residenze più abbordabili rimangono collocate verso il perimetro più esterno.
      Grazie comunque dell’articolo, che almeno arriva qualche notizia da poter valutare.

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  3. Bello… Come al solito torri e scomparsa del verde…. Praticamente cancellano sotto le torri piazzale segesta pieno di verde ed alberi… Evviva la speculazione… Bisogna domandarsi a chi conviene il degrado….esempio non presidio più il territorio così diventa inagibile e su con le torri a 5000 euro o più al mq…con il sole che non si vede più per le case a tre piani…. Ah che bello il progresso!!!!

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  4. La “buona idea”, come la chiamate voi, è la classica scelta fra pillola rossa e pillola blu: pillola blu, si va avanti così, con tutti i problemi che ha un quartiere simile, con tempi biblici per una parziale ristrutturazione – perchè Aler non ce la fa o comunque è gestita da incapaci nella migliore delle ipotesi – degrado, ghettizzazione, ma anche prezzi accessibili e un vero quartiere popolare; pillola rossa, il progetto CMR, ovvero la riconquista da parte dei developer di una fetta golosa di città, ben collegata, e gentrificazione totale, con briciole-specchietto per i meno abbienti e man mano allontanamento dei poveracci dal quartiere, in nome di una bella speculazione verde con prezzi non più popolari – d’altronde i fondi non mettono 2 miliardi sul piatto per creare un quartiere popolare, ovvio.

    Chi decide? Non certo noi, ma i piani alti.

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  5. Attenzione, quando si dice che i materiali di anni fa non sono all’ altezza ecc. ecc. si dice una mezza verità…che è un eufemismo per dire che si sta un po’…ecco, usate voi l’ espressione che ritenete opportuna… questo perchè i materiali cosiddetti “moderni” sono anch’ essi MOLTO soggetti al degrado e MOLTO più rapidamente: basti pensare ai cosiddetti cappotti termici, che in confronto al classico klinker milanese o semplice intonaco hanno un orizzonte temporale di anni e non di decenni, Per non parlare delle “facciate ventilate”, che, loro, la casa la fanno durare meno di tutti…data la natura intrinseca del principio di questa “ventilazione” (effetto camino) rischia di incendiarsi molto di più l’ intero palazzo.

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  6. 15/ 20 anni urca, diamo l’appalto ai cinesi che in tre anni ti fanno tutto e anche bene, almeno avrò l’occasione per viverci un po’.

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  7. E’ un progetto di speculazione edilizia e privatizzazione del patrimonio pubblico travestito da riqualificazione. Ed è pure brutto: casermoni torreggianti senza anima né storia, i soliti ecomostri ammantati di chiacchiere.

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  8. È una proposta semplicemente irricevibile (avete confrontato la volumetria esistente con quella prevista? poi non rispetta l’architettura di alcuni edifici storici e molti caseggiati, come via Albertinelli, 9 per es., sono diventati condominii privati).

    Tutti i soldi che sono stati investiti e si continuano a mettere su quel quartiere (P.R.U., Contratti di Quartiere II, rifacimenti di facciate, riqualificazione di piazzale Selinunte e viale Mar Jonio, ecc.) che cosa sono stati spesi a fare? Li abbiamo buttati?

    Per il resto il quartiere non si chiama Selinunte ma San Siro (di cui è il nucleo storico esistente), e l’ex “Gabriele D’Annunzio” ne costituisce solo una parte, quella tra via Zamagna, via Morgantini, via Civitali e via Paravia.

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  9. È una proposta semplicemente irricevibile (avete confrontato la volumetria esistente con quella prevista? poi non rispetta l’architettura di alcuni edifici storici e molti caseggiati, come via Albertinelli, 9 per es., sono diventati condominii privati).

    Tutti i soldi che sono stati investiti e si continuano a mettere su quel quartiere (P.R.U., Contratti di Quartiere II, rifacimenti di facciate, riqualificazione di piazzale Selinunte e viale Mar Jonio, ecc.) che cosa sono stati spesi a fare? Li abbiamo buttati?

    Per il resto il quartiere non si chiama Selinunte ma San Siro (di cui è il nucleo storico esistente), e l’ex “Gabriele D’Annunzio” ne costituisce solo una parte, quella tra via Zamagna, via Morgantini, via Civitali e via Paravia.

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  10. Progetto molto interessante che assume una duplice valenza: sociale e ambientale . Riqualificherebbe un quartiere che, pur semicentrale, risulta essere molto degradato . Speriamo che l’intervento possa partire presto.

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  11. Brutto o non brutto sia soggettivo, ma è mooooolto meglio dell’attuale situazione.

    Meglio gentrificazione che ghettizzazione di immigratori legali e non.

    La facciamo subito!

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