All’angolo tra le vie Francesco Arese e Lario si trovano due colonne in granito misteriosamente collocate davanti ad un palazzo (alquanto anonimo) costruito negli anni Settanta con un corpo basso con negozi che fronteggia entrambe le vie e l’angolo in questione.
Le due colonne in granito presentano un fusto alto circa due metri e mezzo, rastremaste verso l’alto e che culminano con una leggera cornicetta, mentre i fusti sono caratterizzati da diversi fori che forse un tempo reggevano cancelli o ganci.
Queste due colonne hanno incuriosito da decenni tutti i passanti, senza avere una risposta concreta e certa, ma spesso scatenando diverse congetture sulla loro origine. Storia che con nuove generazioni e nuovi insediamenti si è persa, forse per sempre.
Qui ci troviamo alla Fontana, a due passi dalla chiesa cinquecentesca di Santa Maria alla Fontana e dove, fino agli anni Venti passava la vecchia strada Valassina, quella che poi fu sostituita dal viale Enrico Fermi. Sempre qui vi erano anche le case e le cascine che formavano il borgo della Fontana e sempre lungo questa strada che portava al Lario (lago di Como) vi erano diverse osterie e sicuramente poste per il rifornimento dei cavalli e delle carrozze. Quindi le due colonne in granito, forse seicentesche ma anche ottocentesche, potevano far parte di un piccolo portico di qualche vecchia cascina/osteria che si trovava lungo la strada nelle vicinanze. Non distante vi era anche la nota Osteria alla Fontana che si trovava proprio al bivio della strada. Forse vennero prelevate da qualche edificio in demolizione nelle vicinanze e furono utilizzate, come alcuni sostengono, per reggere un pergolato davanti ad una di queste osterie. Il primo edificio costruito in questo luogo era un palazzo residenziale edificato all’incirca tra il 1888 e il 1891 (forse appartenevano proprio a questo), in seguito sostituito dall’attuale edificio moderno.
Alcuni avevano ipotizzato anche che le due colonne facessero parte del vicino e ora scomparso cimitero di Porta Garibaldi, chiamato anche della Mojazza, che si stendeva dove oggi si trova Piazzale Lagosta, forse facenti parte dell’ingresso.
Qualcuno invece pensava persino fossero i cippi delle miglia utilizzati in antichità, ma forse è una supposizione esagerata.
Come abbiamo detto, sicuramente appartenevano ad un piccolo loggiato che fungeva da riparo per i viandanti. Probabilmente i costruttori dell’immobile moderno hanno pensato bene di salvarle dalla demolizione del vecchio edificio ormai in rovina e di collocarle su quest’angolo di marciapiede molto largo nel punto ancora di pertinenza corrispondendo alla particella catastale dell’immobile.
Peccato che a voler guardare bene sembrino piuttosto decontestualizzate e abbandonate a loro stesse, tanto più che all’angolo ora il negozio pare completamente chiuso da lungo tempo.
Una nota: il negozio si è trasformato da Gennaio in un ufficio al pubblico di Equitalia
meglio se restava chiuso allora….maledetti….
le colonne possono sempre servire per impiccarsi davanti alla sede di equitalia
ma non ci sono foto vecchie del quartiere che possano testimoniare da dove vengono e a cosa servivano ??
Ottimi dissuasori della sosta…
A parte gli scherzi, l’edificio commerciale (ora Equitalia) ed il condominio alle sue spalle sono davvero brutti e più fuori posto delle due colonne. Se fosse possibile, immaginerei di buttar giù e rifare la zona negozi, dando valore alle 2 colonne, ricreando un porticato. Se fosse possibile…
Ci mancherebbe solo questo. Roba da matti!
kubi come sarebbe a dire
buongiorno!!! Vivevo in via Lario, al numero 7. di fronte alle colonne.
Le due colonne erano i pilastri di un “bersò”, con il suo verde colorato. Era fatto di piante rampicanti:di glicine. Allora c’era un bar tabacchi-trattoria- era al numero civico 12 di via Lario ed all’angolo con via Arese c’era un bar tabacchi con sala biliardo e faceva anche da trattoria.
Ricordo che sotto il”bersò” di glicine bevevo la spuma biondissima. Ricordo che adiacente al tabaccaio (comperavo di nascosto Sigarette Africa o nazionali in bustine da 5 pezzi) c’era una tintoria industriale e in via Arese c’era la cooperativa filocantanti
Bellissimo racconto! Bravo Gilberto. E’ un piacere ascoltare chi ha vissuto e ha amato un luogo della sua/nostra vita.
Secondo me le due colonne prive di simbolo alla testa delle stesse vi erano posti simboli dell’epoca fascista.