Milano, Sport e tempo libero.
Ogni estate a Milano si ripete la stessa storia: caldo soffocante, asfalto incandescente… e piscine comunali chiuse o inaccessibili. Per chi resta in città, soprattutto per le famiglie, gli anziani e i più piccoli, trovare un luogo dove rinfrescarsi all’aperto sta diventando sempre più difficile, quasi una caccia al tesoro in un deserto di cemento.
Un tempo le piscine scoperte erano un simbolo dell’estate urbana: luoghi di incontro, refrigerio, socialità. Oggi, invece, sembrano reliquie di un passato lontano. Su una popolazione che supera il milione e mezzo di persone, Milano offre appena 4 piscine comunali all’aperto effettivamente funzionanti. Non si tratta di uno scenario ipotetico o provocatorio, ma della cruda realtà.
Molti impianti sono bloccati da anni per lavori di ristrutturazione infiniti, altri attendono fondi o permessi che non arrivano mai. Il caso della piscina Argelati, in zona Navigli, è emblematico: chiusa nel 2023, con un progetto di riqualificazione da dieci milioni di euro, di cui per ora si sono viste solo promesse vaghe. Il Lido a San Siro? Non riaprirà prima del 2026. La Scarioni a Niguarda? Ferma dal 2018, i lavori dovrebbero iniziare nel 2025 e concludersi, forse, nel 2028. Anche impianti appena ristrutturati, come la Suzzani (Bicocca) o la nuova Fatebenefratelli (Porta Nuova), resteranno chiusi fino all’inverno.







Nel frattempo, poche strutture resistono all’afa: la Solari, la Romano a Città Studi, la Cardellino al Lorenteggio e la Sant’Abbondio in zona Chiesa Rossa. Ma sono troppo poche per una città che ama definirsi moderna, europea e “smart”.
Il problema, però, non è solo tecnico. È strutturale. Milanosport si occupa solo della manutenzione ordinaria, mentre gli interventi importanti dipendono dal Comune, il cui iter burocratico è spesso lento e farraginoso. Si è fatto strada il partenariato pubblico-privato, come nel caso del Lido affidato a Go Fit, ma resta il dubbio: a chi giova questa formula? Rischiamo di perdere l’accessibilità in nome dell’efficienza?
Non a caso, diversi comitati cittadini chiedono a gran voce di mantenere le piscine pubbliche e a tariffe accessibili. Al momento, un ingresso costa tra i 5,50 e i 10 euro: una spesa non banale per una famiglia. Nel settore privato, i costi lievitano rapidamente: 25 euro ai Bagni Misteriosi, 28 all’Acquatica, oltre 40 per accedere alla lussuosa SPA QC Terme all’Ippodromo. Di fronte a questi numeri, il “diritto al fresco” diventa un privilegio per pochi.
Mentre Milano arranca, altre città europee sperimentano soluzioni audaci: Parigi ha introdotto piscine galleggianti sulla Senna, Roma sta attrezzando bacini temporanei nei quartieri periferici. Milano, nonostante i suoi progetti da “città d’acqua”, resta ferma, prigioniera della burocrazia e dell’incertezza politica.
In una città che ogni estate supera i 35 gradi e dove le isole di calore si fanno sempre più estreme, una semplice piscina pubblica non è un lusso. È una risposta concreta a un bisogno reale. E soprattutto, è un indicatore del tipo di città che vogliamo costruire: chiusa ed escludente, o aperta, equa e vivibile per tutti.









Nel frattempo è notizia recente che vede una prospettiva per la piscina Argelati, chiusa dall’estate 2023, che necessita di un intervento di riqualificazione stimato tra i 15 e i 20 milioni di euro e almeno cinque anni di lavori. L’assessora allo Sport Martina Riva, a seguito delle proteste cittadine, ha dichiarato che il Comune di Milano intende mantenere la gestione pubblica dell’impianto, poiché finora nessun progetto privato ha soddisfatto i requisiti sociali richiesti. Il Partito Democratico ha accolto positivamente questa posizione, ritenendola un passo importante.
Tuttavia, l’amministrazione non esclude la collaborazione con privati in altri casi, come per gli impianti Lido e Scarioni, dove è stato trovato un equilibrio tra investimenti privati e accessibilità. Un modello misto è stato invece proposto per la piscina Cozzi: un privato si occuperebbe della riqualificazione, lasciando però la gestione della piscina a Milanosport.


- Referenze immagini: Roberto Arsuffi
- Info: Comune di Milano, Corriere della Sera
- Milanosport, Comune di Milano, Piscine, Piscina, Impianti sportivi,
Dai, date il terzo mandato a questo genio
Possibile che in una città come Milano il “diritto al fresco” resti ancora un privilegio? Serve un piano serio, non solo promesse estive.
Probabilmente le piscine pubbliche non sono previste nel C40 e il nostro sindaco per garantirsi un posto futuro dove solo lui sa (o spera) si attiene a quello.
Poi a lui che gli frega di Milano, è di Varedo.
Esiste anche la Piscina Lampugnano 50 metri esterna + 25 metri interna. Gestita da FIN. 8 euro l’ingresso
Secondo voi a Sala interessa qualcosa? Lui va a farsi il bagno a Portofino, i barboni che rimangono a Milano il weekend possono rifrescarsi alla fontanella.
Perché fare progetti faraonici e costosi invece di limitarsi a tenerle aperte queste piscine, ad un prezzo basso.
Manie di grandezza che si risolvono in un peggioramento.
I bambini crescono in fretta, se chiudo la piscina per 5 anni il bimbo di 10 ne ha già 15. Il meglio è nemico del bene.
Applaudo a questo servizio. Direi anche: meno piste ciclabili e più piscine pubbliche.
Io invece direi che una non esclude l’altra! Molti raggiungerebbero le piscine con la bici (tra cui metto anche me e la mia famiglia) tra l’altro, se solo queste fossero aperte…
Meno male che c’è Urbanfile, altrimenti potremmo sapere solo, ascoltando magari il tg di telenova o il tg3 regionale, che Milano è una città europea dove tutto è meraviglioso.
Imbarazzante, vivendo vicino alla Scarioni (chiusa da anni e abbandonata) e alla Suzzani (chiusa per ristrutturazioni con apertura continuamente posticipata) la situazione si sente
A fine luglio chiuderà per lavori anche il centro sportivo Procida (piscina + campo da volley) e non è chiaro quando riaprirà: sul sito di Milanosport si dice che “resterà temporaneamente chiuso al pubblico fino alla prossima stagione sportiva” mentre alla reception viene detto che pa chiusura sarà almeno di un anno e quindi la prossima stagione sportiva non ci sarà.
Lei però si pone a un livello che non è molto diverso dal cosiddetto wf…sì, perchè se un milanese che sceglie di utilizzare la bici, senza pertanto rompere le scatole a nessuno, tra rumore, inquinamento e congestione delle strade e che giustamente pretende che nessuno gli rompa le scatole mentre usa la bici, tra precedenze non date, assenza di distanza di sicurezza ecc. ecc. è, come dice lei un “talebano”…ghe semm minga.
Precisazione a parte, circa il messaggio principale del post, completamente d’ accordo.
1) Le bici ,soprattutto quelle in sharing, lasciate di traverso sui marciapiedi rompono le scatole e parecchio.
2) Chi non da precedenze, chi ritiene lecito e non pericoloso per se e per gli altri passare con il rosso o andare contromano ,chi passa sulle strisce pedonali a 30 all’ora ecc. sono biciclette e non auto.
3)perché dare l’imput a quel disadattato qui sotto?
Gli effetti del continuo taglio dei fondi a Milano del fantastico governo tutto destra tutto nordico e tutto leghista.
Il fantastico mondo di Melù
Vorrei chiedere a UF perché toglie normali commenti magari anche di parte ma almeno sensati e non quelli di questo inutile e fastidioso partecipante al blog.
chissà la destra come avrebbe gestito la cosa.. mazzette e via appalti ad amici!
Forse abiti su marte quindi ti informo che si sta indagando l’attuale giunta di sinistra per strane concessioni edilizie.
Cos’è che ti dà più fastidio?
Sentirti dire che Regione e Governo tagliano sempre più fondi a milano per fare dispetto a Sala,
Oppure la censura di stampo mussoliniano?
Se tagli i fondi tagli i servizi ai cittadini e chiudi piscine.
Diglielo all’amica tua della Garbatella.
Le chiacchiere stanno a zero. Zero padano.
Ah che bella la censura Jhonny!
La verità fa male.