Circa un anno fa il bel palazzo Landriani in via Borgonuovo, è stato restituito alla città. E’ stato possibile recuperare e restaurare parte degli apparati decorativi che impreziosivano le superfici esterne del palazzo, in corrispondenza di elementi architettonici e campiture originali, affreschi e decori in cotto.
NOTE STORICHE: L’origine del palazzo è imprecisata, ma si ritiene che sia stato riformato all’inizio del Cinquecento. Una tradizione locale attribuisce i lavori al Bramante, che però dal 1498 era a Roma. Il lato più lungo del palazzo, seicentesco, risvolta in via Fiori Scuri, mentre il lato più corto su via Borgonuovo è quanto resta della facciata originaria. L’androne sfocia in un portico ad archivolti sostenuto da capitelli rinascimentali scudati, con le insegne degli Aliprandi e dei Landriani (castello con aquila). Il muro di fondo del portico di fronte all’ingresso aveva un affresco a monocromo (ora al Castello Sforzesco), raffigurante due giganti, di cui uno reggeva un planisfero, l’altro lo misurava col compasso.La facciata del corpo minore, all’estrema sinistra di Borgonuovo, è divisa in tre comparti da un doppio ordine di lesene, nel piano inferiore a capitello dorico, cornice a triglifi, terminanti a gocce d’inconsueta lunghezza, che occupano tutta la sottostante fascia dell’architrave. L’ordine superiore termina con una cornice a guisa di capitelli. Lesene, cornici,capitelli, pareti con fini decorazioni pittoriche ormai scomparse.L’autore dell’architettura è secondo il Baroni Cesare Cesariano per via del confronto tra il doppio ordine di pilastrate del prospetto e quello risultante da un disegno del Cesariano nel suo Commento a Vitruvio. Sempre secondo il Baroni, anche i Giganti sarebbero del Cesariano,al quale attribuisce anche il soffitto a volte della Sala terrena. Il palazzo fu comprato nel 1513 da Tomaso Landriani dai Bossi e da lui ricostruito una prima volta.Proprietari successivi del palazzo furono gli Araciel, gli Imbonati, che lo rifecero nel Seicento. Da loro pervenne ai Melzi e ai Salazar, che nel 1880 lo cedevano al Demanio, che vi installò l’Accademia Scientifico-Letteraria. Dal 1959 è sede dell’Istituto Lombardo.
Le facciate restaurate