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Chiesa di Sant’Euplio Fuori le Mura. |
Il lettore più preparato sa bene che quando l’intitolazione “fuori le mura” accompagna il titolo di una chiesa, è perché viene reso un necessario distinguo con la sua controparte “dentro le mura”, pertanto, se abbiamo fin qui chiamato la chiesa di Sant’Euplio (sostituita poi dalla omonima parrocchia eretta su progetto dell’architetto Leone il 21 giugno 1964, inaugurata da monsignor Bentivoglio, dove tra l’altro si conserva una preziosa statua rappresentante il Santo e datata al Cinquecento, risparmiata dal bombardamento alleato) extra moenia, è sottinteso che esistette pure una chiesa di Sant’Eupliointra moenia.
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Resti della chiesa di Santa Marina su via Pozzo Mulino. Alle spalle di questa era eretto il tempio dedicato a Euplio. |
Come nel caso di Agata, quindi, nel luogo del martirio dovette sorgere un primo luogo di culto al Santo, rinnovato dopo varie vicissitudini in epoche successive. Il tempio più antico, ricorda Maria Stelladoro (Euplio – Euplio martire: dalla tradizione greca manoscritta, 2006) si trovava in contrada Muro Rotto, odierno quartiere di San Cristoforo, non lungi dai ruderi ipotizzati dagli eruditi locali quali i resti di una grandiosa Naumachia. La contrada non era distante dal presunto foro romano del cortile di San Pantaleone, né dalla via Pozzo Mulino, luogo dove per tradizione venne gettato il capo mozzo del Santo. Su questo presunto tempio non sappiamo praticamente nulla, ma possiamo ipotizzarne una data di fondazione tardo-antica, sulla base di alcuni elementi.
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La contrada Muro Rotto in una veduta di Tiburzio Spannocchi. |
Alle mura si addossavano i sepolcri della comunità cristiana (abbiamo già parlato dell’origine della contrada Fosse), le quali si sovrapponevano senza soluzione di continuità alle necropoli antiche: a nord con i sepolcri di via dottor Consoli e di via Sant’Euplio, a sud probabilmente nella citata contrada Muro Rotto. A ovest, dov’è oggi piazza Campo Trincerato, in un’area evidentemente risparmiata dalle lave del 1669, si rinvenne il celebre Cippo Carcaci, importante monumento funebre a forma di altare che testimonia la presenza di una necropoli a sud della città in epoca imperiale, non lungi dagli stadi; tuttavia la lava anzidetta ci preclude qualsiasi indagine per stabilire con certezza quale l’interazione tra i vari elementi urbani di quest’area.
Il Cippo Carcaci all’interno del Museo Civico al Castello Ursino. |
Il tempio dedicato a Euplio dovette poi decadere, forse con la conquista islamica. Nel IX secolo i re Berberi portarono in Sicilia numerosi nuclei di Ebrei Mori, i quali facevano loro da contabili, tesorieri e notai. A Catania si stabilirono nella zona della Cipriana (la zona dei Greco-Ciprioti?), a nord-ovest, da cui poi in un paio di secoli si spinsero a colonizzare la zona delle mura meridionali, appunto presso il Muro Rotto. Appare dunque evidente che il culto di Euplio dovette subire certamente un trasferimento se non un lungo periodo di interruzione. Una prova della perdita del culto in tale area sta nell’assenza di riferimenti a chiese, in particolare dedicate al Santo, sulle planimetrie più antiche pervenuteci e risalenti al XVI e al XVII secolo. La notizia riportata dal Policastro evidentemente riferisce di una chiesupola considerata non particolarmente importante dai cartografi del tempo, la quale si colloca distante dal tempio originario, sebbene comunque in zona.
Muro a baionetta del Bastione di Sant’Euplio, lato occidentale (vicolo della Spiga). Il Bastione è tagliato in due parti dalla via SS. Trinità. |
Resti delle mura meridionali (Torre?) a cui si addossava il Bastione nel suo lato occidentale (vicolo della Spiga). |
Parete interna del Bastione di Sant’Euplio, lato orientale. Sebbene se ne conservi una cospicua porzione, l’accesso è negato a causa di un muro di privati. |
L’unico accesso al lato orientale del Bastione (la parte meglio conservata del medesimo). La porticciuola è chiusa da un catenaccio. |
Quindi in zona esistette un tempio dedicato a Sant’Euplio, ma dove? Abbiamo già fatto cenno della scomparsa chiesa di San Giovanni alla Giudecca. Di questa chiesa non abbiamo molte notizie, mentre ci è più nota la chiesa di San Giovanni Battista che si apriva sull’attuale via Giuseppe Garibaldi. Questa, ricorda il Rasà-Napoli, il 25 giugno 1550 e fu insignita dell’Ordine Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, diventando una replica dell’omonimo tempio spedaliero presso la Porta di Sant’Orsola (di essa ne resta solo l’arco su via Cestai). Che fosse una rifondazione della preesistente chiesa medievale? Nel 1548 è testimoniato un violento terremoto a Catania il quale, sebbene non riportò ingenti danni alla popolazione e alle cose, certamente rovinò gli edifici meno robusti (alcuni edifici realizzati a secco crollarono miseramente) e tra questi forse potremmo vedere bene anche il tempio di Sant’Euplio che prima del 1486 fu dedicato a Giovanni. Forse per questo motivo non appare nelle planimetrie del Cinquecento alcun riferimento al Santo. Singolare la presenza di un bastione datato al 1553 poco più ad occidente, dedicato a San Giovanni: che qui esistesse un altro santuario dedicato al Battista a partire dal 1486? Appare improbabile vista piuttosto la presenza del convento di Santa Lucia che fu sede dell’ospedale di San Marco e in seguito anche dell’Università degli Studi al suo interno.
Ma cosa accadde allora? Come sparisce il titolo a San Paolo dal bastione meridionale?
Cortile della Misericordia (via Consolato della Seta). Vi si affacciava la chiesa dell’Aiuto prima del 1635. |
Uno dei casalini (case popolari del quartiere operaio) del primo Settecento. Vi si scorgono elementi di riciclo interpretabili quali i resti dell’antica chiesa dell’Aiuto. |
Dunque le vicende dei santuari dedicati a Giovanni, a Marina, a Maria dell’Aiuto, a Pietro e Paolo, appaiono fittamente intricati tra essi e con i luoghi della tradizione di Euplio, in un quartiere che appariva nel Medioevo (e ancora nel 1833 per Sebastiano Ittar, e ancora nel 1900 per Giuseppe Rasà-Napoli) ricco di chiese le cui storie sono inevitabilmente intrecciate con la storia generale di Catania, tutto intorno al Bastione che vi si eresse, mai del tutto completato e rovinato dall’eruzione del 1669, oggi del tutto sommerso da quella stessa città che avrebbe dovuto difendere, se mai lo si fosse compiuto. Un baluardo sorto forse con troppo ritardo, ma la cui storia sembra rispecchiare l’animo del quartiere in cui è ubicato, San Cristoforo, un quartiere a metà, mai del tutto cosciente delle storie che lo hanno generato.