Riceviamo e pubblichiamo volentieri un curioso articolo del nostro lettore Francesco Liuzzi
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Presso Villapizzone vi è la Scuola Materna (Via Console Marcello 9), al cui interno è presente un giardino molto ampio. In questa piccola porzione di terreno un tempo aveva le sue mura la Cascina Melgasciata. Era questa un antico Cascinale risalente al XVI Sec. d.c. appollaiato fra le marcite e il fiume Nirone, che qui passava per scendere sino al cuore di Milano e il fontanile dal nome curioso che cela forse la storia stessa della cascina Cagadenari.
Qui si trovava anche una prima parte dell’antico Bosco della Merlata, bosco fitto che occupava l’area compresa tra Villapizzone ed Arese passando per il Sempione, odierna Via Gallarate. Il toponimo della Cascina deriva dai circostanti campi di granoturco, i cui gambi, dopo la raccolta delle pannocchie, si dicono appunto, nel nostro dialetto, “ I Melgase”.
L’area in continua crescita si riempiva di “Meridionali” , testimone la Signora Angela, bidella presso la scuola elementare di Via Console Marcello 9, la quale racconta che proprio nel 1962 lei frequentava il nuovo asilo di Via Console Marcello angolo Via P.Mantegazza ed abitava con la propria famiglia ed altri nuclei familiari, etichettati come “Terroni” o “Terrun”, nel casale frontale all’asilo (Via P.Mantegazza 10), il quale assunse alla funzione di casa per meridionali, prima di divenire in modo permanente la sede dell’A.I.A.S., Associazione Assistenziale per i cosiddetti “Meno Abili”, ancora oggi in funzione.
La signora Angela, ricorda anche che, nel giardino di proprietà del complesso scolastico, prima che venisse edificata la medesima scuola vi si tenevano delle sagre popolari che richiamarono una moltitudine di cittadini provenienti dai vari distretti della città e con diverse attrazioni.
E fu così che si decise di sacrificare l’antica Cascina, per aprire nuove vie di comunicazione e servizi.
Nella serata del 21 Luglio 1959, secondo un articolo del Corriere della Sera, la struttura venne visitata da ignoti che non badarono troppo al complesso storico, guastandone le pareti ed anche i pavimenti, in cerca del tanto chiacchierato “Tesoro” dei due banditi del 1565 circa.
L’indomani gli addetti ai lavori trovarono il Cascinale quasi saccheggiato e procedettero come previsto, alla demolizione della vecchia fattoria, ed in meno di una giornata ebbe così fine la storia della Cascina.
In seguito nel terreno lasciato libero dall’antica costruzione, venne dapprima edificato intorno al 1961 l’asilo nido tutt’ora esistente sito all’angolo tra Via P.Mantegazza e Via Console Marcello e, in un secondo momento agli inizi degli anni ’70 fu costruita la Scuola Elementare.
Ma facciamo un salto indietro nel tempo, poichè la fattoria oltre a trovare la sua popolarità nelle gite domenicali di inizio ‘900 che la cittadinanza le regalava, alla ricerca di fresco e di un buon piatto locale a base di Asparagi, che l’osteria serviva nei suoi rustici tavoli, trovava la sua fama in alcuni episodi di cui la locanda si fece testimone alcuni secoli indietro.
Sopra l’ingresso della Trattoria erano presenti due grezzi dipinti popolareschi datati 1793, incisi nell’atto di trapassare uno sconsiderato forestiero, l’uno, mentre l’altro incrociava il suo trombone con quello di un’altro compagno d’arme, annunciando, presumibilmente, la frase dipinta ai piedi dell’affresco, “ Giuriamo di non Tradirci ma più”. I due famigerati personaggi erano Battista Scorlin e Giacomo Legorin, due celebri banditi. E’ memorabile effettivamente la loro esistenza verso la metà del XVI Sec. quando essi, con una consistente banda di criminali, impaurivano i viaggiatori costretti ad attraversare, provenienti dal varesotto, il vastissimo e fitto bosco “Della Merlata”, del quale appunto le piante che regalano ombra all’asilo oggi esistente sembrano essere un piccolo avanzo. I due briganti, tuttavia, non se la cavarono a buon mercato. Catturati, assieme a un’ottantina di loro complici, senza le molte preoccupazioni garantiste tipiche della giustizia moderna, vennero giudicati e condannati a morte e quindi giustiziati nel Maggio del 1566. Secondo le usanze in voga in quel periodo della storia il loro strazio fu terribile. Trascinati per ore a coda di cavallo, avevano poi gambe, braccia e schiena spezzati, quindi legati sulla ruota in attesa di morire dopo una lunga ed atroce agonia, il cappellano che li seguiva, per assicurare al perdono celestiale almeno le loro anime, scongiurò il boia di accelerarne la morte tagliandogli la gola. Giudicati e giustiziati in contumacia per aver ucciso in modo efferato circa 300 persone, le loro gesta sono giunte sino a noi creando in taluni una fantomatica risonanza con la storia di Robin Hood e la foresta di Sherwood.
Leggende popolari ci tramandano oralmente le gesta di questi due “Galantuomini” come dei veri e propri Robin Hood del Milanese che, come i loro omonimi inglesi, si pensa rubassero ai ricchi per dare ai poveri ma, questa è un’altra storia che non ci è dato di sapere…
Ai giorni nostri non rimane traccia alcuna di questa antica e rinomata “Cascina”. Un tempo covo di briganti oggi trasformata in un luogo di aggregazione e studio per bambini.
Vorrei ringraziare il Preside della Scuola di Via Console Marcello, Angelo Lucio Rossi, il quale ha rilasciato il permesso per il servizio fotografico, altresì invio i miei ringraziamenti alla Vicedirettrice Laura Rampi per avere concesso il tempo e la disponibilità ed infine ma, non meno importante la Sig.ra Angela per avermi accompagnato sul sito a eseguire le fotografie.
Francesco Liuzzi
Le due immagini naïf dipinte sulla parete della cascina/osteria nel 1793
Sotto le immagini della scuola realizzata negli anni Cinquanta che ha pian piano sostituito la cascina e il giardino. Purtroppo non siamo riusciti, per ora, a trovare l’architetto che ha realizzato questi edifici scolastici dalla forma particolare, forse Arrigo Arrighetti, ma non ne siamo certi, che negli anni 60 dirigeva l’Ufficio Tecnico Comunale e sempre nella zona aveva progettato anche la biblioteca comunale.
Vi è un piccolo errore: le elementari vennero costruite nei primissimi anni ’60, avendole frequentate dal ’64 e la parte del giardino con piante, che da su via Paolo Mantegazza, venne inclusa nel perimetro del giardino verso il ’68 o 69, a seguito delle pressioni eserciate dalla direttrice del tempo Lidia Imperiali. Negli stessi anni venne ampliata la scuola costruendo l’ala parallela sempre a via Mantegazza
ma il nirone ci passa ancora? e si tratta del moderno nirone o del nirone romano detto altrimenti rigosella?
Sia il Nirone che il Cagadenari sono stati tombinati. Negli anni cinquanta non esitevano già più. La Rigosella invece non si trovava lì ma era un fontanile che aveva la sua testa nell’area oggi grosso modo occupata dal sottopasso che da Via degli Ailanti conduce verso la sede del Politecnico in Bovisa. Un piccolissimo tratto dell’asta di detto fontanile è ancora visibile, ovviamente asciutto, n Via Codigoro.
Sono stati tombinati nel senso che scorrono ancora sotto terra o proprio non esistono più? Perché il fiume Nirone, secondo Wikipedia (per quanto sia affidabile, ma è la prima fonte che mi è capitata) esiste ancora…
Il Cagadenari aveva la testa sul piazzale di Roserio, davanti all’Ospedale Sacco, sull’area oggi occupata da un raccoglitore di metalli e sicuramente non esiste più. Per quanto concerne il Nirone non esiste più nell’ambito del territorio di Villapizzone ma non saprei per quanto concerne altri luoghi.
scusa ma parli della rigosella o del cagadenari? su google maps si vede infatti un pezzo di corso d’acqua in secca coperto dalle piante al numero 3 della via codigoro
Quella al numero 3 di Via Codigoro è un pezzo dell’asta del Fontanile Rigosella che aveva la sua testa sull’area oggi occupata dal sottopasso. Il Fontanile Cagadenari aveva invece la sua testa sul piazzale di Roserio e, ripeto, non esiste più.
Non ho capito però se il Nirone romano detto altrimenti Rigosella o fontanile belforti esiste ancora oppure no, in quanto al cagadenari è citato nel PGT assieme ad altri corsi d’acqua http://mediagallery.comune.milano.it/cdm/objects/changeme:38418/datastreams/dataStream18238983255848557/content?pgpath=ist_it_contentlibrary/sa_sitecontent/utilizza_servizi/territorio/Pianificazione_Urbanistica_Generale/Piano_Governo_Territorio_Vigente/PDR_Vigente/PDR_vincoli_idro
Complimenti per l’articolo.
ma ci pensate al bello che c’era e allo schifo con cui è stato sostituito? che tristezza!! architetti e geometri anni ’60 ’70 e forse anche oltre andrebbero in gran parte impalati
oramai si può solo salvare ciò che è rimasto e dove si può recuperare il possibile, tipo con la riapertura dei navigli
Perfetta la precisazione di Fabio Brambilla sulla costruzione della scuola elementare e sul giardino adiacente.Io, nato nel 1953, l’ho frequentata dall’ottobre 1959. In realtà l’asilo (cioè la costruzione rotonda che appare nelle foto) non ha niente a che fare con la Melgasciada ma è stato edificato semplicemente nelle sue immediate vicinanze dove c’era un pezzo di terreno libero. Qualche ulteriore precisazione invece va fatta a proposito dello stabile di Via Mantegazza ora sede dell’AIAS che venne costruito negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale come Scuola Elementare di Villapizzone e tale funzione mantenne fino alla costruzione della nuova scuola di Via Console Marcello (1956-1957) per poi essere trasformato in residenza provvisoria per i nuclei familiari sfrattati (ovviamente meridionali e non). Per noi abitanti dello stabile di Via Mantegazza 4 (quello adiacente) infatti erano gli “sfrattati”. Tale funzione venne a cessare negli anni settanta quando lo stabile venne acquisito dall’ AIAS.
Nella ricostruzione non vedo il cimitero che dovrebbe trovarsi all’incirca all’incrocio far la via Villapizzone e vai Console Marcello
Avendo Frequentato l’AIAS posso dirti con certezza che l’associazione acquisto il complesso di Paolo Mategazza 10 nel 1964, con fondi regionali e l’aiuto di Amnesty international, oltre ad una gara di solidarietà di alcune signore di nobili famiglie che hanno donato diversi milioni di lire all’epoca.
Mio padre mi raccontava e mi racconta che ci ha mangiato più volte lii..
Grazie mille!!!
E’ stato meraviglioso scrivere questo articolo
Grazie per l’articolo!
Mi piacerebbe capire la collazione e soprattutto l’estensione del bosco della Merlata.. che aree occupava nella sua totalità?
Arrivava davvero fino a Como?