Milano. Dopo avervi mostrato le stazioni della tratta Ovest della nuova linea M4 della Metropolitana Milanese, eccoci nel tratto centrale, da Sant’Ambrogio verso San Babila, tratta che segue l’andamento della vecchia cerchia dei navigli e che, speravamo fosse un pretesto per la riapertura del canale, sfruttando gli stessi cantieri, ma che alla fine non venne contemplato e anzi, progetto accantonato per un futuro non meglio specificato. C’è da dire che la M4 è stata comunque progettata per non interferire, un domani, con la riapertura dei vecchi canali navigabili.
Come abbiamo accennato nel precedente articolo, la tratta centrale, visto che in molti tratti i tunnel della metropolitana passano sotto palazzi storici e non, chiese e monumenti, si è preferito scavare in profondità intorno ai 30 metri circa. Riprendiamo il nostro giretto dalla stazione di Sant’Ambrogio.
La M4, realizzata dall’azienda Webuild, ha avuto una spesa complessiva si aggira intorno ai 2,3 miliardi di euro, equivalenti a circa 130 milioni di euro per chilometro. Nonostante la cifra sia notevole, il confronto con altre infrastrutture metropolitane in Italia e all’estero evidenzia che i costi sono stati, comunque, piuttosto contenuti. Ad esempio, la metro C di Roma ha avuto un costo di 330 milioni al chilometro, mentre la metro A ha raggiunto i 380 milioni. Ancora più elevato il costo della tratta centrale della linea 1 di Napoli, che ha toccato i 480 milioni per chilometro. All’estero, le cifre sono talvolta ancora più alte: a New York e Londra, alcuni tratti costruiti recentemente hanno superato il miliardo di euro al chilometro.
M4 Sant’Ambrogio – Come è evidente dalle foto, lo scavo a 32 metri di profondità, comporta l’abbondante utilizzo di scale mobili ch,e incrociandosi, creano un bell’effetto. Anche qui i lavori non sono stati completati e ovunque c’è ancora polvere di cantiere.








Nel complesso la stazione di per sè è graziosa ed efficiente. Manca completamente la “connessione” tramite un tunnel con la linea M2. Ricordiamo che per l’interscambio si dovrà uscire dai tornelli, percorrere un po’ di metri sotto una possente pensilina ancora da completare, entrare nel nuovo tunnel (anch’esso da completare) e sbucare nel mezzanino della stazione M2 Sant’Ambrogio.




L’uscita principale (ce n’è una anche verso la Basilica di San Vittore e il Museo della Scienza e della Tecnica) è stata realizzata nel fossato della pusterla di Sant’Ambrogio. Decisamente scenografica anche perché un’ampia scalinata ci porta al livello stradale e in piazza Sant’Ambrogio, con la basilica in bella vista.












M4 De Amicis – Anche qui la profondità della stazione è impressionante. De Amicis è posta nell’omonima via del centro e in Piazza della Resistenza Partigiana, la piazza triangolare dove si trovava la Pusterla dei Fabbri (oggi custodita nei musei del Castello) e dove si trovava anche il monumento con busto di Cesare Correnti (monumento con aiuola e graziose inferiate), che sarà ricollocato più avanti.
Anche qui i lavori non sono stati completati nelle parti fini. Abbiamo notato un piccolo allagamento, probabilmente da una tubatura dell’impianto antincendio, ai piedi delle scale mobili.




Con piacere abbiamo constatato la sistemazione del vecchio muro rinvenuto nel sottosuolo e ora esposto in maniera decente nel mezzanino della stazione.
La stazione M4-De Amicis si trova presso il punto in cui sorgeva la Pusterla dei Fabbri, una delle porte della città medievale, lungo il Naviglio di San Gerolamo, segmento della cerchia interna dei navigli di Milano. In questo luogo in età romana confluiva anche la Vepra o Vetra, un canale che arrivava a lambire le mura romane nei pressi di largo Carrobbio. I lavori di scavo per la costruzione della stazione (2016-2021) hanno riportato in luce importanti testimonianze delle fortificazioni medievali e degli argini della Fossa Interna del Naviglio.
Rinvenuto nel 2016 durante i primi scavi per la costruzione della stazione De Amicis, l’argine aveva in origine un’altezza complessiva di circa 6 metri e delimitava verso campagna il tratto della Fossa Interna del Naviglio che si sviluppava in corrispondenza di via De Amicis-largo Resistenza Partigiana.
La struttura, che ha uno spessore di circa 2 metri, presenta due face a vista realizzate con tecniche e materiali differenti: il prospetto rivolto verso l’esterno della città alterna file di elementi lapidei a corsi di laterizi, mentre quello affacciato sull’acqua del fossato è composto da ordinate file di blocchi di pietra (ceppo d’Adda), alcuni dei quali recuperati dalla spoliazione dell’Anfiteatro romano, che sorgeva a poca distanza.
La varietà dei laterizi e delle finiture degli elementi in pietra sulle facciate (alcuni lavorati a bugnato, altri lasciati con le tracce degli strumenti usati per il loro sollevamento o fissaggio) e la composizione della malta confermano che la struttura è di epoca medioevale.
Su entrambi i prospetti si nota la presenza di due incavi verticali, probabili alloggiamenti per paratie in legno per regolare il flusso dell’acqua in questo tratto della Fossa Interna, dove confluivano il canale Vetra e, dal XV secolo, la Conca di Viarenna, collegata alla Darsena. La parte di Fossa Interna che dal Castello, seguendo le attuali vie Carducci e De Amicis, giungeva al ponte dei Fabbri, nel tempo prese il nome di Naviglio di San Gerolamo, e rimase navigabile fino alla sua copertura avvenuta negli anni 1892-95.








Uscendo dalla stazione il cantiere è ancora da completare. Se possiamo dire la nostra, anche qui hanno utilizzato per la pavimentazione, troppi sampietrini (cubetti di granito) che immaginiamo, per chi usa tacchi alti, siano un po’ un problema. Sperando poi rimangano in loco a lungo.




M4 Vetra – Che dire, la piazza dev’essere completamente sistemata e per ora l’area completata permette giusto l’accesso alla stazione.









Decisamente impressionante la sottostante stazione, più che altro l’imponente atrio con le scale (mobili e non) illuminato dal lucernario.








M4 Santa Sofia – Giungendo in stazione, si noteranno i tornelli anche a livello banchine. Servono per chi deve uscire dal lato verso Corso di Porta Romana. Questo per evitare di creare un più ampio mezzanino che avrebbe occupato spazio inutilizzato sotto il livello stradale (errori che sono ancora evidenti in molte stazioni della rete 1 e 2 -Porta Venezia e Lotto ad esempio).
Nei giorni scorsi, come avevamo sottolineato pure noi di Urbanfile, per un errore, nella segnaletica esterna della fermata di Santa Sofia era stata aggiunta anche la scritta “Università Bocconi”, nonostante la fermata sia più vicina all’università Statale; sia alla sua sede centrale che, ancora di più, alla sede distaccata di via Santa Sofia, appunto. Il comune ha spiegato che si è trattato di un errore, infatti nelle ultime settimane la scritta (che avrebbe dovuto essere all’interno, per indicare l’uscita da prendere per andare nella direzione dell’università Bocconi, a 17 minuti a piedi o qualche minuto con il tram 15 che percore Corso Italia) è stata coperta da uno scotch blu: i cartelli verranno presto sostituiti.
Anche qui è molto spettacolare la salita in superficie, che vede, forse, l’utilizzo delle scale mobili più lunghe di Milano.
Anche per l’area di M4 Santa Sofia la parte in superficie è ancora un cantiere da completare.











M4 Sforza Policlinico – Eccoci giunti all’ultima stazione aperta sabato scorso della M4, quella di via Sforza. Noi abbiamo provato a percorrere, senza fretta, il tratto dalla M3 Missori a quella della M4 Sforza Policlinico. Da uscita a uscita ci abbiamo impiegato circa 7 minuti, tempo fattibile, anche se, chiamarla connessione tra due linee è un po’ assurdo e fuorviante. Per di più, se non si conosce la strada, è difficile capire che percorso fare, date la scarsità di segnaletica.
Ad ogni modo il cantiere per realizzare il tunnel che dal mezzanino M3 di piazza Velasca porta a via Pantano è ancora in alto mare. Qui i lavori termineranno probabilemnte nella prima metà del prossimo anno. Questa nuova uscita indirizzerà i passeggeri verso Largo Richini e successivamente in via Francesco Sforza e M4.
Affascinante il passaggio nel “boschetto di Largo Richini, ma ci chiediamo se la sera sia percorribile senza incutere timore, visto il luogo. Certo la nuova illuminazione ci pare adeguata e il passaggio non risulta più tetro come un tempo. Detto questo, forse conviene prendere la direzione M3 Crocetta, distante pressappoco come con la stazione M3 Missori, e probabilmente anche più vicina.







Stessa sorte per la piazza aperta al lato di via Francesco Sforza, dove, fra l’altro, si trova l’edificio dell’ex obitorio del Policlinico, in disuso da decenni (forse ci sono piani per il suo recupero?) e una gigantesca parete cieca che, speriamo venga recuperata in qualche modo, magari con un bel murale (o almeno nascosta da alberature).












Anche qui, all’interno della stazione, grande utilizzo di scale mobili per discendere in profondità e prendere i treni della linea blu. Un po’ striminzito il segnale per il percorso alla linea M3 Missori.






Che dire, le nuove stazioni sono belle, efficienti e utili, forse un po’ tutte uguali (cercando di sistemare le foto ho faticato a ricordarmi di quale stazione si trattasse effettivamente). Un peccato non abbiano mai pensato a lasciare un segno artistico (decente) in ogni stazione, non chiediamo effetto metropolitana di Napoli, ma qualcosina la si poteva realizzare. Anche semplici serigrafie che riproducessero su alcune pareti la Milano di una volta, ad esempio: in De Amicis riprodurre la pusterla dei Fabbri, alla Vetra la vecchia piazza e i suoi abitanti e il canale della cerchia riprodotto nelle vecchie foto nelle altre due stazioni (esempio qui di seguito).


- Referenze immagini: Roberto Arsuffi
- M4, Metropolitana, Centro Storico, Via Santa Sofia, Corso Italia, Via Pantano, Brolo, Piazza Velasca, Torre Velasca, M3 Missori, M4 Sforza-Policlinico, Metropolitana, via Francesco Sforza, Via Larga, Via Albricci, Vetra, Sant’Ambrogio, De Amicis, San Lorenzo, San Vittore
Concordo con la vostra analisi. Gli spazi, almeno nelle stazioni della tratta centrale, non sono claustrofobici come quelli della M5 e il “ton-sur-ton” grigio su grigio ha una sua eleganza molto milanese, a differenza delle piastrelle rosa effetto “bagni del centro commerciale” della linea lilla.
Peccato che non ci sia un minimo tono di colore, non un guizzo di creatività, né di design (nella “capitale del design”). Per esempio, non si è avuta nemmeno l’intelligenza minima di differenziare i colori delle stazioni, come sulla M1 e la M2.
Se non ricordo male esiste un bando per l’arte nelle stazioni, ma se il risultato è come la banale installazione a Tricolore, meglio lasciare così…
Nella stazione di tolstoy sono stati messi molti sampietrini quando passano le macchine si sentono forte i rumori bastava farne la metà, limite 30 orari non li rispetta nessuno su un tratto così lungo, per ovviare mettete delle
telecamere altrimenti è più il rumore delle auto che della metro
La cosa migliore era quella di aspettare ad aprire, non capisco la fretta del nostro sindaco Sala????? Ci sono ancora delle cose da terminare!!!!!
Il muro medievale non protetto verra’ vandalizzato dai soliti scarabocchioni. Un vero peccato
No, Uf. Il segnale per la M3 nella stazione di Sforza Policlinico “striminzito” va bene così, anzi va eliminato!
L’indicazione è ingannevole. È così difficile da capire?
Trasformeranno largo Richini e via Pantano in un mega mezzanino della metro sulla strada pubblica con cartelli M4 di qua, M3 di là? Il tutto per vedere gli utenti ATM camminare a piedi, in qualsiasi condizioni di tempo, per 400 metri. Dite che bastano 7 minuti. Anche sotto la pioggia e nelle giornate afose di luglio, siete sicuri?
Possibile che non si pensi alle imprecazioni di chi arriva a Linate con i bagagli e prende la M4 per andare in Centrale, magari con brutto tempo? Questi vanno mandati a Sant’Ambrogio a prendere la M2, non fatti scendere a Sforza Policlinico. Per andare sulle altre stazioni della M3, restando al riparo da condizioni climatiche avverse, si scende a San Babila e si va in Duomo con una fermata della M1.
Togliendo l’indicazione del collegamento M4-M3, gli utenti saranno naturalmente indirizzati nel modo più comodo per loro. O no?
belle foto, con l’evidenza di finiture letteralmente inguardabili
Condivido molte cose (non tutte). I sampietrini però sono blocchetti di porfido (non di granito) tagliati lungo le linee di spacco naturale (e quindi regolari). Gli orridi cubetti di granito sono ahimè una sciagurata invenzione milanese recente, che purtroppo dilaga a causa dell’ insipienza e ignoranza di qualche funzionario comunale (hanno avuto anche il coraggio di scrivere che sono “tradizionali” anche se i primi esempi risalgono alla fine degli anni novanta del secolo scorso). Non confondiamo per carità gli orridi cubetti di granito tutti sformati con i dignitosi cubetti di porfido!
A mio parere c’è un problema (peraltro evidenziato) di connessione fra le linee. Passare da M1 a M2 a Cadorna è elementare. Anche M1 e M3 in Duomo. Loreto forse più cervellotico ma fattibile. Gli ultimi collegamenti (M5 a Lotto e Garibaldi) più problematici. Qui, ancora di più
Leggo spesso delle perplessità dello scambio M1-M2 a Loreto… non capsico, le due banchine sono letteralmente una sopra l’altra a croce. La parte decisamente cervellotica di Loreto è che le varie scale di accesso sono sparse per un’ area enorme, veramente vastissima, vanno da Loreto angolo Brianza, fino a Gran Sasso angolo Abruzzi, ma le due banchine di viaggio sono veramente una sopra l’altra
la M5 si rivela la più penosa delle 5 in termini di spazi, finiture e quartieri serviti
Spero che nella galleria pedonale di collegamento tra M4 e M3 ci siano delle attività commerciali
Che peccato anche questo interscambio con M2. Nessuna copertura per riparare i passeggeri da eventuali forti pioggie .
E’ un passaggio coperto 6 metri sotto terra, non ci piove dentro. Farà freddo d’inverno, al limite.
Venendo da M3 per passare in superficie a M4,preferisco uscire da M3 Crocetta e svoltare a piedi in M4 Sforza
il ‘boschetto di largo richini’, cioè il sentierino delle’ex obitorio a lato statale, è un mare di fango e foglie marce, nessuno si degna di renderlo percorribile a piedi. da giorni turisti con i trolley sprofondano nel fango e poi ovviamente imbrattano scale mobili e il mezzanino della M4. non ci sono parole per descrivere la negligenza di atm e comune di Milano.