Milano | Portello – Al Comune non piace!

“Il nuovo progetto di riqualificazione del Portello presentato dal Gruppo Vitali non ci convince” fa sapere Pierfrancesco Maran, assessore comunale all’Urbanistica. Anche per il sindaco Beppe Sala il progetto presentato non convinceva, mancava la “scintilla”.

Si trattava della seconda versione del progetto che prevede la completa trasformazione dei padiglioni della Fiera Milano City battezzata Milano Alta al Portello, per intenderci il blocco con il grande timpano progettato da Mario Bellini architects negli anni Novanta.

Le richieste di modifica che la Giunta comunale avanza ai Vitali sono soprattutto due: “Dal punto di vista dei contenuti e delle funzioni deve esserci più spazio per la fruizione pubblica dell’area – spiega Maran –, il Portello deve essere un luogo vissuto e frequentato. Anche ammesso che tutti gli spazi commerciali e gli uffici siano dati in affitto, c’è il rischio di un posto vissuto solo in orario di lavoro. Dal punto di vista estetico, con quelle cinque torri tutte uguali questo progetto non sembra all’altezza del respiro internazionale di Milano e della sua immagine, per intenderci quella rappresentata da piazza Gae Aulenti”. La richiesta sarebbe quella di una torre iconica e più spazi verdi.

Si tratta di un ennesimo “schiaffo” a questo progetto che ancora non trova un futuro. Il bando con il quale Fondazione Fiera ha messo a gara l’area risale ormai a ottobre del 2014. Vi era stato anche la famosa proposta da parte del Milan di costruire al posto dei padiglioni il nuovo stadio della squadra, ma un po’ le proteste degli abitanti della zona e un po’ altre misteriose decisioni hanno cancellato definitivamente questo progetto, con strascico di polemiche tra Fondazione Fiera e dirigenza del Milan.

Come riportato dal Corriere della Sera: Secondo indiscrezioni tra la Fondazione e i costruttori bergamaschi (Gruppo Vitali) sussistono tre motivi di conflitto. Innanzitutto in largo Domodossola si ritiene che gli assegnatari del Portello debbano corrispondere il canone annuo per il comodato d’uso dell’area (1,5 milioni di euro per i primi due anni, 3 milioni a partire dal terzo) già da febbraio 2016, data di stipula del contratto. Quindi la distanza tra le parti sugli oneri di urbanizzazione da corrispondere al Comune: i Vitali ritengono siano in carico alla Fondazione. Infine, i costi della bonifica, problema già sollevato dal Milan.

Indiscrezioni che dal Gruppo Vitali vengono smentite: “C’è un contratto, firmato a febbraio, perfettamente vigente, in forza del quale stiamo procedendo con le richieste autorizzative del caso”. Attenzione però alla precisazione in merito alle spese di urbanizzazione: “Gli oneri a carico di Milano Alta – fanno sapere dal gruppo – sono tutti coperti dal nostro piano economico finanziario mentre gli oneri di urbanizzazione sono contrattualmente a carico di Fondazione Fiera. Il timing che ci siamo prefissati prevede di iniziare la costruzione entro il primo quarto del 2017”.

Ora però, bisognerà rivedere le richieste di modifica del Comune e creare qualcosa di iconico.

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L’ultimo render presentato dal Gruppo Vitali e scartato dal Comune di Milano
Un progetto scartato in precedenza con torre iconica
Un progetto scartato in precedenza con torre iconica

L’area com’è. In rosso gli edifici da demolire e sostituire con il nuovo progetto e per finire un ipotetico futuro con torre iconica e giardino.

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I padiglioni di FieraMilano City

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12 commenti su “Milano | Portello – Al Comune non piace!”

  1. Personalmemte mi dispiace se abbatteranno la struttura attuale, che è uno dei pochi esempi riusciti di post-moderno a Milano.

    Alla fine, se continuiamo ad abbattere/ricostruire o “recladdare” tutto, non resterà niente come testimonianza di quegli anni che, con tutte le loro luci ed ombre, sono stati un’epoca goriosa per Milano.

    io interverrei solo sul frontone pseudo-greco che, oggettivamente, è la parte meno riuscita. Se proprio dobbiamo abbattere, allora facciamoci un giardino come suggerisce UF, magari in continuità con il parco di Citylife con una greenway soprelevata.

    Se dobbiamo abbattare per metterci dei cubi vetroacciaio banalotti e scontati, ha ragione Sala: manca la “scintilla”

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  2. Io pensavo avrebbero abbattuto e quindi venduto solo l’ultima parte da viale teodorico alla piazza di casa milan.
    Che peccato se verrà eliminata tutta la struttura a me piaceva con gli alberi…

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  3. A me dispiace che a Milano non esista un organo che dica la sua sull’Architettura in città.

    Con tutto l’affetto, Maran e Sala son degnissime persone ma Sindaco e Assessore all’Urbanistica vanno e vengono ad ogni soffio elettorale. Ci vorrebbe una organo o commissione che desse l’impostazione Urbanistica alla Città, e con la partecipazione del Politecnico.

    Sovrintendenza e Commissione Paesaggio faranno poi i loro “controlli” (sempre che ne siano in grado visto come hanno lavorato in questi anni), ma qualcuno che dia il “tono” generale alla città a mio parere ci vorrebbe, almeno sui grossi progetti.

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    • Veramente ce ne sono almeno due: la Soprintendenza e la Commissione paesaggistica. E poi ci sono l’INU, l’Ordine degli Architetti, il FAI, Italia Nostra….

      Che il problema sia che ce ne sono troppi???

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      • Forse son troppi, ma sicuramente non fanno il loro lavoro, così ci troviamo Sala e Maran che si mettono a discettare di Architettura e della “scintilla” che manca, come due membri di Urbanfile 🙂

        Cioè, sono i nostri rappresentanti e han tutto il diritto di dire la loro, ma forse il compito del Comune sarebbe di mettere i paletti ben chiari quando si mettono in pista i progetti come questi (sul che si fa) e poi sull’indirizzo estetico si pronuncia qualcun altro più qualificato?

        (metti che fra quattro anni eleggono la moglie di Trump Sindaco di Milano, me la devo sorbire che dice che i progetti edilizi non sono abbastanza “dorati”? 🙂 )

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  4. CONCORDO COL COMUNE. QUESTE IMMAGINI SEMBRANO UN PROGETTO NON CERTO DI RESPIRO INTERNAZIONALE. CI VUOLE QUALCOSA DI PARTICOLARE E SOPRATTUTTO QUALCOSA DI INNOVATIVO CON PIU’ VERDE E SPAZI PUBBLICI PER FAR VIVERE QUELLA PIAZZA CHE DI SERA E’ LA DESOLAZIONE TOTALE.

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  5. L’abbattimento dell’intero complesso di Bellini è una novità assoluta. Finora si era solo parlato del lotto esterno a viale Teodorico. Il che, se vero, documenterebbe la scarsa trasparenza che sta soffocando l’intera operazione FieraMilanoCity.
    A mio avviso le obiezioni del Comune vanno lette con attenzione: non è tanto un problema estetico. Ma già l’operazione Parco Vittoria ha fatto nascere un deserto metafisico come piazza Gino Valle.
    Reiterare l’errore con altri parallelepipedi di uffici non avrebbe altro effetto che elevare al quadrato il disastro.
    Tra l’altro vale la pena chiedersi se, invece, un po’ di cervello in più non potrebbe consentire di dare diversa destinazione alla struttura esistente senza abbattimenti.
    Dopotutto Milano non è capitale del design e della creatività?

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  6. Le residenze di Parco Vittoria progettate da Guido Canali sono molto belle e si legano bene con la piazza Gino Valle.
    Giustamente l’ideale sarebbe progettare un percorso “verde” che collega il parco del city life con quello del portello, intervallato da piazze vivibili (stile gae aulenti alla torre unicredit).
    Il problema principale di quella zona secondo me è “isolare” in qualche modo il traffico proveniente da viale scarampo per evitare di buttarlo sul viale teodorico.
    Non dimentichiamo il famoso tunnel gattamelata che sbuca proprio davanti al vecchio padiglione di fieramilanocity. Ci vuole gente competente e lungimirante, in ogni caso il rendering con la torre iconica disegnata da urbanfile non dispiace.
    Cosa ci mettiamo però in quella torre iconica?

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    • Nessuno mette in dubbio la qualità estetica del progetto di Canali. Il problema è la “piazza più grande di Milano” è uno sconsolato deserto 23 ore su 24. Ed è priva di qualsiasi genere di attrattore, uffici a parte.
      Il traffico non sarebbe un problema, vista la disponibilità della “via alta” già esistente oggi all’interno del complesso Fieramilanocity. Se non lo sapesse, addirittura i padiglioni di Bellini comunicano tra loro non solo con passerelle pedonali ma anche con ponti carrabili usati anche dai camion.
      Quello che forse andrebbe risolto, invece, è l’effetto muro svolto da viale Scarampo che, da sempre, separa la zona Fiera-Lotto da Firenze-Sempione, nonostante la forzata cucitura della scuola Gattamelata.

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  7. Dato che conosco il quartiere, permettetemi un sogno “alla francese”. Secondo la filosofia di avenue de France a Parigi.

    Ovvero un Comune di Milano che mette al tavolo di una società mista di svilluppo gli imprenditori e la fiera.
    E mette mano a un masterplan che saldi l’operazione Centro commerciale Portello-Parco Vittoria-Pharo (costruendo) con Mi-Co e Citylife attraverso il recupero dei padiglioni di Bellini, del tunnel Gattamelata, interrando sia il secondo tratto di via Gattamelata sia l’autostrada di viale Scarampo fino a piazza Arduino e ricostruendo sopra un “normale” tessuto urbano.

    Mettendo in sicurezza dalla quotidiana slavina di auto in entrata a Milano sia i normali abitanti della zona sia gli utenti delle elementari & asilo Gattamelata, del liceo Boccioni e del costruendo asilo Citylife a lato del Mi-Co. E offrendo su un piatto d’argento agli imprenditori un’area di qualità per funzioni che non siano l’ennesimo mix uffici a un tanto al metro-centro commerciale-case di lusso.

    Ma sto sognando.

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