Testo e foto di DesignTellers
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Non so voi, ma noi non ci dormiamo la notte. Non riusciamo a capacitarci. Non ce ne facciamo una ragione. Continuiamo a chiederci come sia possibile. E non troviamo risposta.
Se vi state domandando quale sia la ragione della nostra insonnia, è presto spiegata: non riusciamo a capacitarci di come sia possibile aver terminato i lavori all’insegna della torre Generali nel progetto CityLife e aver deciso che quello realizzato sia il soddisfacente risultato finale.
Non vogliamo certo riaprire la polemica sul diritto o meno di un’azienda di esporre il proprio nome e il proprio logo in qualsivoglia situazione, è un tema che è stato già ampiamente sviluppato prima dell’estate e sul quale noi non vogliamo aggiungere nulla che non sia già stato detto.
Il nostro sconcerto va a quel processo decisionale che sicuramente è stato frutto di innumerevoli riunioni che hanno dato luogo a innumerevoli proposte, che a loro volta hanno dato luogo a innumerevoli disegni, per determinare un risultato che non presenta nessun tipo di coerenza con quanto realizzato nei 177 metri sottostanti.
La torre Generali è un grattacielo molto particolare, è una forma plastica, rappresenta un’estetica molto precisa, racconta un concetto architettonico che si è affermato durante la carriera di uno dei più noti architetti a livello internazionale.
È un oggetto talmente particolare che non rispetta nemmeno le regole delle proporzioni: se sfogliate il catalogo Alessi troverete infatti un vaso monofiore in acciaio esattamente identico al grattacielo.
Ma non è un grattacielo fortunato: per mesi ci siamo chiesti come mai quel meraviglioso rivestimento a vetri, così ben studiato, così morbido, così intelligente (perché è formato da due differenti layers, uno interno ed uno esterno, che permettono un’ottima termoregolazione interna, e anche una disposizione dei vetri e non legata agli elementi strutturali), non fosse stato studiato per nascondere tutti i corpi tecnici posizionati in cima al grattacielo.
Nelle giornate di sole, infatti, la luce passava attraverso le ultime tre file di pannelli mettendo in evidenza qualsiasi elemento tecnico e creando così un effetto abbastanza spiacevole.
Ma questa situazione era destinata a peggiorare: con il posizionamento dell’insegna Generali, infatti, la chiusura del grattacielo è diventata veramente un pugno in un occhio, anzi in tutti e due.
Abbiamo nutrito fino all’ultimo momento, il 22 settembre scorso quando è stata smontata l’ultima gru, la speranza che accadesse un tardivo miracolo e, per esempio, tutta quanta la struttura scendesse verso il corpo del grattacielo collegandolo in maniera continua; e invece no, è rimasta sospesa, lasciando a vista tutte le strutture tubolari metalliche che servono per sostenerla, visibili da qualsiasi punto della città.
E non si capisce perché.
Per placare un po’ la nostra ansia e la nostra angoscia, ci siamo anche divertiti a realizzare delle simulazioni di come il logo Generali avrebbe potuto essere posizionato in maniere differenti rispetto a quella scelta e, banalmente, soltanto eliminare lo spazio fra la fine del grattacielo e l’inizio dell’insegna sarebbe stato già molto.
Se poi la si paragona all’insegna della vicina torre Allianz, la scelta sembra ancora più grossolana, perché il raffronto con un’insegna blu, discreta, elegante, posizionata sopra il rivestimento a vetri, fa risultare ancora più evidente il divario fra un oggetto progettato bene ed uno progettato male.
Tempo fa avevamo scattato una foto della torre Generali dalla sua base verso l’alto e ci viene da confermare quanto già affermato all’epoca, e cioè che quella sembra davvero l’unica prospettiva da cui sia possibile guardare questo elemento senza provare un segno di fastidio e di occasione progettuale mancata.
Sarei curioso di sapere chi e quel genio che ha avuto il potere di scegliere un design piuttosto che un altro.
L’insegna è stata progettatat dallo studio Hadid insieme all’intera torre.
Può piacere o non piacere (a me piace molto) ma è in ogni caso parte integrante di una opera d’arte
Mi risulta che l’insegna sia stata progettata dallo studio Hadid assieme all’intera torre.
Può piacere o non piacere (a me, anche rispetto alle proposte alternative presentate nell’articolo, oiace decisamente molto) ma in ogni caso è parte integrante di quanto l’artista aveva in mente
Lasciatelo dire, hai il gusto dell’orrido …
Nel “mondo reale” le scelte di design sono anche figlie di problematiche tecniche e normative di sicurezza.
Siete proprio sicuri che il tipo di impianti che son sulla cima della torre Hadid potessero essere inscatolati in strutture completamente chiuse (specie il secondo con pure la doppia serie di vetri) come quelle dei vostri rendering?
Il pitch rosso mi piace .
Però lo stacco tra linsegna e il cappello rosso è terribilis.
Mi piacerebbe conoscere i reali motivi di ciò.
Ciao, bisogna lasciare lo spazio per fare scorrere il braccio della navicella per le pulizie…..
sinceramente é L ultimo dei problemi , può piacere e non piacere , sta di fatto che una cosa è stata ottenuta la visibilità , visto che che se ne parla
Anche mettendo sul tetto una gigantesca cacca se ne sarebbe parlato e avrebbe ottenuto visibilità. Che cavolo di ragionamento è? E perché, a questa stregua, ingaggiare Zaha Hadid, potevano far costruire il grattacielo al geometra di Calsapusterlengo e sicuramente avrebbero fatto parlare di loro. Il punto è segnalare che la prima o seconda azienda italiana (a seconda che si voglia considerare EXOR italiana o Olandese) con quella patacca rossa in testa al grattacielo mostra un livello di analfabetismo estetico sconcertante, ancora più evidente se paragonato alla scelta compiuta da un suo omologo tedesco lì accanto. Si tratta di un intervento che sarebbe già grave a Canicattì o a Calcutta, ma a Milano – che si fregia del titolo di una delle capitali mondiali del design – rasenta l’essere criminale, oltre che disgustoso.
L’insegna è stata progettatat dallo studio Hadid insieme all’intera torre.
Può piacere o non piacere (a me piace molto) ma è in ogni caso parte integrante di una opera d’arte
Mi risulta che l’insegna sia stata progettata dallo studio Hadid assieme all’intera torre.
Può piacere o non piacere (a me, anche rispetto alle proposte alternative presentate nell’articolo, piace decisamente molto) ma in ogni caso è parte integrante di quanto l’artista aveva in mente
Visto che ti piace fare copia & incolla te lo ripeto, hai il gusto dell’orrido …
perchè ti interessi di architettura se non ti interessa la bellezza
Io ci abito proprio davanti. Se sto sdraiata sul divano la vedo continuamente,ed ogni volta penso: per fortuna la Hadid è morta. Sarebbe inorridita nel vedere quella mostruosità rossa in cima al suo progetto. Mostruosità triplice,perché si possa da ogni lato,da vicino e da lontano,notare quanto sia brutta e sfacciata.
questa è l’ultima delle mostruosità figlie della torre velasca, la fiera di Bellini che sembra bombardata, la torre solaria, le case di citterio, il bosco veticale, la nuova darsena, e via discorrendo. Ormai il buon gusto è morto e sepolto.
Alla fin fine rossa non è poi così male, sembra unirsi con la torre, seguendo la stessa forma della struttura nonostante lo spazio per le gru di pulizia dei vetri, ed è come se completasse la cima abbastanza vuota della torre
Ma non finisce qui, vi voglio raccontare una piccola disavventura che mi è capitata di recente.
Di recente sono stato bannato dal gruppo chiuso su facebook “milano progetti e cantieri ” da un certo riccardo alberti che fornisce anche le foto a questo blog. ho provato a contattarlo su messenger e instagram assieme agli altri due admin della pagina, i quali non mi hanno dato la motivazione del ban dopo quasi 6 settimane, mentre riccardo mi ha bloccato senza darmi una risposta. Tutto questo è accaduto per cosa ? Perchè ho detto sul loro gruppo che mi piace l’insegna dei generali, motivando pacificamente il perchè. Inoltre, come se non bastasse, non posso più commentare sulle pagine gestite da questi tre. Devo dire molto maturo…
Inutile dire che il mio giudizio non cambia. alla fine c’è di peggio , per esempio l’insegna della torre unipol a bologna.
Quindi lo spazio è necessario per le gru di pulizia dei vetri?
Anche a me rossa non dispiace.
Ma non potrebbero mettere una copertura apribile tra linsegna e il grattacielo in modo da dare continuità alla forma?
Non credo che la continuità aggiungerebbe molto al design (e francamente i disegni di questo articolo non mi entusiasmano)
E non dimentichamo che è un’opera di Zaha Hadid, che ha sempre lavorato su contapposizioni e dissonanze. Capisco che il gusto prevalente a Milano sia più genere “leccatino e perfettino” (basta leggere i commenti…) ma secondo me una insegna su una finta facciata che continua artificialmente e alza il grattacielo, non ci sarebbe stato in questo particolare caso.
Oltre al fatto che tecnicamente non si poteva, come altri han sottolineato. Quindi ben venga il tratto pop del tubetto di dentifricio Colgate a marchio Generali. A me, dopo il primo shock, piace.
@TS con “leccatino e perfettino” hai vinto tutto.
Hai proprio ragione.
Ciao, bisogna lasciare lo spazio per fare scorrere il braccio della navicella per le pulizie…..
bisognava metterci la testa , il cuore , il buon gusto….
@Wf se andate a cercare su internet le foto della torre vista dall’alto, si vede una gru con un binario che segue tutto il perimetro della torre, quindi prolungare le vetrate , o solo i fascioni grigi sarebbe stato d’intralcio. Per quanto riguarda l’idea della copertura apribile, meglio di no. Secondo me è già bella così distaccata dalla torre, unita come in quel fotomontaggio peggiora ancora di più lo stile dell’insegna.
La pulizia è l’armonia della torre sono rovinati da questa insegna immanente e sproporzionata. Che disastro è che peccato!
La pulizia è l’armonia della torre sono rovinati da questa insegna immanente e sproporzionata. Che disastro è che peccato!
Non e’ piu’ possibile riparare qs enorme boiata?
Io propongo che a livello cittadino sia proposto un referendum che consenta ai cittadini di esprimere il gradimento o meno per tale obbrobrio. Quantomeno la compagnia sarà consapevole dello scontento (oppure no..) che suscita un intervento di design urbano di queste proporzioni.
Con la conseguente ricaduta sull’immagine stessa di uno dei più grossi gruppi italiani.
Un risultato critico potrebbe forse portare ad un ripensamento e ad una sostituzione di una simile oscenità.
Co tutti i probblemi che ha l’Italia mo pure il referendu sul grattacielo!
“Volete voi che er grattacielo sia tutto pettinato leccato perfettino…”
Etc etc
Io parlavo di livello cittadino al quale i..”probblemi” o “er grattacielo” non appartengono. Ma appartiene invece ancora un senso civico che altrove è ormai irrimediabilmente perso.
“Volete voi che il grattacielo venga sovrastato da apposita parrucca pettinata al modo di.. etc etc”?
????
mandaci anche un disegnino così capiamo meglio..
Nessuno che rifletta sul fatto che codesti edifici -al di là dell’estetica e della tecnologia che contengono- sono frutto del furto che banche e assicurazioni fanno sulla pelle (e sulla fatica quotidiana) dei loro ‘clienti’.
In una società etica, banche e assicurazioni dovrebbero essere enti no profit e dovrebbero chiudere i bilanci a pareggio, anzichè con utili miliardari truffati ai clienti.
Se anche le Assicurazioni fossero no-profit per legge, dovrebbero comunque investire e far fruttare il patrimonio per far fronte agli impegni (è il loro lavoro)
L’immobiliare è uno degli investimenti che le Assicurazioni fanno.
E francamente investire nella propria sede ha pure senso, anzi sarebbe un po’ stupido il contrario (hai idea dei soldi che valgono le varie sedi di Allianz e Generali sparpagliate per Milano e che verran dismesse dopo il trasferimento a Citylife?)
Personalmente l’insegna, intesa come il ‘cartellone’ non mi dispiace, anche se il tono di rosso è forse troppo acceso, ma si parla di sfumature ed opinioni. Invece la struttura portante fatta di tubature che si intravede dietro è veramente molto brutta. Logica vorrebbe che fosse nascosta dall’insegna stessa, ma se questa non può essere abbassata, allora sarebbe stato meglio non progettarla così fin dall’inizio.