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Milano | Turismo: la città al buio, le chiese e i loro capolavori

Abbiamo più volte evidenziato come a Milano i monumenti siano spesso al buio o scarsamente illuminati (si veda il Castello Sforzesco e non solo). Il problema riguarda anche le monumentali chiese milanesi.

Uno dei casi più eclatanti è la bella chiesa di Sant’Angelo, a Porta Nuova, chiesa barocca e ricca d’arte ma invisibile ai turisti a quanto pare. Siamo passati ben quattro volte e in orari diversi per controllare se fosse possibile ammirare i quadri che si trovano nelle cappelle, ma ogni volta l’oscurità era predominante, tanto da non poter vedere nulla. Ogni volta che siamo stati all’interno, abbiamo potuto osservare che qualche turista era entrato (orari non di messa) e come noi cercava di intravvedere le opere appese alle pareti, inutilmente.

Ad esempio nella prima cappella a destra entrando, la cappella di Santa Caterina d’Alessandria, si trova la copia (l’originale è a Brera) del dipinto dedicato alla Santa e al suo martirio di Gaudenzio Ferrari. Ai lati si trovano due bei dipinti di Antonio Campi del 1584: quello di sinistra,  Santa Caterina d’Alessandria riceve in carcere la visita dell’imperatrice Faustina, secondo molti studiosi dovette stimolare il giovane Caravaggio per la realizzazione dei chiaro-scuri e della grata riutilizzata nel suo dipinto della “Decollazione” del Battista nel 1608.

Che dire dell’invisibile San Carlo del Morazzone, o la Predica di Sant’Antonio di Simone Peterzano, maestro stesso di Caravaggio, oppure il Cristo Morto di Giulio Cesare Procaccini? Opere di sicuro valore che hanno avuto una certa importanza per l’arte italiana ma che vivono al buio, come si può vedere dalle nostre foto che abbiamo scattato. Quelle chiare le abbiamo recuperate da libri o cataloghi.

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Santa Caterina d’Alessandria riceve in carcere la visita dell’imperatrice Faustina di Antonio Campi, 1584

 

Stessa sorte tocca ad un altra chiesa barocca molto importante, Sant’Alessandro in Zebedia. La chiesa è molto grande e dotata di una bella cupola, ma spesso – tranne quando si tengono le funzioni – è al buio.

 

Stessa sorte tocca alla splendida chiesa di San Marco, quasi sempre avvolta nell’oscurità, dove capolavori, anche ben descritti da cartelli turistici, non si possono ammirare perché nel buio. Così potremmo proseguire per altre favolose chiese ricche d’arte ma che a Milano sono spente… perché Milano non è una città d’arte e si vede.

 

Altri esempi già menzionati da noi: Porta Ticinese, Stazione Centrale e monumenti vari




Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


4 thoughts on “Milano | Turismo: la città al buio, le chiese e i loro capolavori

  1. Claudio K.

    bellissimo reportage, come sempre i vostri. Complimenti. Ammetto che non sono mai entrato in S.Angelo, pur vivendo poco lontano: dopo questo articolo andrò a visitarla!

  2. max.rox

    Illuminare una chiesa ha un costo non irrilevante. Sicuramente gli impianti di illumnazione saranno da ripensare completamente (nuove luci a led e soprattutto nuove tecniche di illuminazione).
    Insomma, mancano i soldi (come al solito)

  3. Gualtiero

    La soluzione è semplice: innanzitutto pulire i vetri delle finestre e i quadri. Non ha senso alterare con la luce elettrica la luminosità originale di ambienti antichi dove gli artisti hanno coscientemente posizionato le loro opere. Basta non avere fretta di vedere tutto e subito: si aspetta qualche minuto, l’occhio si abitua e le opere magicamente compaiono.

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