Da anni si parla di una riqualificazione di piazzale Loreto, piazza così importante ma così negletta e priva di identità che pare non avere, apparentemente un futuro decente. Noi, nel nostro piccolo ne avevamo proposto diverse versioni, ma finalmente c’è un primo progetto disegnato nientemeno che dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel che fa ben sperare.
Il progetto, che a prima vista ci piace parecchio, è quello di creare una grande rotatoria dove al centro ci saranno i pedoni, verde e una piazza vera e propria. Un giardino formato su più livelli, dove ci sarà anche una piazza ipogea a livello della metropolitana.
Un ponte permetterà l’accesso alla parte centrale scavalcando il traffico, che porterà ad una piattaforma che scenderà sino al livello della sottostante metropolitana in una serie di rampe disposte a cerchio dove troveranno spazio anche 9mila metri quadrati di negozi e servizi. Intorno un abbraccio di verde.
Questa è al momento la prima suggestione sulla quale il Comune sta lavorando per riqualificare in modo spettacolare piazzale Loreto. Unendo in modo degno Corso Buenos Aires con viale Monza e via Padova, di fatto portando la periferia in centro e il centro in periferia, senza più barriere o divisioni, come nel caso attuale.
Un’idea che per l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran “va nella direzione del Pgt e disegna potenzialmente uno degli scenari che potrebbero realizzarsi per Loreto”. L’assessore spiega inoltre, che punta a lanciare il bando per la prima metà del 2020.
Non c’è ancora un bando di gara (come si è scritto su La Repubblica) per affidare la progettazione e trovare anche gli investitori disposti a guidare la trasformazione, ma c’è già un progetto di massima, quello degli architetti dello studio “Antonio Citterio Patricia Viel” che hanno offerto questo spunto iniziale a Palazzo Marino, rispondendo alle esigenze dettate dalla giunta per il nuovo piazzale: ricollegare via Padova e viale Monza a corso Buenos Aires e quindi al centro città, attraversamenti in sicurezza, spazi verdi e non solo auto.
Piazzale Loreto è inserito tra le molte altre piazze di Milano in vista di una riqualificazione che modificheranno l’aspetto e la vita di molti quartieri della città.
Lo aggiungiamo alla collezione
Cavalcavia Bussa
Rifacimento Piazza Castello
Rifacimento Piazza Santo Stefano
Concorso per Piazza Scala
Restyling Corso Sempione
Rifacimento piazzale Lotto e zona Palalido
Avanti il prossimo.
Cinema Orchidea?
Velodromo
Palazzo Scintille
Palalido
Teatro Lirico
Biblioteca Europea
Museo Arte Contemporanea
Completamento preferenziale 90/91 e 92
Collegamento M4/M3
Martesana Passerella Brera Portello Rai Scali ferroviari Dedicato al nostro sindaco
Che cosa sei
Parole, parole, parole
Che cosa sei
Parole, parole, parole
Che cosa sei
Parole, parole, parole
Che cosa sei
Parole, parole, parole, parole
parole, soltanto parole
parole tra noi
Interessante come idea, anche se, a prima vista, si percepisce la presenza di due difetti importanti secondo me.
La struttura soprelevata andrebbe a rovinare completamente il cannocchiale prospettico da Corso Buenos Aires sul Palazzo di Fuoco (in fase di riqualificazione, in particolare per ciò che riguarda le scenografiche facciate).
Inoltre viene favorita la permeabilità quasi esclusivamente tra il Corso e via Padova, impedendo di fatto i flussi provenienti da tutti gli altri lati e diretti altrove (per esempio, così come oggi, i pedoni in movimento tra il corso e il lato nord-ovest, dove sono presenti gli unici esercizi commerciali del piazzale tra l’altro, sarebbero costretti a scendere nei mezzanini della metropolitana per raggiungerlo.
Sono d’accordo. Capisco che dal punto di vista architettonico rappresenti una sfida più ardua, ma i camminamenti pedonali in elevazione sarebbe bello se costituissero un layer ulteriore aggiunto quello della strada capace di collegare ogni punto di accesso al piazzale con ogni punto di uscita. E per me sarebbe di gran lunga più contemporaneo se, con il verde, si usasse anche il legno.
Bel progetto e anche avveneristico e affascinante.
Il cannocchiale prospettico sarebbe ancora più affascinante da lontano vedendo la passerella in salita, una cosa avveneristica.
Cmq per restare terra terra, io dico che se si vuole riqualificare la piazza da punto di vista pedonale non bisogna esclusivamente concentrarsi sul suo centro.
Intendo dire che ai suoi bordi vi sono dei marciapiedi sgangherati che scollegati malissimo fra di loro sono un vero e proprio muro a circumnavigare piazzale loreto a piedi. Troppo esigui in alcune parti. Con attraversamenti pedonali sfasati e non in linea l’uno con l’altro. Rendono un impresa il tentativo di girare intorno alla piazza in modo lineare, comodo, sicuro e piacevole.
Se non si interviene pesantemente anche aui si rischia di creare delle isole nel cemento e gli esercizi commerciali lungo i bordi mai nasceranno
Quindi bene il progetto ma un occhio più attento e più dedicato in primo piano a questa parte della piazza.
Giusto, più che pensare al centro bisogna pensare ai lati, allargando i marciapiedi laterali. Tra l’altro di attraversamenti in sicurezza nel progetto ce n’è solo uno, quello sul ponticello gli altri sono a raso, con problemi relativi delle auto che devono dare la precedenza ai pedoni. Inoltre eliminando gli attraversamenti stradali centrali con la grande piazza, le auto si scaricheranno tutte ai lati con relativi problemi di inquinamento. Obiettivamente come piazza non è facile da sistemare, fosse per me, la rimpicciolirei estendendo verso la piazza i palazzi attuali e rifacendo la sagomatura dei palazzi. Bisogna vedere in giro per il mondo quale piazza è simile a Piazzale Loreto, e prendere qualche spunto.
E’ piazza Cadorna 2 – Il Ritorno.
Secondo me se prendi un Architetto famoso e gli fai sistemare una piazza incasinata in isolamento totale dalla viabilità limitrofa, otterrai sempre e comunque una cosa discutibile, come Piazza Cadorna appunto.
In piazzale Loreto confluiscono: Viale Monza, Via Padova, via Costa, via Poropora, viale Abruzzi, Corso Buenos Aires, viale Andrea Doria e viale Brianza.
OTTO vie grandi, alcune a doppia carregiata, incasinate, con auto in sosta vietata e messe alla cavolo ovunque, disordinate, brutte e sciatte. Non uno straccio di pista ciclabile, marciapiedi invivibili e il poco verde usato come parcheggio (abusivo).
Non è per essere pessimisti e lugubri, ma che senso ha il progettino bellino e carino della piazza rifatta se non sistemi l’urbanistica e la viabilità complessiva della zona? Il progetto della piazza deve essere la logica conseguenza della tua visione della zona, non adattarsi ad un contesto esistente che non è sostenibile.
Ma perché anche nei rendering dei progetti futuri la città si sposta sempre solo ed esclusivamente in automobile o alternativamente con lo scooter? Dov’è finita la Milano del 2030 senza auto? Dove trovano collocazione i ciclisti in quel progetto? E i mezzi pubblici, scooter elettrici e tutta la vasta gamma di mezzi alternativi?
Io in questo progetto vedo solo estetica, di funzionale per la città non c’è nulla.
“Dov’è finita la Milano del 2030 senza auto? ”
E’ finita nello stesso cassetto in cui è finita la piantina dei trasporti pubblici del PUMS 2030:
https://cityrailways.com/buone-pratiche-il-nuovo-pums-di-milano/
Come vuoi sportarti con il calesse come nell 800, si vede che che non lavori
Magari fra 10 la festa è finita , sai quanti dovranno muovere il culo per mangiare , altro che piste ciclabili
Nei paesi dove si va in bicicletta ci sono meno disoccupati e il reddito è più alto.
E l perché è evidente: le persone meno pigre nel lavoro lo sono anche nello scegliere come spostarsi.
Non so voi, ma secondo piazzale Loreto andrebbe riqualificare completamente, la vedrei molto bene come una piazza circondata da grattacieli, un po’ nello stile di time square
Un progetto suggestivo sul piano estetico ma totalmente naif su quello funzionale: la funzione di un incrocio è innanzitutto quella di fare incrociare tra loro in sicurezza pedoni, ciclisti e veicoli a motore.
Qui si pensa solo, in modo peraltro approssimativo, a questi ultimi.
Sotto questo profilo è un progetto culturalmente fermo agli anni ’50-60 del secolo scorso