Milano | Gratosoglio – Una passeggiata nel quartiere: 3

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La piazza, la chiesa e il contesto, terza parte del giro nel quartiere popolare del Gratosoglio.

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Questa immortalata nelle immagini del nostro reportage è la piazza sopraelevata (senza nome) tra le Torri Bianche. E’ uno spazio pedonale che da via dei Missaglia si insinua sotto i grattacieli, giunge sino alla chiesa, che funge da fulcro del quartiere, per poi unirsi a via Costantino Baroni e v

Come dicevamo al centro del quartiere e dell’area pedonale si trova la Parrocchia Di Maria Madre Della Chiesa.

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La chiesa venne progettata nel 1979 da Lodovico Belgiojoso, architetto del gruppo ben più famoso dei BBPR (Torre Velasca), nel contesto dell’appena nato quartiere del Gratosoglio, realizzato in parte dallo stesso gruppo a partire dal 1963, quando ci si rese conto che l’enorme comunità che si era andata a sviluppare in quegli anni aveva reso la vecchia chiesa di San Barnaba insufficiente ad accogliere i fedeli.

A differenza del circondario, composto da alti palazzi e da torri, la chiesa è alquanto bassa e priva di campanile. Il complesso religioso presenta un’interessante soluzione, dove tutte le attività della parrocchia si trovano sotto lo stesso tetto, letteralmente. Infatti è chiuso da un’unica copertura a falde con costoloni rivestiti in metallo. Il tetto viene interrotto solo in prossimità di un corridoio/cortile stretto che si sviluppa intorno al volume della chiesa, la quale è al centro del complesso, e funge da accesso alla casa del parroco e alla sede della comunità di suore; nel lato posteriore e a sinistra lo stesso diventa un balcone affacciato sui campi sportivi dell’oratorio. Inoltre, al livello inferiore, accessibile direttamente da strada, trovano sede tutti i locali per la parrocchia.

L’ingresso è posto in asse con il percorso pedonale che conduce alla piazza. La sua posizione arretrata costringe a ritagliare la copertura per lasciare in vista il grande portale con elementi in rame e per dare la sensazione di accoglienza ai fedeli. Il basamento in cemento appare come una continuazione dello spazio pubblico di fronte, mentre l’uso del mattone denuncia la volontà di creare un ambiente domestico e ancorato alla tradizione, che si presenta come una destinazione rassicurante. Gli accessi comuni sono posti ai lati in un piccolo atrio di penombra che movimenta la facciata altrimenti statica.

La pianta della chiesa presenta un’unica navata racchiusa dalla copertura, secondo un semplice schema di convergenza verso l’altare, posto in posizione centrale e rialzato. Alla orizzontalità del volume si contrappone la verticalità delle finestre a tutta altezza che ritmano il percorso verso il Divino e consentono l’ingresso della luce nell’aula assembleare. L’altare viene racchiuso dalla sagrestia a destra e dalla cappella feriale a sinistra, dalla quale è separata tramite una vetrata colorata. Infine davanti alla sagrestia è collocato il battistero, mentre ai lati dell’entrata ci sono i confessionali.

La struttura è organizzata a partire dalla grande copertura a quattro falde che poggia su quattro pilastri in cemento armato lasciati a vista. Le pareti perimetrali sono costruite in mattoni pieni, anch’essi a vista, mentre non mancano elementi di rinforzo come le travi esterne sul tetto e i muri in cemento che sul lato sinistro fungono da contrafforti per la copertura affacciata sullo spazio aperto dell’oratorio.

E’ da ricordare è la statua di Maria ad opera di Wolfgang Kleiser, donata dalla comunità cristiana della Foresta Nera, in Germania. Inoltre sono presenti un Crocifisso ligneo e una Via Crucis disposta a coppie lungo la parete perimetrale.

Fonte www.chiesadimilano.it

Naturalmente, essendo quasi terra di nessuno, le tag, gli scarabocchi e altri atti di vandalismo sono di norma, così i muri delle scale e delle balaustre esterne della chiesa sono conciati malissimo. Come anche la pavimentazione sino all’ingresso del tempio.

Ed ecco il resto della zona commerciale, completamente vuota o quasi, ad eccezione di pochi negozi e una farmacia. Un vero peccato, a quanto pare, Aler non li affitta, scottata dalle troppe insolvenze; ma è un errore perché così non c’è più vita, come dicono alcuni residenti del quartiere. Magari si potrebbero concedere gli spazi a giovani che vogliono aprire un’attività, o a piccoli artigiani, a cooperative sociali, di modo da ridare vita a questi locali. Sul retro si trova un supermarket di piccole dimensioni, unico luogo effettivo di “aggregazione”, escludendo il parco, che grazie al cielo è anche ben tenuto.

Insomma, anche qui come per altre zone di Milano (e non solo), anziché continuare ad aprire centri commerciali enormi e distanti, raggiungibili solo in automobile, forse si dovrebbero riqualificare queste strutture ‘sottocasa’, che noi possiamo solo immaginare come fossero un tempo, piene di vita sociale. Perché, volendo ben vedere, se le strutture delle torri fossero tutte restaurate (come dovrebbero essere) , così come i negozi con la piazza e i lampioni, anche questa moderna e asettica realtà cambierebbe completamente aspetto.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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