Un anno fa, la Sovrintendenza decise di fermare la demolizione del garage multipiano, ritenuto un pregevole esempio architettonico rappresentativo di un’epoca, la Milano del “Boom economico”. Tuttavia, i proprietari si sono rivolti al TAR, che ora ha respinto il vincolo imposto dalla Sovrintendenza con una motivazione perentoria: «Ciò che emerge in definitiva è la carenza di motivazione relativamente alle ragioni poste dall’amministrazione a supporto del vincolo».
Tra via Lentasio e via Calderón de la Barca si trova il Garage delle Nazioni, progettato dall’architetto Antonio Cassi Ramelli negli anni ’50. La proprietà ha deciso di abbatterlo per costruire una torre di 56 metri d’altezza nella parte centrale (14 piani) e una più bassa di 40 metri (9 piani) per un complesso alberghiero di lusso. Si tratta della classica operazione di demolizione e ricostruzione con cambio di destinazione d’uso.
Questo progetto ha subito incontrato l’opposizione dei residenti del vicinato, preoccupati per la perdita di un servizio pubblico con 800 posti auto. Tra i principali oppositori ci sono Paolo Cassi, figlio dell’architetto, e Michele Sacerdoti, che hanno richiesto alla Sovrintendenza di imporre un vincolo culturale a causa dell’alto valore dell’opera, considerata persino nel censimento di Lombardia Beni Culturali come «uno dei più raffinati esempi di architettura dei servizi per l’automobile». Dopo aver esaminato la questione, la Sovrintendenza aveva deciso di imporre il vincolo di interesse culturale particolarmente importante. Immediata è stata la reazione dei proprietari del parcheggio, che hanno presentato ricorso. Ieri è stata pubblicata la sentenza che dà torto alla Sovrintendenza. «L’amministrazione sostiene che l’immobile costituirebbe una testimonianza dell’identità collettiva milanese e nazionale degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, nonché un esempio concreto delle nuove problematiche insorte con l’avvento dell’automobile di massa e di come esse siano state risolte a livello urbanistico» si legge nella sentenza. Tuttavia, questo non è sufficiente perché «l’amministrazione non si riferisce a un dato o a un fatto storico precisamente collocato nel tempo, ma piuttosto al fenomeno sociale del boom economico, sottraendosi, però, al proprio obbligo di individuare quale apporto specifico possa provenire dal Garage per renderlo una testimonianza “particolarmente importante” di quella fase storica, dai contorni così ampi da essere compatibile con qualsiasi manifestazione di sviluppo dell’economia».
C’è dell’altro: «Posto che, con ogni evidenza, non ogni segno tangibile risalente a tale periodo può assurgere a bene di rilievo culturale, la motivazione deve convincere che il vincolo protegge una componente della memoria collettiva se non unica, comunque dotata di elementi del tutto peculiari, tali che la perdita del bene arrecherebbe pregiudizio alla sintesi storica dell’epoca». I giudici non sono stati convinti: «Al contrario, nella relazione tecnica allegata al provvedimento, mentre si è reticenti sull’eco e sul rilievo concreto che il Garage avrebbe riscosso tra la cittadinanza, si dà atto che il tema dell’autorimessa multipiano era “già stato percorso con esiti felici negli anni ’30”, e che la stessa soluzione del “parcheggio sul tetto” non costituiva una novità “assoluta”» e quindi «cessa di essere adeguatamente argomentato il nesso del bene con il cosiddetto boom». Così, il vincolo è stato rimosso.
Ora, però, il progetto dovrà affrontare le sfide dell’Urbanistica e, considerando l’attuale clima riguardo alle demolizioni e ricostruzioni con le indagini in corso, forse sarebbe stato meglio mantenere il vincolo, sicuramente una storia che avrà un percorso lungo.
- Referenze immagini: Milano Sparita; Lombardia Beni Culturali; Pagina Milano Scomparsa; Roberto Arsuffi; Google
- Testi e informazioni: Pagina Milano Scomparsa; Michele Sacerdoti; Storia di Milano; Corriere della Sera
- Porta Romana, Via Lentasio, Architettura, Demolizione, Via Sant’Eufemia, architetto Antonio Cassi Ramelli
MALEDETTI
Il garage è dimenticabile (fatto salvo forse per la rampa interna), ma due torri lì sarebbero l’ennesima offesa all’urbanistica della zona.
Speriamo in un ribaltamento da parte del Consiglio di Stato.
Giusto. Ma questo è l’ennesimo esempio di come questa città diventi sempre più brutta, per un totale menefreghismo di chi l’ha governa (come in passato).
mi sembra che ci si aggrappi un po’ agli specchi, in fin dei conti è solo un brutto parcheggio.
E quindi al posto del brutto parcheggio é meglio avere una brutta e mastodontica torre? Che non c’entra proprio nulla con il contesto in cui spunterà?
Penso che la sentenza sia, riguardo a questo aspetto, molto equilibrata. non è affatto brutto ma non è nemmeno eccezionale. Può essere demolito come lo è stato molto altro anche ben più valido esteticamente. Più che altro una buona governance urbanistica vorrebbe che alla demolizione seguisse una realizzazione in grado di offrire uno spazio urbano migliore del precedente, nel rispetto del legittimo desiderio della proprietà di valorizzare l’area come pure della città come luogo di “abitazione” delle persone.
Il parcheggio è da demolire… però la torre di 14 piani è una follia
L’ignoranza ancorché deliziosamente argomentantata è dilagante, ma lo scarso interesse per la storia di questa città non è mai sopita.
Senza un minimo di lungimiranza tutto può essere considerato inutile e sostituibile, salvo poi rimpiangere la loro demolizione.
In questo caso poi la possibilità di elevare al suo posto una torre di 14 piani è semplicemente sconcertante
Per l’uso al quale era stato concepito, è un edificio di grande pregio con ampi posti auto e rampe di accesso. Possiamo anche apprezzare il marmo delle scale ed il mosaico di ceramica alle pareti, laddove parcheggi molto piu’ recenti sono rifiniti con materiali molto piu’ economici. Un bell’esempio di architettura razionalista tipica di quel periodo e di grande utilità vista la carenza cronica di posti auto del centro in primis per i residenti e non.
Purtroppo non è e non sarà l’unico esempio di speculazione immobiliare di questo tipo
Meno male. I miei nonni vivevano in via Lentasio 1 e quel garage è sempre stato un pugno nell’occhio per l’intero quartiere.
Vedrai che pugno nell’occhio una torre di 96 metri, visti poi i capolavori di architettura che abbiamo visto in giro ultimamente haahahahahah
La “solita” fame di soldi, che però potrebbe essere “saziata” rifunzionalizzando l’edificio senza stravolgerlo (vedi ad esempio e su scala maggiore il comprensorio del Lingotto a Torino). Ma forse manca la cultura del riuso, che impone scelte e percorsi progettuali più complessi, e si preferisce una via più facile che prevede la demolizione e la successiva costruzione di nuovi edifici.
Facciano quello che vogliono. Ma una Torre di 14 piani nel centro storico ASSOLUTAMENTE NO!!!! Stiano in linea con altezze di gronda. Basta DEVASTARE il Paesaggio della Milano storica. Vadano a fare Torri anche di 300 metri a Stephenson.Quante ne vogliono.
Se finiamo a tutelare qualsiasi ciofeca del dopoguerra sto Paese può dirsi definitivamente morto. Incredibile da dire ma per fortuna che c’è il TAR.
Tutto quel contesto è inguardabile, fortuna che faranno qualcosa di meglio. Speriamo che non fermino più i lavori per i soliti 4 nostalgici.
Sempre la stessa scusa e la stessa pseudo-argomentazione; con questa mentalità di non dico di che cosa, abbiamo seriamente rischiato di perdere il castello sforzesco e perso purtroppo per sempre i navigli, solo per fare due esempi.
Oltretutto, demolire per rendere più bello e vivibile il quartiere, creare un nuovo giardino…no, naturalmente, sempre per cementificare e far nuove mangerie per architetti e roba del genere.
Una cosa è sicura, la sentenza è arrivata nel momento peggiore(per la proprietà)anche solo x ipotizzare un intervento così impattante. E dubito che per almeno un annetto qualcuno nelle varie commissioni urbanistiche si prenda la responsabilità di un intervento edilizio che rientra in pieno nella casistica dove la magistratura milanese sta indagando e ponendo veti a raffica
Vogliamo creare un rione romana di soli alberghi?? E l’unico parcheggio in zona. Nel giro di poche centinaia di metri ci sono 7 hotel, uno più grosso dell’altro. Senza contare la torre Velasca. Direi che sono sufficienti!!!!
Lo decidi tu quanti alberghi sono sufficienti?
Non è da fare. In porta romana già troppi htl. Abbiamo aspettato venti è passa anni per il Lirico, avremo disagi, con le opere ancora in atto degli altri htl compreso la Velasca e la M4 per NON SO QUANTO REMPO ANCORA Basta…..pensate sistemare la pavimentazione del corso. Pericolosissimo!!!!
Piu’ torri e meno parcheggi!
e chi abita nelle torri parcheggi a Novara! noi vogliamo 3 milioni di abitanti ma nessuna auto! via le auto dalla Lombardia!
ma vi sentite quanto siete squallidi, piccoli, ridicoli e penosi? trovatevi un lavoro.
Tutti in bici oggi ?
Spiace perdere una testimonianza degli anni 50, sostituita non da aree a servizio della collettività ma in cambio di una speculazione.
Vada la speculazione se porta qualità e miglioramenti per tutti….l’importante è non ritrovarsi 800 auto parcheggiate dovunque.
Se l’idea è di eliminare la sosta auto in centro, ben venga, spero che la municipalità abbia ragionato anche su questo
Mah, vediamo il progetto, vediamo come si interfaccia con il resto perché è vero che siamo in centro ma là è già pieno di palazzoni e purtroppo di storico non è rimasto niente.
La posizione giusta potrebbe sfuggire nei fotoinserimenti critici (da San Nazaro).
Poi, per carità, sono il primo a dire che se questi tirano fuori un terrazzo panoramico in centro dove c’era un edificio di 3 piani, la comunità deve essere compensata!
potrebbero fare come per lo storico garage Traversi di via bagutta, abbandonato da anni e convertito e occupato da Vouitton e altri marchi del lusso e ristorazione
Per compensare dovrebbero creare un parcheggio di 3 piani sotterraneo
“una testimonianza del boom economico” … un parcheggio. Senza nessuna peculiarità architettonica peraltro. Ma robe da matti. A testimonianza che dentro le soprintendenze neanche ci mettono gente che ha studiato o capisce qualcosa di architettura.