Nel 2000 le Monache Benedettine Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento vendettero, per risanare i debiti accumulati, una parte notevole del loro edificio di via Bellotti (Zona Risorgimento-Porta Monforte) angolo piazza Fratelli Bandiera.
Più esattamente misero in vendita la porzione del monastero che affaccia su via Kramer.
Nel 2005 l’edificio passò alla società «Immobilkramer», la quale chiese i permessi al Comune per la conversione in residenziale. Società che a sua volta finì poco dopo nell’impero di “Dolce & Gabbana” che nel frattempo avevano acquistato altri edifici in zona, in via Goldoni e viale Piave (Metropol).
Per molti anni questa porzione di monastero ceduto dalle monache è finito al centro di una battaglia legale tra la società e il ministero per i Beni culturali.
Motivo del contendere, il vincolo su quell’edificio storico. Vincolo che in realtà non era mai esistito, ma che pare sia appena caduto nell’argomentazione di una sentenza del Consiglio di Stato depositata di recente.
Qui sotto alcune immagini della chiesa di San Benedetto.
L’inghippo era causato da una discrepanza tra la parte ceduta e il resto del monastero. Infatti l’edificio, sorto nel primo decennio del Novecento, venne danneggiato in parte durante i bombardamenti del 1943. La parte di via Kramer venne ricostruita nel 1953.
La legge diceva all’epoca dell’acquisto (2000) che un immobile pubblico o ecclesiastico entrava automaticamente nella categoria di «bene culturale» dopo 50 anni (in seguito diventati 70).
Quando le monache lo vendettero, dunque, era ancora libero da vincolo.
Quindi, dopo 15 anni pare si sia risolta finalmente la querelle burocratica. Il monastero all’epoca non era vincolato dalle Belle Arti e pertanto si può procedere all’edificazione del complesso immobiliare. Il bello è che all’epoca «Immobilkramer» acquistò per quasi un milione di euro anche una consistente «volumetria edificabile». Gli abitanti del quartiere sono preoccupati anche perché l’area edificabile è anche quella dell’ex giardino-orto delle monache (giardino e orto subito spolpati già dal 2005) su via Goldoni, temono come al solito sull’impatto dei nuovi immobili e la scomparsa del verde superstite già compromesso. Per questo negli anni passati Dolce & Gabbana ebbero un’animata diatriba con la Giunta Pisapia.
Ora non ci resta che attendere di vedere gli ulteriori sviluppi della storia.
Il monastero delle adoratrici perpetue che finisce nelle mani di una coppia di noti uominisessuali….
non male come contrappasso… 😉
Se dio c’è, evidentemente gli stanno più simpatici i gay che le adoratrici perpetue
ma su, un po’ di leggerezza ogni tanto, dài!
Vorrei capire come gli abitanti della zona possano temere la scomparsa del verde…che nn c’e!! Di sicuro una nuova costruzione o comunque un intervento potrebbero dare senso ad un’area che al momento nn ha alcuna funzione, ne estetica ne tantomeno funzionale.
Ma stiamo pronti, arriveranno i comitati contrari su qualsiasi proposta verrà fatta
Il vero quesito che ci si pone leggendo l’articolo è: perchè il muro in mattoni che si vede nella prima foto NON HA NEANCHE UNA SCRITTA,TAG o SCARABOCCHIO?
E’ un mistero…
il caso di dire “Mistero della fede”