Sono passati quasi due anni da quando una pandemia mondiale ha cambiato completamente il nostro modo di vivere. Ora, dopo mesi di incertezze e false speranze, Milano sembra lentamente tornare la città viva che era. Ha iniziato a farlo partendo dall’evento che più di tutti ne rispecchia l’anima e lo spirito. Così la Design Week ha rappresentato il primo vero grande evento dell’era post-Covid.
Per chi ha vissuto il Salone del Mobile e gli eventi del Fuorisalone prima che una pandemia mondiale sconvolgesse completamente il nostro modo di vivere, vedere finalmente le vie di quartieri come Isola, Tortona e Brera di nuovo vive è stato come tornare a respirare dopo mesi di apnea.
Un primo passo verso la normalità
Chiaramente, il programma della Milano Design Week è stato molto più ridotto rispetto al consueto, ma questo – speriamo con tutto il cuore – ha rappresentato la vera ripartenza. Si tratta del primo grande passo verso il ritorno ad una normalità che finora abbiamo solo sognato e sperato.
La sensazione che un po’ tutti abbiamo avuto durante questa ultima settimana è stata quella di aver vissuto un lungo incubo, fatto di piazze deserte e serrande abbassate. Ora sembra esserci risvegliati all’improvviso ritrovandoci nella città che tanto amiamo, fatta dei suoi piccoli e grandi eventi, dei suoi quartieri e delle persone che ne rappresentano la linfa vitale.
Riuscire – in un momento di paura – a rendere attrattiva una grande città ed un evento (che, al di là del Fuorisalone, resta comunque prettamente fieristico) è un enorme risultato dei suoi organizzatori. Lo è anche per tutto il settore del design e degli arredi, oltre che delle istituzioni che ne hanno permesso lo svolgimento.
L’importanza del settore fieristico
Non dimentichiamoci che il settore fieristico, che normalmente nel nostro paese generava oltre 20 milioni di visitatori all’anno e affari per 60 miliardi di euro (che posizionavano l’Italia come quarto paese al mondo). Infatti è stato uno dei più colpiti dalla crisi che la pandemia ha portato con sé. Qualche numero? Il solo Salone del Mobile 2021 (ribattezzato Supersalone per il grande ritorno dopo più di un anno di stop) ha attirato oltre 60 mila spettatori provenienti da 113 paesi in soli sei giorni di manifestazione, di cui il 47% provenienti dall’estero. La Triennale di Milano ha contato invece 35 mila visitatori, tanto da decidere di prorogare la mostra attinente la settimana del design. I dati sono nettamente inferiori a quelli ai quali eravamo abituati (il Salone normalmente accoglieva 400 mila visitatori). Tuttavia, se pensiamo che ci troviamo ancora nel bel mezzo di una emergenza sanitaria che interessa il mondo intero, i dati assumono un valore che va ben oltre il semplice conteggio.
La platea digitale
Questi numeri, inoltre, non tengono conto della platea digitale: 90 mila utenze giornaliere hanno potuto usufruire dell’inedito format di quest’anno, che ha puntato moltissimo sulla partecipazione virtuale. In questo modo si è ovviato alla difficoltà di accogliere subito una quantità di pubblico troppo alta in tempi di Covid. La condivisione del Salone tramite streaming, podcast e social network ha permesso così di ampliare e diffondere ulteriormente l’evento. Ciò, promettono gli organizzatori, diventerà consuetudine durante tutto l’arco dell’anno. Questo non potrà mai sostituire la partecipazione fisica, ma in un tempo in cui il contatto fisico deve purtroppo e necessariamente essere limitato, puntarci sopra ha avuto ed avrà i suoi vantaggi.
Un risultato eccellente
Il risultato della manifestazione è stato acclamato anche dalla stampa estera, tanto da averla resa un modello al quale fare riferimento per i prossimi eventi a livello internazionale.
Il nostro plauso va quindi a Maria Porro, Claudio Feltrin e Stefano Boeri, che hanno deciso di prendersi una enorme responsabilità. Hanno messo la faccia nell’organizzazione di un evento che avrebbe chiaramente portato con sé tanti rischi e tante polemiche. Per di più, stiamo parlando di un evento che normalmente viene gestito anno per anno. Invece, per questa edizione ha avuto conferma solamente quattro mesi fa, con la nomina di Boeri come curatore.
Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro coordinato tra il Comune di Milano e gli organizzatori, che hanno lavorato sotto una comunità di intenti che troppo spesso è mancata negli ultimi mesi dal punto di vista istituzionale. Un lavoro eccellente di anticipazione di quelle che sarebbero state le problematiche per allestimenti, visite e trasporti nei diversi e possibili scenari della situazione sanitaria.
La Milano Design Week è stata l’occasione (riuscita) di dimostrare al nostro paese e al mondo intero – ma anche e soprattutto agli scettici – come sia possibile organizzare e svolgere un evento di enorme portata in tutta sicurezza. Soprattutto lo si è dimostrato in un periodo di incertezza come è ancora (purtroppo) quello attuale.
Al di là delle polemiche
Non vogliamo addentrarci in sterili discorsi su vaccini e Green Pass (per i quali, tra l’altro, l’organizzazione ha anticipato il governo nella obbligatorietà durante la manifestazione). Va sottolineato però che questo evento ha palesato sopra ogni inutile polemica come sia possibile rispettare le regole senza dover rinunciare alla propria libertà e senza invadere quella degli altri.
Con il giusto buon senso e una buona dose di consapevolezza, per tante persone è stato possibile partecipare ad eventi, mostre, seminari ed aperitivi sparsi per tutta la città. Inoltre è stato possibile tornare nei musei e scoprire palazzi storici della propria città. I vantaggi sono risultati non solamente per gli attori del settore design-arredo, ma anche per commercianti, albergatori e ristoratori che in questi mesi hanno sofferto la mancanza di pubblico e turismo.
Riflessioni e piccoli cambiamenti
Durante questo lungo periodo di riflessione, noi di UrbanFile abbiamo affrontato tematiche e dibattiti per capire quali saranno le direzioni da prendere in questa situazione. Soprattutto l’interesse si rivolge ai limiti e alle criticità che città come Milano hanno mostrato negli ultimi due anni. La speranza è che questo confronto non si fermi, ma che anzi colga al volo occasioni come quella della Design Week per mettere in pratica le tante e buone idee che sono state avanzate in questi mesi.
La Milano che ha accolto con entusiasmo questo evento è una città che timidamente sta cercando di cambiare: più verde, più tavolini in strada, più ciclabili. Così, rispetto a due anni fa, le politiche green che già erano state messe in atto (non senza poco scetticismo generale) hanno subìto una accelerazione. Ciò è avvenuto grazie ad una maggiore consapevolezza acquisita, complice una situazione che era diventata insostenibile. Tuttavia è stato necessario un evento inaspettato e tragico per palesarsi ancora di più sotto gli occhi di tutti.
Nei prossimi anni sarà fondamentale guardare al futuro senza però dimenticare tutto quello che è successo in questi mesi. Bisognerà fare tesoro degli errori fatti e cercare differenti soluzioni e nuovi modelli che possano rendere più sostenibile il nostro stile di vita e il nostro modo di abitare le città. Quello che si prospetta, crediamo, è un periodo di transizione che porterà ad un nuovo equilibrio tra queste esigenze e le peculiarità di ambienti ad alta densità abitativa abituate a grandi eventi pubblici.
Gli appuntamenti futuri
Il Salone del Mobile ed il Fuorisalone del 2022 riprenderanno il loro consueto posto nel calendario il prossimo aprile. Secondo Boeri sarà essenziale puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Infatti questa ultima edizione ha dimostrato come non siano necessarie grandi cose per creare un evento attrattivo e allo stesso tempo ben fatto. Inoltre un format più ridotto, ma meglio organizzato, permette anche un migliore controllo dal punto di vista organizzativo e più inclusività per il pubblico. Le soluzioni adottate per l’organizzazione degli stand e degli spazi nell’ambiente-fiera e all’esterno di essa ha inoltre posto le basi per creare un modello esportabile a tutti gli eventi fieristici futuri. Ciò si può realizzare con una maggiore diversificazione degli spazi e migliore fruibilità e vivibilità da parte dei visitatori.
Nelle prossime settimane Milano tornerà ad essere la sede degli altri eventi che caratterizzano la stagione autunnale del programma Week & City 2021, del quale vi riportiamo il calendario aggiornato:
13-19 Settembre 2021 | Milano Art Week |
21-27 Settembre 2021 | Milano Fashion Week |
4-10 Ottobre 2021 | Milano Movie Week |
17-21 Novembre 2021 | Milano Book City |
22-28 Novembre 2021 | Milano Music Week |
Dicembre 2021 | Milano Food City |
Ma che ripartenza è che dobbiamo chiedere e ottenere il permesso per ogni cosa, anche la più semplice ivvia e banale?
Altro che vivi, e sentirsi vivi per due briciole che ci vengono xoncesse a condizioni inaccettabili. mi viene in mente un verso della waste land di t.s. eliot. “Living and partly living”.
Masse di gente vaganti con green pass e autorizzazioni e relativi controlli mi dà un senso di profonda tristezza. Un senso cadaverico e crepuscolare. Altro che sentirci vivi. Sveglia
concordo
Statevene a casa e lasciate che si goda la vita chi non si fa rovinare l’esistenza dal fatto di farsi fare uno scan sul telefono…
Dal punto di vista pratico che differenza c’è con il controllo del biglietto su un treno o del timbro sulla mano in una discoteca? Poi se uno preferisce battaglie di principio bivaccando sul divano di casa e scrivendo messaggi sentendosi un fine pensatore, be my guest!
Qui concordo io
Ma quale permesso? basta che hai il green pass vai dove vuoi. E i no vax / no green pass stessero a casa che non ci mancano
E ti sembra poco, soldato dell’obbedienza?
Pure tu hai un limite, sappilo.
Se non qualitativo, certamente quantitativo.
Mi interessa indagare, a oggi, quale è.
L’ispezione rettale?
Muoverti saltando su un piede solo?
Dover inviare una relazione dettagliata di ogni tuo movimento ad un’autorità?
Concedere la moglie per legge pur di essere autorizzato muoverti e visitare i meravigliosi localini del fuori salone o cosevsimili (ovvero il ‘godersi la vita’ qui rivendicato).
Coraggio, dimmi a cosa diresti: eh no, questo no.
Mi interessa. Veramente. Ciao
Grazie maestro di libertà!
Combatti per noi pure contro cinture di sicurezza e caschi obbligatori sui mezzi di trasporto a motore, e visto che vi sei magari anche contro la patente (qualcuno limita la mia possibilità di guidare imponendomi un esame e una verifica della mia abilitazione!) e persino il semaforo (limita la mia possibilità di liberamente attraversare la strada quando più mi aggrada!)
Non sono anche queste ingerenze indebite nella mia vita, gabbie in cui non sono più totalmente padrone della mia esistenza?
Il godersi la vita mi viene impedito da una di queste misure liberticide, mi rovina la serata trovare una luce rossa che mi blocca temporaneamente la marcia? Oppure la vita ti è sottratta da proteste risibili come la tua, Braveheart dei miei stivali, che griderebbe “Freedom” come squartato da un dottore con una siringa (riducendo di molto il rischio che il dottore non debba avvicinarsi a te con un ventilatore o avvicinarsi ai tuoi per comunicare loro che l’Eroe della libertà è passato a miglior vita)
Prosa un po’ macchinosa ma concetti condivisibili.
Ok, bravo, incasso, tutto giusto, mi hai distrutto.
Sì, maaaa…lo scontr… ehm il tuo limite?
Qual è?
Non hai risposto. Per me è importante.
Grazie al tuo mess annichilente (al netto della prosa, come già rilevato da altri, non proprio cristallina) smetterò di combattere, ma non di studiarti.
E poi, dai, rispondere è cortesia.
Poni il problema come un bambino di seconda elementare non tanto sveglio (meno male che suggerisci agli altri di aprire gli occhi)
Il limite dipende dal rischio: se un’ispezione rettale, saltare su una gamba sola o riportare i miei spostamenti potessero salvare vite, mie o altrui, non avrei il minimo problema a farlo, non sentendo la mia libertà lesa in nessun modo. O al più limitata dal fattore di rischio, non certo dall’azione che il rischio lo mitiga. Sulla boutade elegante sulla moglie glisso perché -anche sforzandomi- non riesco ad immaginare il nesso con il potenziale beneficio
E invece tu, Braveheart, correresti il rischio di andare al creatore piuttosto che non limitare la tua libertà assoluta? Quale è il tuo, di limite, e a fronte di quale rischio, oppure i tuoi principi eroici sono così solidi che non accetteresti alcun compromesso a prescindere dal beneficio?
Ma alla fine tutto dipende dalla percezione del rischio: tu sei uno dei percentualmente pochi che ritengono che il problema attuale non giustifichi azioni di alcun genere, dai lockdown alle mascherine, dai vaccini al green pass. E cerchi di filosofeggiare sull’argomento ergendoti a difensore dello stile di vita minacciato da forze oscure e liberticide.
Ma attenzione che il “senso crepuscolare e cadaverico” è tutto sommato meglio provarlo quando sei a spasso con il green pass durante la Design Week che in una terapia intensiva senza.
Troppa gente se ne sta accorgendo a proprie spese
Game Set Match contro il No Vax convinto di essere più intelligente del creato… pagliaccio…
hai dimenticato di mettere !11!!1 dopo Sveglia.
No, no. Volutamente nessun !
Il mio sveglia è moderato e pacato. Quasi sussurrato. Una sorta di esortazione fraterna.
Hai dimenticato un po’ di !!!11!1!!!!111!!!!! per essere credibile della ggente, che a te le gente ti temono.
Pienamente d’ accordo.
Esatto, è stato bellissimo risentire i turisti per le vie di Milano e sarà altrettanto bello partecipare agli eventi delle altre settimane a tema. Speriamo non vinca Bernardo dato che ha considerato questi eventi “inutili”.
Veramente ha detto che la Design week o la fashion week han senso perchè c’è una organizzazione dietro, ma se poi ogni settimana fai la “week” di qualcosa….ne ha meno.
Qualcuno di voi è mai stato alla Milan Yachting Week? 🙂
La strada migliore per avere un’attrattivita’ su dodici mesi l’anno, senza avere magneti per visitatori come bellezze naturali o decine di monumenti famosi nel mondo, e’ di costruire un calendario di eventi
E se ci la moda e il design si sono affermati negli anni (o meglio decenni) le nuove proposte devono avere lo spazio per crescere: qualcuna si dimostrerà inadeguata, da qualche altra nasceranno altri gioielli. Ironizzare precocemente è patetico
Tema che sarebbe sciocco affrontare con quattro battute in un commento.
Il punto è che l’affermazione di Anonimo 14.12 è una bufala (altrimenti detta “fake new”, per gli amanti dei social 🙂 )
Io però ripartirei dalle normali biblioteche di Milano.
Sono veramente troppo piccole.
E inizierei ad impostare un grande piano per trasformarle in piccoli hub centri culturali polifunzionali.
Per i vecchietti possono trovare ampie sale per leggere i giornali.
Gli studenti piacevoli postazioni per studiare in silenzio e accesso da internet.
Varie sale consultazioni libri, cd e dvd.
Sale convegni e eventi cilturali.
Corsi e incontri tematici.
Qualche sala proiezione per eventi con supporto video.
Etc
È un investimento ma qui signori investiamo sul nostro futuro, sulla cultura, sui nostri quartieri per lottare contro limbarbarimento culturale e la desertificazione di attività nelle periferie e semiperiferie e anche il centro.
La nostra vita non si può ridurre a puttanoni, supermercati, rolex, shopping district, struscio, e mettersi in posa per un selfie.
Ricostruiamo il tessuto sociale e culturale e di comunità soprattutto a livello locale del proprio quartiere.
Una rete di biblio centri culturali potenziata è il cosiddetto investimento per il presente e per il futuro.
Quanta tristezza leggere commenti di quella bassezza e superficialita’ contro una persona che esprime legittimamente un’ idea contraria alle linee guida totalmente ascientifiche e ricattatorie .