A dispetto del nome altisonante ed evocativo, il progetto per la costruzione della Domus Appio Latino può rientrare a pieno tra le opportunità sprecate per creare qualcosa di iconico in una quartiere architettonicamente stratificato come l’Appio.
Tutto nasce nel 2015 con l’abbattimento di una fatiscente dimora di tardo ottocento – inizio novecento, il che avrebbe potuto consentire un riallineamento della facciata con il palazzo adiacente, di tre piani più alto rispetto allo stabile demolito.
Il progetto proposto invece, oltre a presentarsi assai diverso rispetto ai rendering circolati prima della sua costruzione, si presenta con una volumetria assolutamente sproporzionata rispetto ai vicini edifici, dunque sia al manufatto più alto che volge verso l’Appia Nuova, ma soprattutto rispetto al vecchio edificio rivolto verso via Carlo Sigonio, risultando quasi come una gabbia carceraria che circonda i palazzi circostanti in modo goffo e brutale.
Purtroppo anche i materiali non aiutano a giudicare positivamente l’opera, infatti le balconate sulla facciata principale risultano pesanti, con delle aggiunte posticce rispetto alle immagini di progetto che rendono il tutto abbastanza brutto alla vista, come i rivestimenti in simil plastica bianca alla fine dei balconi, elemento che ricorda quasi una chiusura a veranda dello spazio esterno.
Insomma, sicuramente si poteva chiedere molto di più per un’area di pregio così prossima al centro della città.
Sembra un po’ la periferia di Algeri (del resto il rendering con le scritte in francese poteva essere considerato un indizio 🙂 )