Milano. Sono ormai passati 40 anni da quell’evento straordinario che, per noi che l’abbiamo vissuto, è rimasto impresso indelebilmente nella memoria. La Nevicata dell’85, come è stata ribattezzata, è un ricordo che chi c’era difficilmente potrà dimenticare. Io all’epoca ero solo un ragazzo, ma quei giorni di neve e gelo sono scolpiti nella mia mente e in quella di tanti altri.
Tra il 13 e il 17 gennaio del 1985, il Nord Italia fu colpito dalla più imponente nevicata del XX secolo. Già il 14 gennaio, a mezzogiorno, a Milano si registravano ben 40 centimetri di neve, che continuarono ad accumularsi senza sosta per tre giorni, raggiungendo quasi 90 centimetri.
Tutto ebbe inizio il 4 gennaio, quando una possente ondata di gelo artico proveniente dalla Russia invase il Mediterraneo, portando con sé nevicate estese su Toscana, Umbria, Marche, Lazio (Roma inclusa), Campania e, in misura minore, sulla Pianura Padana. Le temperature crollarono drasticamente: in Toscana ed Emilia-Romagna si registrarono minime inferiori ai -20 °C, complice l’inversione termica e l’effetto albedo.

















Il culmine del fenomeno si raggiunse tra il 13 e il 16 gennaio, quando una depressione sul Mar di Corsica scatenò una nevicata senza precedenti. A Milano, si accumularono tra i 70 e i 90 centimetri di neve in 72 ore. Le cifre furono impressionanti anche altrove: 20 cm a Genova, 30 a Venezia, 40 a Padova e Treviso, 50 a Udine e Vicenza, 60 a Biella, 80 a Bologna, 90 a Brescia e Torino, 110 a Como, 122 a Varese e 160 cm nella Valganna. Incredibilmente, nevicò persino a Cagliari e in tutta la Sardegna.
La città di Milano, completamente imbiancata, si trovò in ginocchio: crolli di cornicioni, grondaie, capannoni e tetti, mobilità paralizzata e mezzi bloccati ovunque. La situazione fu ulteriormente aggravata dal fatto che, pochi giorni prima, Milano aveva inviato mezzi antineve a Roma, rimasta impreparata davanti alle nevicate. Fu necessario l’intervento dell’esercito per fronteggiare l’emergenza.
Tra le vittime illustri del peso della neve ci fu il Palasport di San Siro. Inaugurato nel 1976, era un simbolo della città, con la sua inconfondibile silhouette accanto allo stadio Meazza. Il 17 gennaio, la tensostruttura in cavi metallici che reggeva il tetto del Palasport cedette sotto il peso di circa 800 tonnellate di neve, pari a uno strato spesso 80-100 cm.

Nonostante i tentativi di alleggerire il carico, come il riscaldamento dell’interno e il getto di acqua calda (che però ghiacciò, peggiorando la situazione), il crollo era ormai inevitabile. Il disastro segnò anche la cancellazione del primo concerto italiano degli U2, previsto proprio al Palasport, e spostato in un modesto Teatro Tenda, capace di ospitare solo metà del pubblico previsto.
Il Palasport, ormai irrimediabilmente danneggiato, fu abbandonato per tre anni, fino alla decisione di demolirlo nel tentativo – mai concretizzato – di costruire un’arena più grande e moderna. Per oltre trent’anni, l’area restò abbandonata, trasformandosi in un piccolo bosco urbano prima di essere utilizzata come base per i lavori della linea M5 della metropolitana. Ad oggi, quello spazio rimane un vuoto urbano, trasformato in un parcheggio privo di identità. Ultimamente se ne parla per il progetto di costruirvi il nuovo stadio, ma questa è un’altra vicenda dalla storia contorta e ancora senza epilogo ormai classica nella storia cittadina .




L’assenza di un grande palazzetto dello sport penalizzò Milano per decenni, costringendola a rinunciare a ospitare grandi eventi sportivi e culturali. Solo con l’inaugurazione del Forum di Assago nel 1988 si trovò una parziale soluzione, ma la vera svolta arriverà solo con le Olimpiadi invernali del 2026. Finalmente, con il nuovo Palaitalia a Santa Giulia, la città tornerà ad avere un impianto all’altezza del suo prestigio.
Purtroppo, la vicenda del Palasport è l’emblema di come, a volte, l’eccessiva ambizione e la speculazione possano trasformare una tragedia in un’occasione persa. A 40 anni dalla Nevicata dell’85, Milano è ancora qui a fare i conti con le sue conseguenze, in attesa di un futuro che finalmente possa riscattare quel vuoto lasciato dal passato.



Qui di seguito altre immagini della nevicata del secolo











- Referenze immagini: Milano Sparita
- Nevicata 1985, 1985, Palasport, Vigorelli, Evento, Meteo
C’ero anche io! Ricordo che il me bambino di allora guardò il mucchio di neve in cortile chiedendosi se buttandomi dal sesto piano sarei atterrato sano e salvo. Fortunatamente non ero un bambino coraggioso. Ricordo anche che finalmente potei andare in cantina a recuperare la slitta in legno che avevo ereditato dai cugini più vecchi (non come quelle in plastica rossa tipo bob degli altri bimbi!) per filare poi al parco con gli amichetti a scivolare giù dalla collinetta. Divertente finché non caddi dalla slitta in legno e me la presi sulla zucca, in quel frangente l’avrei preferita in plastica… Comunque una nevicata memorabile!
Che ricordi e che gran peccato la fine del Palazzo dello Sport… uno scandalo non aver investito su un nuovo palazzetto con una capienza grande come il precedente.
foto stupende, ho qualche dubbio sulla foto del Duomo, mi sembra scattata negli anni 2000
buon anno!
Ricordo che nell’area del Portello, ormai demolita e usata ai tempi come parcheggio per i vicini padiglioni della fiera campionaria, i camion scaricavano la neve e ad aprile per la fiera c’erano ancora dei cumuli di neve!
Avevo 25 anni e ci rimisi una possibilità di lavoro. Dovevo iniziare un cantiere per la costruzione di una caserma dei vigili del fuoco ma con un metro di neve a terra tutto fu sospeso e poi per me perduto. Segnalo l’utilizzo della fognatura pubblica per smaltire la neve. Sui collettori principali di Milano vi sono grosse botole metalliche fatte apposta per gettarvela (da non confondere con i normali chiusini in ghisa su cui sta scritto “scarico neve”; le botole sono grandi più di due metri quadrati). A seguito dell’evento il Comune ne costruì altre per eventualità, che per fortuna da allora non sono servite, e credo oggi siano dimenticate e nessuno sappia più dove siano.