Milano | Castagnedo – Demolizioni e abbandono in via Toffetti-Tertulliano

La lunga via Tertulliano che comincia in viale Umbria, termina nel piccolo quartiere di Castagnedo (distretto di Corvetto) oltre i binari che portano alla stazione di Porta Romana, spezzandosi in più parti: primo tratto da viale Umbria a viale Puglie; secondo tratto da viale Puglie alla ferrovia; terzo tratto dalla ferrovia verso destra porta a via Sulmona e verso sinistra porta in via Toffetti, ma c’è un quarto tratto che va da via Sulmona a via Toffetti quasi fosse un distaccamento meridionale della via.

Ebbene, in questo punto finale della via ci troviamo nell’antico borgo di cascine di Castagnedo, che come Rogoredo, Taliedo e Nosedo prende il nome dalle piante qui abbondanti. Del borgo, ancora per poco se non si interviene, rimane l’antica chiesetta o oratorio di Sant’Anna, ormai in rovina e in cerca di una riqualificazione.

Nel frattempo nell’area ci sono nuovi interventi edilizi che fanno ben sperare.

La zona vista la vicinanza con le ferrovie, con l’ex scalo di Rogoredo e le autostrade è caratterizzata da impianti industriali (molti dismessi) e magazzini di logistica.

Uno di questi, il civico 124 di via Toffetti, è in fase di demolizione e bonifica. Come abbiamo visto lo scorso dicembre, sono in corso le demolizioni all’ex scalo Rogoredo per uno dei progetti importanti di recupero degli ex scali ferroviari.

Di fronte si trova il palazzo abbandonato dell’Ex INPS in via Toffetti 121, all’angolo con la parte terminale di Via Tertulliano. Qualche anno fa era apparso in rete un progetto dello studio RRC, per la sua riqualificazione mai confermata e mai portata a compimento. Per ora tutto tace in totale abbandono anche se tempo fa qualche bonifica è stata compiuta, vista la presenza di sacchi nel cortile.

A lato, nascosta dall’enorme e brutalità palazzo di via Toffetti si trova quanto rimane dell’antica chiesetta di Sant’Anna in Castagnedo. L’oratorio è protetto dalla Sovrintendenza dei beni culturali, ma da quanto si vede, a poco servono queste protezioni.

Si tratta di quel poco che resta di un antico oratorio sorto nella campagna milanese nel XII secolo come oratorio degli Umiliati. Conserva pressoché intatte le sue caratteristiche di chiesa romanica a nave unica anche se oramai da lungo tempo scoperchiata e in totale rovina. Negli anni Sessanta la città avanzò inghiottendosi vecchie cascine campi e anche questa piccola chiesetta, come abbiamo visto, venne costruito il palazzine per uffici dell’INPS che quasi a sfregio per la sua totale bruttezza pare pronto a inghiottirsi quel poco che rimane.

Non è certamente la struttura architettonica il motivo per cui la Sovrintendenza ai Monumenti stese la mano protettrice su questa chiesina alla periferia della città. L’architettura in questo semplice parallelepipedo oramai diroccato non c’entra. Il motivo si trovava originariamente invece in qualche antico affresco delle pareti interne. Forse affreschi quattrocenteschi oramai perduti.

Così descriveva la chiesetta G.Ponzoni nel suo: le chiese di Milano, 1930.

A sinistra vicino alla porta, vi era una lapide col «vero ritratto della immagine miracolosa di S. Carlo la quale l’anno 1601 ai 24 giugno risanò una donna paralitica da 9 anni e ha reso la sanità ad altri infermi ».
Sulla parete laterale sinistra esisteva, sino agli anni venti del Novecento, l’avanzo d’un affresco: erano tre teste femminili, le Tre Marie; questa pittura si trovava sopra un altro affresco. Più avanti vi era un altro affresco più definito, all’epoca: un Cristo morto emergente ritto dal sepolcro; alla sua destra San Rocco, alla sinistra S. Pietro. Sulla parete di destra vi erano pure affrescati San Sebastiano e San Lorenzo martire.

L’altare e la balaustra erano di marmo. La pala d’altare era una S. Anna. A sinistra dell’altare, in alto, in un avanzo d’affresco, vi era raffigurato un angelo.

Pensare che, basterebbe includere nel recupero dell’edificio ex INPS anche questa chiesetta, trasformandola in qualcosa da vivere e ammirare, forse ne guadagnerebbe anche il quartiere.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Duepiedisbaglaiti

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