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Milano | Dergano – All’ex Bassi, tra parco e ruderi

Il parco, già intitolato al botanico e naturalista Agostino Bassi (1773-1856), dal 2013 è dedicato all’agente di Polizia locale Nicolò Savarino che il 12 gennaio 2012 fu tragicamente investito e ucciso da un’automobile durante un controllo.

Ma veniamo alla storia: a Milano gli appestati e i contagiosi, ancora alla fine del 1700, venivano confinati alla Rotonda della Besana, a Porta Tosa (Vittoria).

Da sempre le epidemie scoppiavano saltuariamente, provocando gravi perdite di vite umane. Nel 1865 nacque la “Commissione municipale permanente di Sanità” per trovare soluzioni per la protezione dei cittadini durante le epidemie straordinarie.

Nel 1883 una grave epidemia di colera si diffuse in Europa e questo rese necessaria l’istituzione di un nuovo “Lazzaretto” a Milano per contagi straordinari, mentre i pazienti ancora vengono temporaneamente ricoverati nella “Rotonda”, la quale non era considerata sicura poiché all’interno delle mura cittadine e quindi non abbastanza isolata.

Nel 1884 il Comune di Milano decide di acquistare la Vigna di Dergano, un terreno di 55mila metri quadrati, situato all’estremo nord del Comune di Milano al confine con il Comune di Dergano presso la Villa Hanau, per costruire il “Lazzaretto” per epidemie straordinarie.

Viene dunque approvato il progetto di Giovanni Giachi nel 1886 per un Ospedale dei Contagiosi dalla Giunta Municipale di Milano, intitolato al botanico e naturalista Agostino Bassi (1773-1856).

Villa Hanau si trova in via Guerzoni a Milano. Costruita dall’avvocato Hanau, la villa venne venduta al Comune nel 1891. Fu sede degli uffici amministrativi del vicino ospedale per contagiosi Agostino Bassi e attualmente ospita il Consiglio del 9° Municipio.

Finalmente il 13 Gennaio 1896 avviene la vera inaugurazione dell’Ospedale. Il primo ricoverato si chiama Giacinto Colombo, 4 anni, affetto da difterite. L’ospedale nel 1908 ospiterà anche profughi scampati al terremoto di Messina e Reggio Calabria.

Nel 1956 viene l’ampliamento con padiglione dei servizi generali progettato dall’Architetto Arrigo Arrighetti al posto dei padiglioni d’osservazione aggiunti nel 1905. In quegli anni si studiò anche l’ampliamento e il rinnovo dell’intero ospedale, che però rimase sulla carta.

Nel 1974 la Regione Lombardia ordina la sparizione degli ospedali monotematici, così si comincia a smantellare l’obsoleto ospedale. Il 30 Maggio 1979 viene chiuso definitivamente l’Ospedale Agostino Bassi.

Dagli anni Settanta questo spazio diventa un problema: una terra di nessuno in senso letterale fino al ‘96 quando, dopo una lunga contesa col Comune, finalmente risulta di proprietà dell’ASL.

Nel 1994 viene aperto al pubblico e trasformato in parco una porzione del giardino dell’Ospedale Bassi.

Tre viali alberati partono dai tre ingressi e ne strutturano la rete dei sentieri; un percorso diagonale mette in comunicazione l’area giochi con un piccolo anfiteatro con gradinate verdi, mentre sulla via Guerzoni un campo da calcio chiude l’area. Il parco è delimitato da edifici che in origine vi erano integrati; padiglioni e giardino erano infatti parte del complesso dell’ospedale. Oggi, questi edifici ospitano alcuni ambulatori, un punto ambulanza e un distaccamento della polizia locale, gli altri sono in disuso e in rovina.

Lungo via Livigno e via Guerzoni è ancora visibile il vecchio muro in mattoni che circondava il complesso ospedaliero; in via Guerzoni, che confina a nord con il parco, si trova l’ottocentesca Villa Hanau, che ospitava gli uffici dell’Ospedale e che oggi, dopo il restauro, è sede del 9° Municipio.
 Gli edifici abbandonati, nel 2001 vennero sgomberati durante una retata delle forze dell’ordine, da immigrati illegali e micro-criminalità. Oggi, dopo tanti anni, ancora sono pericolanti e in totale rovina.
Nel 2015 pareva che qui l’ASL aprisse, dopo ristrutturazione, dei nuovi spazi per una nuova sede per l’Asl Milano Metropolitana che potesse garantire i moderni standard strutturali, tecnologici ed impiantistici, a favore dei cittadini del capoluogo lombardo, contribuendo alla riqualificazione delle zone intorno a viale Jenner. Ma a quanto pare, ancora nel 2017 la situazione è completamente bloccata.

Qui sotto il vecchio e puntellato cedro del Libano, forse una delle piante più vecchie del parco.

Intanto il Comune sta ristrutturando il parco giochi e soprattutto la fune tanto amata dai bambini.

Mentre questo è l’anfiteatro, rimasuglio del vecchio giardino dell’ospedale e forse oramai bisognoso di un nuovo scopo e di un nuovo ripensamento.

Sopra l’ingresso da via Livigno, mentre qui sotto il passaggio pedonale e un po’ selvaggio che unisce via Guerzoni con via Enrico Annibale Butti.



Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


3 thoughts on “Milano | Dergano – All’ex Bassi, tra parco e ruderi

  1. Anna

    Abito in Viale Jenner da dieci anni, mi sono sempre chiesta chi fossero i proprietari di quell’immensa area denominata ex Bassi. Ringrazio l’autore di questa scheda per le informazioni riportate, che mi hanno permesso di avere un quadro storico più ampio del luogo, (avevo chiesto, anni fa, a diverse persone che abitano nel quartiere da molti più anni di me o che ci sono nati, ma nessuno ha saputo darmi informazioni). E’ un vero peccato per la zona avere a disposizione un area così vasta, che potrebbe essere fonte di sviluppo e aggregazione e non poter fare nulla per renderla vivibile. Nella mente di chi lì ci abita, quel tratto di via è da percorrere velocemente e spiacevolmente, specialmente di sera, fra ruderi puntellati e l’immondizia infilata ovunque. Se ci fosse qualche cosa che, come abitante di quel quartiere, fosse possibile fare per vivere in un ambiente migliore lo farei subito.

    1. Luigi Candida

      Mi sono imbattuto sul suo Blog a urbanlife.org perche’ cercavo notizie sul numero di possibili ricoverati all’Ospedale Agostino Bassi. Ho appreso ovviamente che il complesso non funziona piu’ come ospedale ma la ricerca e le immagini hanno rievocato memorie di tanto tanto tempo fa.

      Io ho abitato a Dergano per i primi diciotto anni della mia vita. Il mio balcone al secondo piano di Via Cafiero 2 si affacciava sulla palazzina del custode, all’ingresso dell’Ospedale delle Malattie Infettive Agostino Bassi, al No 36 di Via Guerzoni.
      Quando ero ancora un bambinetto di circa otto/dieci anni, andavo a giocare abbastanza spesso con il figlio del custode. Mi facevano entrare dal cancello e poi noi due scorazzavamo sulla biciclettina per i vialetti dell’ospedale vicino all’ingresso, ma mai in prossimita’ dei padiglioini.
      Avere accesso a quel posto era gia’ eccitante in se’ ma un giorno fui testimone di qualcosa che mi e’ rimasto impresso a tuttora. Il custode ci prese da parte e ci disse che una bambina dell’ospedale sarebbe venuta fino al cancello per distrarsi un po’ e prendere una boccata d’aria.
      Piu’ tardi la bambina arrivo’ su un carrello ma completamente immersa e supina in un cilindro di metallo con delle piccole finestre di vetro. Solo la sua testa emergeva dal cilindro. Aveva forse la nostra eta’ o poco piu’, i capelli neri e corti e mi sembrava magra. Sorrideva talvolta ma il suo ritmo sembrava essere in sincronia con il ronzare e pulsazioni meccaniche che avvertivamo sotto il carrello.
      Quel cilindro era un polmone d’acciaio. Erano i tempi della polio, la poliomielite che fece tante vittime fino a che il vaccino Salk sconfisse quasi completamente tale malattia. Forse quella sfortunata bambina fu una delle ultime vittime. Non ricordo se riuscimmo a scambiare molte parole con lei ma ero abbastanza scosso.

      Ora abito a Houston negli Stati Uniti ma ricordo ancora bene la via Guerzoni col muro di cinta lungo l’ospedale che percorrevo ogni giorno per andare a scuola con la filovia in viale Jenner o il tram no. 8 in via Lancetti.
      D’inverno spesso c’era nebbia e la strada era fiocamente illuminata ma non avevamo timori. Altri tempi……

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