Milano, Centro Storico.
Novembre 2025. Possiamo mettere la parola “completato” al cantiere per il ripristino dell’arredo urbano dopo la rimozione dei cantieri per la realizzazione della stazione M4 Santa Sofia, aperta dall’ottobre 2024.
La parte finale della via, verso Corso Italia, era già stata completata con l’inaugurazione a giugno di Largo Piero Sacerdoti, proprio dove si trova l’uscita della stazione M4. All’appello mancava la parte iniziale della via che corre da Corso di Porta Romana e giunge sino a Corso Italia.
Oggi via Santa Sofia è probabilmente una delle strade meno attraenti del centro di Milano, composta per la maggior parte da costruzioni post belliche (1948-1970). Un tempo era una via “romantica”, parte della cerchia dei Navigli, nel tratto che collega Corso di Porta Romana a Corso Italia (all’epoca Strada di San Celso).
Anticamente chiamata Strada di Santa Sofia, la via deve il suo nome all’omonimo collegio con chiesa situato accanto alla chiesa di San Calimero. Il collegio fu fondato nel XVI secolo da San Carlo Borromeo per accogliere le fanciulle povere rimaste orfane a causa della peste. Il toponimo fu ufficialmente confermato con una delibera del 13 settembre 1865, includendo anche la piccola piazza antistante la chiesa, parte della quale fu poi assegnata al convento.

Sulla destra la chiesetta del Santuario di Santa Maria Bambina e sullo sfondo il tiburio “monco della chiesa di Santa Maria della Visitazione
Nel 1713, chiesa e convento cambiarono denominazione in Santa Maria della Visitazione passando alle suore di San Francesco di Sales, che, grazie a un cospicuo lascito della marchesa Teresa Visconti di Modrone, costruirono il chiostro ancora oggi visibile e la nuova chiesa, che sostituì quella precedente. Il progetto fu dell’architetto fiorentino Anton Maria Ruggeri (secondo altre fonti del Quarantini). Chiesa che doveva avere una bella cupola mai realizzata.
Sempre sullo stesso lato della via si trova il Santuario di Maria Bambina (in passato Sant’Apollinare), nella sua attuale forma, fu invece progettato dall’architetto milanese Giovanni Muzio (autore della celebre Ca’ Brütta) tra il 1951 e il 1953, come parte della ricostruzione post-bellica.
L’ampliamento della strada, avvenuto dopo la copertura del Naviglio nel 1929 e i bombardamenti del 1943, ha portato alla scomparsa di due antiche vie che correvano parallele: il Terraggio di San Celso e il Terraggio di Porta Romana. Il rinnovamento del lato pari della via, ora dominato da opprimenti edifici in maggioranza per uffici, ha cancellato le tracce del passato.
Oggi la via ha perso ogni fascino a voler vedere: è una larga arteria fiancheggiata da edifici moderni, privi per la maggior parte di qualsiasi valore estetico. Più di vent’anni fa, la giunta Albertini aveva cercato di migliorare l’aspetto della strada piantumando un filare di aceri canadesi, ma molti di questi alberi sono stati rimossi con i lavori di cantiere.









Ora la via è stata ripulita, sistemata e riqualificata in parte, dall’incrocio con Corso di Porta Romana sino al civico 10. Poi è rimasta com’era sino al civico 24, per riprendere con la nuova sistemazione sino a largo Sacerdoti e Corso Italia. Mentre il marciapiede sul lato dispari, dove si trovano le due chiese, è stato completamente piastrellato con pietra (beola). Nelle parti ricostruite sono stati allargati i marciapiedi e create le aiuole a gradoni, come è avvenuto per via Molino delle Armi e via De Amicis. Nel tratto rimasto com’era, sono rimasti i parcheggi per auto e le piante di acero canadese.
La ciclabile è stata realizzata solo in segnaletica orizzontale (verniciatura).
Si seguito le foto del lato dispari della via.
















Si seguito le foto del tratto di via rimasto com’era.






Qui di seguito le foto del tratto finale con il nuovo Largo Sacerdoti.













- Referenze immagini: Roberto Arsuffi
- M4, Via Santa Sofia, Via Pantano, Brolo, Piazza Velasca, Torre Velasca, M3 Missori, M4 Sforza-Policlinico, Metropolitana, via Francesco Sforza, Via Larga, Via Albricci, Vetra, Sant’Ambrogio, De Amicis
Per quanto tempo rimarranno abbandonate le pregevolissime barriere in plastica bianche e rosse?
Ma perché, perché, pur essendoci lo spazio, non è stata fatta una ciclabile in sede separata? Anche un semplice cordolo l’avrebbe resa molto più sicura. Perché vengono fatti sempre questi lavori a metà?
Sicuramente molto meglio di prima… peccato però per il solito arredo urbano super basico
Bellissimi nuovi spazi pedonali in pietra trasformati in depositi di scooter, moto, motorini.
Non ci meritiamo nulla, avessero asfaltato tutto sarebbe stato praticamente uguale. Ma importa a qualcuno? Qualche vigile urbano, qualche assessore… nessuno ha un minimo di senso del decoro per impedire che ogni nuova cosa bella sia deturpata in tempo zero?
Mi piacerebbe vedere lo stesso zelo contro le automobili sui marciapiedi e parterre.
Vorrei un sindaco che ama le fontane.
Alla fine non è il sindaco che rovina la città ma propio i milanesi…
Tutto vero, tutto bello, tutto a posto ma da qui a dire che è tutto completato ce ne vuole… Guardate bene prima e dopo gli incroci, le piste ciclabili, gli attraversamenti pedonali…
Porta Portese, bonifica sul lungotevere: largo alla nuova ciclabile fino all’ex Mattatoio
I lavori sono partiti da qualche giorno: le prime delle baracche di metallo che da tempo impediscono di vedere il Tevere sono state già abbattute. Messe lì vent’anni fa quando il vecchio mercato di via Ettore Rolli è stato spostato, sono state un ricettacolo di rifiuti e degrado. Una ferita aperta nel quartiere.
Ora questo angolo della capitale, noto come lungotevere degli Artigiani e punto di collegamento tra Porta Portese e Testaccio, si prepara a rinascere grazie a un piano di riqualificazione interamente finanziato dalla Fondazione Roma, che ha investito 1,3 milioni di euro per una lunga passeggiata che arriva all’ex Mattatoio, con tanto di ciclabile, alberi, arredi urbani e nuovi posti auto.
«Un’opera a costo zero per il Comune e per i romani grazie al partenariato previsto dalle nuove norme del codice degli appalti», sottolinea il presidente del municipio XII, Elio Tomassetti. Il progetto, che si chiama “Un nuovo ingresso per il Mattatoio”, è stato sviluppato dalla società di ingegneria Destudio e a raccontarlo ai residenti nella pizzeria di quartiere “L’elementare” sono stati, oltre al minisindaco, l’assessore capitolino alla Mobilità Eugenio Patanè, il delegato del Comune alla valorizzazione dell’ex Mattatoio Umberto Marroni, Valentina Osti di Fondazione Roma e il responsabile dei lavori Kristian Sesto.
Il piano prevede una passeggiata con asfalto chiaro e drenante, arricchita da nuove alberature e dieci panchine e, «incastonata al centro, una ciclabile che dal lungotevere attraverserà ponte Testaccio e finirà in piazza Orazio Giustiniani, all’ingresso dell’ex Mattatoio, il polo museale e universitario già oggetto di trasformazione», prosegue Tomassetti. La pista, di 550 metri lineari, sarà “realizzata con materiali dai colori neutri, che ne permettono l’integrazione con il contesto storico, ambientale e urbano circostante”, si legge nel progetto. Sarà però resa sicura dai bordi “dipinti con due fasce colorate laterali: una bianca e una rossa rubino”, mentre 660 dettagli catarifrangenti proveranno a scongiurare incidenti e investimenti all’altezza degli attraversamenti pedonali.
Le luci, infine, saranno incassate nella pavimentazione, “sia per non offrire nessun ostacolo al passaggio delle biciclette e a quello dei pedoni, sia perché in questo modo sono difese da ogni atto vandalico”.
A completare l’intervento, in corrispondenza degli attraversamenti, ecco riprodotto su una lastra di metallo il logo della Fondazione Roma, il cui impegno «ci permetterà di realizzare un’opera di grande valore in una zona, ovvero quella che va da Testaccio alla stazione Trastevere, oggetto dei più significativi piani di rigenerazione urbana», spiega l’assessore Patanè. Che si riferisce, per esempio, al vicino mercato di Porta Portese, di cui a breve — il tempo di ricevere il via libera da parte dell’avvocatura — uscirà il bando per le assegnazioni dei banchi.
Infine, con lo stesso metodo delle sponsorizzazioni delle infrastrutture «sarà realizzata un’altra ciclabile, in questo caso finanziata da Enac, che riconnetterà la dorsale del Tevere all’aeroporto dell’Urbe», aggiunge Patanè.
Tanto per dire come si possono fare le ciclabili con tanto di colore rosso, catarifrangente incassati nellasfalto e luci che le segnalano ben bene agli automobilisti.
Protette ed EVIDENTI dal colore e tanta altra roba.
Insomma è possibile.
Va ricordato sul lato verso il centro da via S.Sofia 28 al nuovo Largo Sacerdoti il grande edificio ex Ras di Gio Ponti, riqualificato recentemente dallo studio SOM, ora sede Deloitte , che e’ certo uno dei gioielli dell’ architettura moderna milanese.
Lo era, adesso non più…
Secondo me meglio ora che l’originale …