Dopo il caos degli ultimi giorni che ha investito l’urbanistica milanese — tra inchieste, indagati, arresti e dimissioni (non ultima quella dell’Assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi ) — e dopo la sospensione della gara per il Museo Diocesano, le interdizioni legate alla Biblioteca Europea BEIC, e i presunti “suggerimenti” relativi al Pirellino e al nuovo stadio, è stata seguita, puntualmente, da una lettera firmata da un gruppo di architetti milanesi. Tra i firmatari compaiono Lorenzo Degli Esposti, Massimo Albini, lo scrittore Biondillo, l’ex assessore Goggi, l’urbanista Treu, gli artisti Lodigiani e La Pietra.
Il messaggio è chiaro fin dall’incipit: «La città mostra un malessere profondo che impone un’urgente reazione». Una reazione, precisano i firmatari, che deve avvenire all’interno delle sedi istituzionali opportune, come il Consiglio comunale, seguendo percorsi formali e trasparenti. Il cuore della proposta è la revisione del Piano di Governo del Territorio (PGT), da ripensare su scala metropolitana, coinvolgendo anche la provincia di Monza per costruire un sistema urbano integrato da circa 4 milioni di abitanti.

Secondo i promotori della lettera, uno dei problemi centrali è la gestione frammentata dell’urbanistica, priva di una visione complessiva. Questo approccio avrebbe favorito l’emergere di interessi privati e progetti autoreferenziali, alcuni finiti al centro delle attuali inchieste giudiziarie — come il cosiddetto “PGT ombra” — danneggiando l’interesse collettivo in un contesto segnato da opacità decisionale.
Due le aree di intervento considerate prioritarie. La prima riguarda il sistema ferroviario: i firmatari propongono di riaprire il dialogo con Ferrovie per inserire nel piano degli scali il secondo passante ferroviario a Ovest, da Porta Genova/San Cristoforo a Villapizzone/Bovisa e San Siro/Lampugnano. Un’infrastruttura definita “imprescindibile” per la mobilità metropolitana, il cui sviluppo, però, è stato “sciaguratamente interrotto”. L’obiettivo è completare finalmente l’anello ferroviario milanese.
Il secondo nodo è quello dell’abitare. Nonostante l’immagine attrattiva costruita nel post-Expo, Milano è oggi una città sempre meno inclusiva. Per questo si invocano azioni concrete per promuovere edilizia popolare per i meno abbienti e garantire un mix sociale equilibrato nei quartieri, centro compreso. Il consolidamento del patrimonio abitativo esistente e la difesa dal rischio speculativo vengono indicati come condizioni essenziali.
Detto ciò, alcune proposte contenute nella lettera sollevano perplessità, anche da parte nostra di Urbanfile. Il secondo passante ferroviario a Ovest, ad esempio, ci appare più come un’illusione: se RFI e lo Stato non intendono portarlo avanti, il progetto resterà lettera morta.

Per quanto riguarda le case accessibili, la politica ha già previsto più volte piani per calmierare i prezzi, ma i tempi dell’urbanistica sono lunghi e l’efficacia finora limitata. Il coinvolgimento dei privati, finora, non ha dato i risultati sperati — come ci è stato confermato da più fonti — e probabilmente anche il Comune ne è consapevole. Tuttavia, con il clima politico che si è creato in seguito agli ultimi scandali, sarà ancora più difficile convincere gli operatori privati a investire in edilizia sociale. Questo significa che toccherà al settore pubblico farsi carico delle case accessibili. Ma con quali risorse?
Temiamo che, al di là delle buone intenzioni, la lettera degli architetti rischi di rimanere un esercizio ideologico, senza ricadute concrete. Come purtroppo accade troppo spesso.


- Referenze immagini: Roberto Arsuffi
- Urbanistica, Procura, Edilizia, Scandalo, Indagini, indagati, modello Milano, Sindaco, Giunta, Comune di Milano, Assessore
Se davvero si aprirà un confronto sul secondo passante ferroviario, avrebbe più senso prevederne il tracciato lungo la circonvallazione esterna, seguendo il percorso della linea 90/91 per poi raccordarsi alla linea ferroviaria esistente all’altezza della Ghisolfa.
Ciò permetterebbe anche di potenziare significativamente l’interscambio con la fermata della metro Lotto, migliorando l’efficienza complessiva della rete.
Non è dato sapere le decisioni,anche se tardive,degli ordini professionali e nazionali
“palazzopoli” = per come si trova la situazione , se determinati fatti illeciti in Milano saranno dimostrati davanti al tribunale competente , anche i Consigli di Disciplina degli Ordini Professionali ai quali appartengono certi “professionisti” (virgolette & iniziale minuscola non sono un refuso) dovranno loro comminare sanzioni della massima gravità .
La città cresce a ritmi tali che le infrastrutture non riescono starci dietro. Pensare oggi a un passante vuol dire ritrovarsi tra 20anni un’opera che taglia interi quartieri cittadini.
Le ferrovie superficiali devono arrivare a centri di smistamento satellite fuori dai confini cittadini dai quali dipartono linee metropolitane interrate, non certo treni superficiali disconnessi dalla sistema metropolitano.
Sarebbe sotterraneo immagino
Ma infatti il passante sarebbe praticamente tutto sotterraneo (come il primo, per altro)
Milano ha una grande necessità di potenziare il sistema delle metropolitane per connettere il centro con le aree meno centrali che non sono più periferie come intese negli anni 60′, ma la parte “esterna” della città . Ricordiamoci che il Comune di Milano fa solo 1,4 milioni di abitanti su un territorio piccolo e densamente popolato e che quindi la pianificazione urbanistica ha pochi spazi da risistemare. Questo a parte gli scali ferroviari che già prevedono parchi verdi ampi e quote importanti di residenze sociali. La connessione dei mezzi pubblici rende socialmente piu “ricche” le aree che beneficino di nuovi mezzi di trasporto rapido. La strada è quella.
Perché concentrarsi sull’offerta di ERS quando per tutti gli sforzi possibili questa non riuscirà mai a soverchiare un modello economico occidentale! E non il “modello Milano”. Non sarebbe più efficace focalizzare il programma pubblico sul rendere più attraenti quelle aree periferiche che ora possono attrarre la classe media e tutti coloro che vogliono vivere la città? Il centro è il centro, così inaccessibile a Milano come a Londra, Parigi, New York e Madrid! Le case a Corvetto e a Bande Nere sono affordable.. ma nessuno ci vuole andare
Il secondo passante è una ca…ata pazzesca….
Non sono un urbanista, ma un 81enne ancora operativo. Ho avuto l’occasione di sperimentare la importanza essenziale della linea “90-91”, per un buon 1/4 del suo sviluppo. Bloccarla, per qualche tempo o peggio per sempre e’ impensabile. Come si scriveva un tempo sui muri “Giù le mani dalla 90-91” !
Il secondo passante è assolutamente strategico perché oltre a sgravare il traffico ferroviario sulle stazioni di testa, ci sarebbe anche l’opportunità di formare nuovi collegamenti e nuove linee