Di Gianluca Gennai e Sara Manazza.
Sul cielo plumbeo di una Mediolanum imperiale, corvi con colli tesi, svolazzavano sopra il campo dei legionari con fare predatorio. L’aquila della legione sorvegliava il castrum, vessillo di grandezza e potenza. La legione riposava a 4 miglia dalla città, lungo la Medilanum-Bilitio, quella che poi in epoca più moderna sarebbe diventata via Varesina, Nord Ovest di Milano, oggi scenario di grandi progetti di riqualificazione.
Il processo di grande trasformazione nei secoli ha portato ad una perdita sostanziale della viabilità storica di Via Varesina che caratterizzava questa parte del territorio milanese.
Con il cambiamento radicale delle vie di comunicazione sono caduti quei vincoli di socialità che caratterizzano una zona fortemente rurale, con borghi e villaggi ben identificati, connessi tra di loro da vie dirette e antiche.
Oggi la via Varesina ha un tratto cittadino in armonia con il vecchio tracciato romano che riprende solo all’altezza di Arese. Tra la stazione Certosa e Baranzate, l’ex via Varesina invece assume diversi nomi pur mantenendo la sua sede originaria. Questa zona di Milano attende da anni una progettualità anche nelle cosiddette zone di congiunzione, che riescano a ridare un po’ dell’identità storica andata perduta.
Ma riprendiamo la storia di Via Varesina dall’inizio.
Sulla Medilanum- Bilitio dominavano campagne e foreste, fontanili, torrenti e fiumi, aree completamente selvagge e ricche di cacciagione, di terreni fertili e genti strane che vivevano di poche cose, immersi in un mondo che presto sarebbe cambiato, dove anche il Petrarca venne in cerca di chiare, fresche e dolci acque durante il suo soggiorno milanese, al servizio dei Visconti (1353- 1361), ospite dei monaci della Certosa di Milano, ora Garegnano, collegata alla Varesina e a Musocco (nella mappa a seguito in verde).
Mediolanum e Baretium (Varese) d’epoca romana, erano città romane unite da un’arteria feconda, intrisa di speranze e prospettive, percorsa da cavalli, carretti prima e poi carrozze, ma anche da milizie e da bande di mercenari. Milano e Varese con Saronno, fino ad arrivare a Bellinzona (la Bilitio romana), sono segnate da una storia di commercio e di evoluzione, paradigma dello sviluppo che è arrivato fino ai giorni nostri, correndo sulle sue strade.
La Medilanum-Bilitio nel tempo si trasforma, si modella in base alle esigenze di una Medilanum che passa dalle mani di nuovi dominus dalle lande del nord Europa, arriva Odoacre a rivendicare l’impero d’Occidente. Passano i secoli, e dopo Sant’Ambrogio si arriva all’epoca medievale e quell’arteria così importante resta un punto di forza anche in epoca Ducale, quando ancora Bellinzona era sotto il controllo di Milano.
Mediolanum-Bilitio diventa una strada di guerra, arrivano gli svizzeri a rivendicare la loro indipendenza intorno al 1500. Quella Medilanum- Bilitio di epoca romana, simbolo del potere di un impero illuminato si trasforma, si frammenta: nasce la via Varesina che ancora attraversa un territorio avverso, in qualche modo selvaggio, pericoloso, in cui transitavano scortate le carovane di viandanti e commercianti in arrivo dal nord della Repubblica Cisalpina che volle Napoleone.
La via Varesina fu la strada del grande condottiero poi Imperatore, tra la sua Lugano e Milano, città che amò tanto e trasformò sullo stile di Parigi, forse meno propensa ad accoglierlo come francese, in quanto italiano nato ad Ajaccio proprio nel momento in cui la Corsica passò dalla Repubblica marinara di Genova ai francesi, come risarcimento dei debiti accumulati dalla famiglia Doria (patrizi genovesi).
Dunque, una via vivace, un sicuro volano di sviluppo economico e sociale, ma anche politico, fino ai giorni nostri, caratterizzati da processo di rivalutazione storica e urbanistica della zona, con un ritorno al passato per restituire una storia offesa dallo sviluppo industriale, dal progresso e dalla ferrovia.
Oggi la via Varesina sembra volersi riprendere un ruolo, una sua dignità. Sembra voler dire a tutti che la storia di Milano è molto più articolata di quella narrata.
Milano godeva di una cintura di protezione imponente già ai tempi del Castrum d’epoca romana, fatta di alte palizzate e corsi d’acqua che la cingevano e la rendevano inespugnabile per le tecnologie militari di allora.
Come si diceva, la via Varesina è una derivazione dell’antica Medilanum- Bilitio che nasceva in Porta Giovia, dove sembra ci fosse su un importante campo militare nel quale stazionavano i pretoriani, l’élite dell’esercito a guardia dell’Imperatore, durante il periodo in cui Milano, fu capitale dell’Impero Romano. Porta Giovia venne distrutta nell’assedio della città del 1162 per mano dell’Imperatore Federico Barbarossa ghibellino, contrapposto al Comune di Milano guelfo. Dal campo pretoriano, nacque il Castello Sforzesco, poi sviluppato da Napoleone.
La via Varesina venne coinvolta successivamente dal progetto del Corso Sempione, voluto; come si diceva, da Napoleone sul modello delle Champs Elysées parigine, allargando un’area di grande importanza logistica in cui avveniva lo scambio delle carrozze e dei cavalli in arrivo da fuori Milano, uno slargo detto Rotonda della Cagnola, oggi Piazza Firenze.
In questo luogo, le carrozze delle ippovie, tra queste la via Varesina, compivano il giro per ripartire verso le destinazioni a nord di Milano. Al tempo stesso, vi era anche il passaggio dalle grandi carrozze non adatte alle vie della città, a comode carrozze più piccole, meglio manovrabili e adatte ad entrare sotto gli archi della case patrizie, al riparo da pioggia e melma stradale.
Il luogo era adibito a controllo e gestione dei flussi prima di entrare in città da quella che era la via Maestra, la via del Sempione (Corso Sempione) che guardava a nord-ovest, l’antica via Gallica, in direzione Parigi.
La via Varesina, nel comune di Milano, si trova a dover declinare la sua grande storia, a semplice via comunale, in conseguenza della ferrovia Milano – Torino che la tronca di netto all’altezza di via Triboniano. Ecco che Via Varesina in Musocco diventa via Mambretti e poi via Grassi. Dobbiamo uscire da Milano per poter ritrovar l’SP 233 via Varesina nei dintorni di Arese.
Si crea così quel fenomeno di sviluppo urbanistico, come si diceva: al di qua e al di là delle ferrovia.
Per un certo periodo, la via Varesina mantiene la sua traiettoria, passando a raso sui binari, grazie ad un passaggio a livello poco prima la stazione di Musocco, oggi stazione Certosa. L’idea del passaggio a raso non piace, dunque si pensa a come deviare questa strada, attraverso la creazione del ponte Palizzi, necessario per dare una continuità stradale ma anche maggiore sicurezza. Inizia così la costruzione del ponte Palizzi ( costruito tra il 1850 e il 1900 mentre il nuovo ponte è del 1990), finisce la linea tranviaria per Saronno sostituita dal passante Milano – Saronno sulla linea delle Ferrovie Nord.
Il processo di grande trasformazione dell’area ha portato ad una perdita sostanziale della viabilità storica. Con il cambiamento radicale delle vie di comunicazione, peraltro avvenuto rapidamente, sono caduti quei vincoli di socialità che caratterizzavano una zona fortemente rurale ma con borghi e villaggi ben identificati, connessi tra di loro da vie dirette e antiche.
In questa ottica, si possono individuare interventi di ricucitura del tessuto urbano tra la via Varesina e la via Mambretti nel quartiere Musocco, analogamente ad altre ricongiunzioni possibili, atte a riunire un territorio spersonalizzato dall’inesorabile necessità di sviluppo industriale di una Milano moderna e da operazioni discutibili, dal punto di vista dell’identità di territorio, in zona Stephenson. È mancata completamente la mano pubblica che pensasse al valore della storia di questi borghi, come ad esempio il legame storico con la bellissima Certosa di Garegnano, a due passi da Musocco. Quella stessa mano che ai tempi si preoccupò solo di ridare rapidamente un’economia a Milano, generando uno stato di degrado post-industriale e di abbandono sociale ben noto alle cronache.
Una ricongiunzione auspicabile e definitiva potrebbe prevedere la riprogettazione o risanamento dell’attuale sottopasso della Stazione Certosa (degradato, sporco e pericoloso) in ottica non solo di funzionalità della stazione ma anche come collegamento rigenerato per unire due parti del quartiere, Via Varesina e via Fattori/Barrella. E, perché no, la progettazione di un nuovo sottopasso tra Via Varesina e via Mambretti, come tunnel pedonale e ciclabile, che colleghi via Varesina al borgo di Musocco.
Di grande suggestione anche architettonica sarebbe invece un ponte pedonale e ciclabile, riprendendo così quel legame strutturale che c’era in un tempo non troppo lontano (la passerella tra via Mambretti/Fattori e via Varesina / Triboniano vista poco sopra). Un ponte come corda tesa per legare indissolubilmente la vision di Certosa District, rigeneratore urbano sua sponte.
Il bello al posto del sufficiente, un ponte come punto di vista inedito sul centro città e sui tramonti che solo Milano Nord Ovest, può donare al visitatore attento.
Un virgola spazio/temporale, a dare valore a questa prospettiva di rigenerazione urbana, in cui si parla di una rinascita generalizzata di una zona indissolubilmente legata al fato di via Varesina.
È indubbia l’importanza che la storia porta, valori intrinsechi sociali e culturali che in questo caso intercettano l’idea di una città in 15 minuti, come archetipo di un vivere senza città, senza centro o periferia. Hic et nunc.
Si può dunque lavorare su questa idea della via Varesina con le ali della grandezza del suo valore storico che ci aiuta a vedere le cose dall’alto, da una prospettiva che guarda verso nord, fino a Musocco, primo quartiere di Milano, venendo da nord.
- Referenze immaigni: Milano Sparita, Milàn l’era inscì, Roberto Arsuffi, GoogleMap
- Musocco, Certosa, Garegnano, Via Varesina, Via Mambretti, Viale Certosa
l’idea di creare un sottopassaggio ciclo-pedonale non è mica brutta, provate a vedere se qualche comitato cittadino la porta avanti.
Grazie per la condivisione.Faremo il possibile per portare avanti l’argomento.
Gianluca Gennai
Era previsto ma c’era il problema del”cagadenari” corso d’acqua cui il magistrato alle acque attingeva grande importanza????
Grazie per il racconto espresso in modo impeccabile.
Amo la storia di Milano, abito nella zona per cui sono stata rapita da questa narrazione !
Grazie Marica.E’ un piacere averle suscitato interesse.
Gianluca Gennai.
Lo stato della stazione è figlia di situazioni nel quartiere circostante (della vecchia Musocco) che non si sono adeguatamente monitorate ed è stato tutto lasciato al destino…fino al pre-covid era abbastanza tranquillo. Le riqualificazioni hanno un senso se sono accompagnate da un buon presidio e vivibilità del territorio. Così come è sviluppata la stazione Certosa si ha un fortino isolato da tutto il resto del contesto (lato Mambretti), non ironicamente l’accesso “meno pericoloso” essendo quello più vicino ai binari in servizio è quello di via Triboniano, proprio perché risente dei miglioramenti avvenuti su via Varesina. Ma anche lì, svolti l’angolo e trovi altro degrado che i residenti si trovano a subire. Per cui, belle le proposte, ma serve prima di tutto un miglioramento della “superficie”
P. S. Non di minore importanza, apprezzo questi contenuti che danno della Milano nord ovest, in cui vivo, un più ampio excursus storico delle sue trasformazioni.
Grazie del suo commento.
Lei ha ragione. Il nostro scrivere ha anche l’ntento di attivare le giuste attenzioni da parte di chi ha anche delle responsabilità. Ma certo, non dovrebbe essere una questione di responsabilità, se mai di senso di città intesa come un unicum dove non dovrebbero esistere grandi disequilibri.
Se mai convergenze.
Sarebbe da raccontare come è stata sviluppata la zona di Euromilano.mio zio Vescovo disse la Sua prima messa alla Certosa ad altro mio zio Senatore e’ intestata la via Carlo Perini;quando ho iniziato l’avventura di riqualificazione gli Altri grandi proprietari erano Ligresti e Cabassi e la Fina petroli,sull’area della stazione c’era un popolato campo nomadi…… per fortuna c’era anche il “circolo Perini” di Iosa ……..era il periodo di Tangentopoli e per un refrattario alle tangenti come me non è stato facilissimo……….Fu un PRU l’unico programma di riqualificazione urbana in aderenza allo strumento regolatore.manca la caserma dei carabinieri a cavallo che pure mi era stata promessa con l’impegno che due carabinieri a cavallo girassero quotidianamente nel parco.Fu anche l’unica bonifica nel Paese fatta con sistema organico; importammo tonnellate di corteccia proveniente da alberi della foresta nera pieni di vermi mangiam….etcetc
Grazie della sua splendida testimoninanza.
Per l’Arma a Cavallo, sarebbe bellissimo averla nella nostra zona.
Grazie per la interessante storia cronologica della via Varesina. Ho abitato in Mambretti 24 per 40 anni e solo da poco ho scoperto che la via Varesina, fino a prima della 2a guerra, terminava in via Cinque Maggio ( sede del.primo Comune di Musocco ), quindi ho sempre immaginato che prima del ponte di Palizzi ci dovesse essere un passaggio a livello all’altezza di via Triboniano; ora che me lo avete confermato, ringrazio e chiedo cortesemente di ricevere una foto, se esiste, di tale passaggio …”;michelelongo54@gmail.com- Saluti. M.Longo
Grazie del suo commento.
Cercheremo una testimanianza del passaggio a livello. Sarebbe; anche per noi, una bella conferma.