Expo: dopo sei mesi si smonta la baracca

Dopo sei mesi si smonta la baracca.

Era il 31 Marzo 2008 e Milano si aggiudicava l’evento espositivo per il 2015. Oggi siamo giunti all’ultimo giorno, da dopodomani si smonteranno i padiglioni e si tornerà tutti a casa.

Un successo, a dispetto delle malelingue, dei pessimisti e dei detrattori che non sono mancati, un successo che si è visto nelle facce felici dei 21 milioni di visitatori che si sono recati ad Expo.

Sono arrivati in visita oltre 60 fra Capi di Stato e Primi Ministri a cui si è aggiunto qualche centinaio di ministri; si sono visti sul Decumano celebrità pop come Sharon Stone o Bono degli U2.

Anni di corse, progetti, qualche furbetto, ritardi, veleni e allegrie, ma alla fine ce l’abbiamo fatta tanto da incassare gli elogi del presidente di Anac Raffaele Cantone, mentre riceveva dal sindaco Giuliano Pisapia il «Sigillo» della città.

Sei mesi di un evento internazionale racchiuso nei pochi metri quadri di una zona al confine tra Milano e Rho. Architetture fantastiche e brutte messe assieme per attirare i visitatori, assieme ad eventi, culture, esposizioni di ogni sorta e cibi variegati.

Dal 2 novembre si inizieranno a smontare i padiglioni, creati in molti casi per durare solo sei mesi. Peccato perché alcune strutture erano belle e perfette per altri scopi. Alcuni padiglioni saranno ricostruiti altrove, nei Paesi d’origine o donati ad altri.

Qualcosa rimarrà a Milano, come la rete del Brasile o la struttura del padiglione della CocaCola.

Il Nepal metterà in vendita le sue colonne intarsiate, noi di Urbanfile, speriamo tanto che in parte rimangano qui e vengano collocate nel nuovo Museo delle Culture ad esempio.

Come ben sappiamo vivranno dopo Expo anche edifici realizzati per rimanere – come il Padiglione Italia o l’Albero della Vita  oltre ai canali che caratterizzano il sito Expo – oppure salvati dalla demolizione come il Padiglione Zero.

Peccato, secondo noi, che perderemo le quattro sculture di Libeskind, quelle che hanno animato Piazza Italia per tutto il periodo di Expo grazie a Siemens: saranno infatti collocate in altre città dove la Siemens ha i propri uffici.

Rimane poi l’incognita della destinazione dell’area ora che l’Expo si chiude e che la maggior parte dei padiglioni verrà smontata. Le ipotesi che si sono fatte sono molteplici, dal costituire un centro di ricerca avanzata al fare una cittadella dello sport con un nuovo stadio di proprietà di una delle due squadre di calcio cittadine.

Qualsiasi sia il futuro, confidiamo che sia all’altezza del recente passato, perché di questa Esposizione Universale rimanga alla città e ai milanesi un luogo che soddisfi le aspettative e le ambizioni che, anche grazie ad Expo, Milano ha nuovamente cominciato ad avere.

 

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