Milano | Vigentino – Symbiosis, nuovi rendering

Il progetto Symbiosis al Vigentino, proprio dietro Fondazione Prada, è un cantiere in gran fermento. Come abbiamo visto non ha ancora un pilastro fuori terra e già ha un inquilino di prestigio, Fastweb che si trasferirà qui col quartier generale una volta ultimati gli uffici. Symbiosis è un progetto di Beni Stabili, realizzato dallo studio degli architetti Antonio Citterio Patricia Viel and Partners che riqualifica radicalmente un’area molto depressa prima che Fondazione Prada decidesse di portare un polo culturale in questa zona a sud dello Scalo Romana, tra Corso Lodi, via Ripamonti e a due passi dalla Stazione di Porta Romana.

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Le immagini dal cantiere:

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | Vigentino – Symbiosis, nuovi rendering”

  1. Poveri Architetti, chissà quante riunioni, quanti compromessi al ribasso e quanti bocconi amari han dovuto ingoiare per arrivare a questo progetto (che immagino sia così poverello solo per motivi di budget del committente).

    Comunque è meglio di prima, quella zona era tremenda…

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    • Sinceramente non sono convinto che questo progetto sia così “poverello” solo per motivi di budget. Ci sono parecchi esempi di edilizia convenzionata che seppur dovendo fare i conti con limiti di costi sicuramente ben più stretti, presentano delle soluzioni architettoniche e formali molto più interessanti e moderne di questo progetto che ha invece un committente privato e quindi in teoria più “ricco”. Detto ciò è ovvio che più alto è il budget e più alta è la libertà del progettista ma credo anche che un bravo archittetto debba saper creare opere interessanti ed innovative a prescindere dal budget. Il vero problema, a mio umile parere, è la coppia Citterio&Viel che è proprio scarsa (vedi anche i ponti per expo o la nuova torre di cascina merlata)

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      • Citterio è architetto ma la sua vera vocazione è il design. Ha disegnato alcuni degli arredi di design italiani più belli degli anni 90 e 2000. Dovrebbe continutare a fare quello, perché come archietto in effetti non è granché innovativo.

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  2. Concordo con chi esprime delusione. Capisco che Beni Stabili non voglia avvelersi deglle stesse, costose, archistar di Prada. Ma se dai rendering l’esito è così triste, non oso immaginare che cosa sarà dal vivo.

    Un’occasione doppiamente persa, vista l’ampia libertà che lasciano gli spazi, pressoché infiniti, e il contesto originale super degradato. Amen!

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  3. Gli spazi esterni non sono male…bello il bosco di alberi e l’introduzione dell’acqua….é il palazzo che non é il massimo…ma che cmq rispetto all’esistente é già qualcosa. C’è molto spazio ancora da rifare in zona finché non cominciano…

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  4. da architetto, senza volere a tutti i costi difendere la categoria, ammetto che molte soluzioni possano sembrare ad una prima occhiata prive di qualità. I limiti con i quali ci si scontra, il più delle volte, non sono solo amministrativi ma anche provenienti dai clienti stessi che forzano il tecnico a perseguire una soluzione da lui considerata “povera” o di qualità inferiore. Per quanto riguarda il paragone con il progetto della fondazione Prada fatto da Renato trovo che sia fuorviante in quanto le due situazioni sono totalmente diverse. Citterio parte da una Tabula Rasa e non si confronta con nulla mentre OMA si ritrova ad agire su un contesto costruito anche di una certa qualità nel quale attua una sorta di completamento tramite volumi che si staccano nettamente per mezzo di un lunguaggio più contemporaneo (e che molti non condividono). Trovo invece interessante il commento sugli spazi aperti che diventano il vero e proprio fulcro di tutto l’intervento. Al pari di quanto avvenuto per Porta Nuova e piazza Gae Aulenti, se funzioneranno gli spazi pubblici, gli edifici passeranno immediatamente in secondo piano.

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