Forse non tutti i forestieri si accorgono che i milanesi, e di conseguenza lentamente anche chi viene a Milano spesso e da lungo tempo, per indicare i mezzi pubblici, automaticamente appellano i numeri dei mezzi di trasporto al femminile o al maschile, a seconda del numero: ho preso il 2; ho aspettato la 60; ho perso per un pelo il 33; la 91 non passa più di qui; ecc… rendendo subito chiaro se ci si riferisca ad un tram o ad un autobus o filobus.
Sembra quasi strano, sopratutto per chi arriva da altre parti d’Italia, ma poi strano non è. Infatti i milanesi per indicare una linea di tram usano il genere maschile, mentre per indicare gli altri mezzi si utilizza il femminile, consuetudine che non avrebbe senso ma che in città è ormai radicata nella storia.
Questo unico e curioso metodo di chiamare i mezzi risale infatti a prima del 1969, quando le linee tranviarie erano contraddistinte da numeri (e come tali erano “maschili”: il 15, il 23, ecc.), mentre per le linee di autobus si usavano le lettere (e quindi “femminili”: la A, la N, ecc.). Dopo quella data il sistema venne modificato omologandolo e da allora tutte le linee utilizzano un numero, ma il genere femminile è rimasto in uso tra la popolazione che usava gli autobus, così la A divenne la 50, la N divenne la 61, ecc.
Oggi la questione è diffusa e nessuno pare ricordarsi o preoccuparsi del perché. A volte è incredibile come, in una città come Milano che si rinnova e si proietta verso nuove tendenze, alcune usanze sono così radicate da resistere al passare del tempo e delle generazioni.
Qui di seguito “le” autobus quando avevano ancora le lettere.
Mentre a seguire i tram, rimasti coi numeri.
esattamente così.
mentre c’é molta discrezionalità per quanto riguarda la metropolitana, detto anche il metrò appunto. anche se quando si usano i colori prevale il genere femminile (la rossa, la verde, ecc ecc).
ecco forse la caratteristica solo milanese della rete metropolitana é l’assiduo impiego dei colori al posto dei numeri (o lettere) per identificare le linee, cosa che invece non ho notato fare nelle altre città.
Grazie dell’info. Ero convinto che – almeno per quanto riguarda gli autobus – la differenza tra Roma (maschile) e Milano (femminile) dipendesse dai primogenitori, rispettivamente IL pullman e LA corriera.
E c’hanno vinto pure un compasso d oro per questo.
Occorre però anche dire: LA “S” Diventò LA “S”essantacinque, senza cambiare sesso, ma IL novantacinque, quando da filobus divenne autobus, fece un cambio di genere diventando LA novantacinque!
La 95 è sempre stata la 95 senza cambio di sesso. Così come l’84 e la 96/97 (prima di cambiar numero).
Del resto i pochi filobus rimasti son femminili anche oggi.
Poi se domattina, la Presidenta della Camera si sveglia e decide di cambiare tutto, beh chi lo sa… 😉
Mah, non mi sembra poi così difficile spiegare l’arcano del perché sia sopravvissuta questa distinzione: è un modo semplice e rapido per individuare direttamente dal numero se si sta parlando di un tram o di un autobus.
Le lingue sono organismi viventi, anche se solo metaforicamente, e come per tutti gli organismi viventi le mutazioni si conservano e si trasmettono se hanno un’utilità rispetto all’ambiente, come in questo caso.
PS: i termini uscenti in -ente sono participi sostantivati e quindi sono sia maschili sia femminili. Pertanto il femminile de “il” presidente è semplicemente “la” presidente, senza bisogno di cambiare la -e in -a.
Mi avete fatto pensare che il treno è bisessuale: A Pavia ci vai col Regionale (maschile) o la S5 (femminile), che poi son praticamente lo stesso materiale rotabile sugli stessi binari.
esattamente come il metrò (sempre parlando di milano) 🙂
Però a Pavia ci vai con l’S13 e non l’S5 che ti porta a Treviglio o a Varese!?
Femminile perché un tempo si usava il termine filovia… Tant’è che lo stesso Vecchioni in Canzone per Laura scrive “Al primo amore si fermò, scese dalla filovia e il mondo intorno gli sembrò una drogheria”.
poi ci sono tutti i servizi che escono dal confine di milano, e per cui si è sempre usato il maschile con il nome del comune di destinazione (“il vimercate”, “il corsico”, “il magenta”, ecc) probabilmente come eredità dei numerosi tram preesistenti, anche se ultimamente si sente utilizzare il numero con lo stesso sesso delle autolinee urbane (“la 325”, “la Z 620”, ecc)
Secondo me e’ un’usanza che resiste perche’ ha una sua utilita’. Infatti, i tram rappresentano quadi sempre “linee di forza” della rete (visto che hanno costi di impianto piu’ elevati e capacita’ maggiore), gli autobus non sempre.
Su “il metro'” al posto di “la metro” come dicono altrove (ma purtroppo anche a Milano sempre di piu’), c’e’ sia il vezzo francofono (del resto da queste parti abbiamo avuto Napoleone, altrove in Italia no), sia l’utilita’ di differenziare il metro’ dalla Metro, che e’ invece il magazzino all’ingrosso tedesco: “vado alla metro col metro'” si capisce, “vado alla metro con la metro” non si puo’ sentire!
In realtà sarebbe più corretto dire “la metro”, intesa come abbreviazione di metropolitana, il termine corretto in italiano, mentre dire “il metrò” sarebbe un prestito linguistico, di cui secondo me possiamo fare a meno, visto le continue tendenze ad abbandonare la nostra lingua.
Bellissima questa ricostruzione storica… aggiungo solo che la questione del sesso delle linee milanesi è complicata dal fatto che che alcuni autobus, oltre alla lettera che li contrassgenava, erano “filovie” più frequentemente di filobus, e anche per questo alcune linee erano sentite femminili, per analogia con l’equivalente più usato.
il 5 sottointende IL TRAM NR 5, mentre la 90 sottointende LA LINEA NR 90. Anche per la METROPOLITANA si una la rossa, la verde o la lilla perchè si sottointende LA LINEA ROSSA. Anni fa prevaleva IL METRO alla francese, oggi prevale LA METRO abbreviazione di LA METROPOLITANA.