Nel 1923/25, su disegno dell’ing. Mons. Spirito Maria Chiappetta, venne eretta in Via Salvator Rosa, proprio di fronte a via Ambrogio da Figino, una chiesina neogotica. Aveva una pianta a croce greca formata da un’unica navata, dove al transetto si allargava formando un ottagono con quattro colonne di marmo levigato che sorreggevano il soffitto. Al di sotto si trovava una cripta delle dimensioni della chiesa, che non erano particolarmente grandi. A destra vi era l’altare in legno dedicato all’Addolorata e, a sinistra, un altro altare dedicato a Santa Teresa del Bambin Gesù. Sull’altare maggiore, anch’esso in legno, vi era una statua del santo titolare in gesso. Dapprima dipendete della vicina Certosa di Garegnano, la chiesa divenne parrocchia solo nel 1945. Le ridotte dimensioni costrinsero la curia a erigere nelle vicinanze un’altra chiesa moderna e più capiente, mentre la vecchia venne definitivamente demolita nel 1971, non senza rimorsi, specie per gli abitanti del quartiere. Sul retro vi scorreva ancora il torrente Mussa, oggi unito al torrente Pudiga che, sotto viale Espinasse, si unisce al fiume Olona nei meandri della città.
La nuova chiesa viene realizzata nel 1958 grazie alla collaborazione dell’architetto Mario Tedeschi con lo scultore Carlo Ramous, che modellò la facciata in cemento armato raffigurando il Crocifisso attorniato dai Santi.
Molto bella la nuova collocazione, in un lotto molto più ampio che permise, oltre alla costruzione della chiesa, anche la realizzazione di un vasto piazzale, che divenne il sagrato, e sul retro di spazi per le attività sportive e ludiche, oggi occupati da un campo da calcetto, uno da basket e le aree parrocchiali.
Di particolare impatto è la facciata in cemento armato modellato dalle figure in altorilievo realizzate in opera, da Carlo Ramous, per una superficie di 130 metri quadrati. Al centro della composizione è presente il Crocifisso, mentre nei due grandi pannelli laterali si possono distinguere San Giovanni e San Marco evangelisti, un ladrone, un volo di angeli, la Resurrezione, Gesù davanti a Pilato, San Satiro e San Marcellina, la resurrezione di Lazzaro e la moltiplicazione dei pani e dei pesci a sinistra; a destra invece sono visibili San Matteo e San Luca evangelisti, l’altro ladrone, la Natività, l’Adorazione dei Magi, Sant’Ambrogio e il Battesimo di Gesù.
Questa sorta di pannello gigantesco è distanziato dalla facciata in muratura della chiesa, ma è unito alla struttura da quattro travi in cemento e dalle falde del tetto. Tra pannello e facciata si trova un portico al quale si accede da tre ponticelli che scavalcano il fossato che circonda la chiesa su tre lati (forse un ricordo del vecchio torrente Mussa che passava proprio di qui). Il fossato serve anche per illuminare meglio i locali che si trovano al di sotto della chiesa. Il resto dell’esterno della chiesa è abbastanza semplice e realizzato in murature in mattoni pieni, da tradizione lombarda.
L’interno, ad aula unica, si presenta anch’esso come l’esterno, rivestito con una muratura in mattoni legata assieme da una fascia in cemento armato che corre lungo tutte le pareti. Il soffitto è formato da sei capriate a losanga mentre la pianta è a croce latina. La luce penetra solo da due vetrate poste alle pareti del transetto; suggestiva la parete completamente vetrata del lato nord (realizzata negli anni Ottanta), che, oltre ad avere un motivo di colore verde, si affaccia sul piccolo giardino dell’oratorio. L’altare è illuminato da una splendida vetrata colorata e dipinta a mano da Lindo Grassi che, illuminata dal sole, crea una bella atmosfera. A sinistra si trova un Crocifisso ligneo e un tabernacolo a destra. Peccato, forse, per la vetrata che dà sul portico, in semplice vetro opaco, che dà più l’idea di un magazzino anziché di una chiesa.
Grande emozione mi ha causato rivedere alcune immagini della chiesetta di San Giuseppe dove abbiamo ricevuto le basi dell’educazione religiosa e presso il cui oratorio abbiamo trascorso indimenticabili giornate di giochi, di formazione alla pratica cristiana ma anche civica.
Poiché la chiesetta è stata sacrificata per ragioni di pecunia, sarebbe bello affidare a questo sito altre immagini dell’interno e del vicino oratorio affinché la sua memoria sopravviva anche se i testimoni diretti della sua esistenza sono ormai pochi. Tuttavia, grande fu l’apporto della popolazione alla sua costruzione, alla riparazioni dei danni di guerra dopo il bombardamento inglese del 14/2/1943 e la testimonianza iconografica renderebbe omaggio ai fedeli che la sostennero con generosità in anni tutt’altro che facili.
C’è un errore di data: ho abitato in via Salvator rosa fino all’ottobre del 1972 e la chiesina c’era ancora