Via Conca del Naviglio è una via piuttosto strana: unisce via De Amicis con via Arena, via Gaudenzio Ferrari e via Ranzoni seguendo un andamento trasversale in confronto al disegno ortogonale realizzato nell’800 delle vie limitrofe a Corso Genova. Al centro ha una serie di aiuole con filari di grandi platani ad ombreggiare. Ha anche un leggero andamento in discesa, verso la Darsena con un dislivello di circa 3 metri, ma anche da una corsia stradale all’altra il dislivello è sensibilmente percepibile (1,50 circa).


La via segue infatti l’antico percorso del canale che dalla Cerchia dei Navigli portava l’acqua alla Darsena attraverso la Conca di Viarenna o via Arena.
Ma prima ancora forse era un corso d’acqua ben più antico. Lungo le sue sponde erano state edificate le mura di cinta della cittadella che formava il borgo di Porta Ticinese in epoca antica (forse di epoca celtica, come si può notare dalla forma ellittica delle vie attorno a Corso di Porta Ticinese -via Conca del Naviglio, via Scaldasole, via Santa Croce, piazza della Vetra e via Gian Giacomo Mora-).
In epoca romana sempre a lato della via sorgeva anche l’enorme Anfiteatro Romano (le dimensioni erano come quelle dell’Arena di Verona).
Mentre durante il Medioevo qui sorgeva anche la Torre del Sale, una piccola fortezza posta a difesa del canale e del piccolo borgo di Porta Ticinese. La torre rimase sino agli anni prima della Seconda Guerra Mondiale, quando, a quanto pare, venne distrutta dalle dirompenti bombe del 1943.
L’area qui attorno, misteriosamente, rimase quasi immune dall’edilizia programmata e popolare, e ancora oggi si percepisce un senso strano, quasi di abbandono.
Le ricostruzioni post belliche non hanno aiutato a sistemare l’area, lasciando lotti vuoti, giardini non definiti e alcune case in rovina.
Infatti i civici 17-19-21 sono stati salvati, anche se, considerato lo stato in cui versano, secondo noi, avrebbero potuto benissimo essere demoliti per allargare il parco dell’Anfiteatro.










L’altro giorno passandoci e facendo un po’ di foto, ci siamo imbattuti in una cosa curiosa: il terreno del civico 23, rimasto incolto dopo le demolizioni, è stato utilizzato come deposito per delle pietre enormi in ceppo lombardo. Le pietre, dei blocchi lunghi anche un metro, sono stati accatastati a quanto pare da poco tempo. I blocchi sono stati anche catalogati con delle etichette.
Sapendo della presenza dell’anfiteatro, ci siamo domandati se per caso si tratta di blocchi rinvenuti all’interno del parco e provenienti dalle fondamenta dell’anfiteatro romano.
Oppure potrebbero anche essere le pietre del famoso fossato ritrovato durante gli scavi per la M4 e qui riposte per poi venire ricostruite all’interno della stazione.
Vedremo se salterà fuori di che si tratta prima o poi.








sono le pietre del muro del naviglio ritrovato in via de amicis, sono state smontante e stoccate li in attesa di un loro riutilizzo.