Al Ronchetto sul Naviglio, in via della Ferrera 11 sorge la strana parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice. Il progetto iniziò a prender corpo nben prima della sua realizzazione, come succede spesso. Infatti era negli intenti della Curia quello di finalizzare alla celebrazione e alla memoria dell’Anno Santo 1975 la realizzazione dell’edificio sacro nel quartiere popolare sorto nei pressi di via dei Tre Castelli. Il progetto per la sua realizzazione venne affidato ad Arrigo Arrighetti. Secondo gli appunti del grande architetto, l’edificio appare come una casa, un’architettura moderna, semplice, “senza retorica né simbolismi, senza seduzioni liriche, realizzata con la tecnologia di oggi, per l’uomo di oggi e di domani, per l’uomo comunitario”. Nell’intento di Arrighetti l’edificio era destinato a diverse funzioni e a differenti usi. Il complesso infatti è suddiviso in più parti, la chiesa vera e propria, l’edificio delle assemblee, una zona attrezzata per gli incontri all’aperto, l’amministrazione e infine le residenze dei sacerdoti.
Perciò la chiesa, realizzata solo tra il 1983-84, appare estremamente essenziale (molti all’inizio credevano fosse un supermercato), niente campanili, niente ingressi trionfali e niente facciata a ricordo di un luogo sacro. La pianta della chiesa ad aula rettangolare, è il risultato di un disegno molto semplice e essenziale, con unica particolarità data da un lato obliquo in cui, verso la strada, è inserito l’ingresso principale. Un altro ampio ingresso si trova invece sul lato lungo orientale.
Il rivestimento esterno è stato realizzato in ceppo lombardo con giunti quasi invisibili e sottolinea la continuità delle pareti dell’aula assembleare, interrotta soltanto da tre finestrelle oblique, una sul fronte principale e due su quello opposto. La copertura della chiesa è stata rifinita in rame.
L’interno
Una grande apertura, posta anch’essa obliquamente in corrispondenza dell’ingresso laterale, irrompe nell’aula convogliando un fascio di luce naturale sulla vasta parete di fondo dell’altare, dove nel corso del tempo è stata colloca una composizione astratta colorata. Lo spazio interno è illuminato con luce naturale anche da altre aperture poste sul soffitto.
L’effetto scenico più interessante lo troviamo entrando sulla destra, dove un cilindro di notevoli dimensioni che scende dalla copertura verticalmente sopra il battistero convogliando su di esso un fascio di luce offrendo uno spettacolo luminoso molto suggestivo e di grande impatto visivo.
All’andamento austero e orizzontale della chiesa si contrappongono il colore candido e la verticalità del volume dell’assemblea, aggiunto nel 2008, caratterizzato da un portico elevato dove esili colonne sostengono una copertura in aggetto.
Onestamente troviamo quest’assemblea un po’ datata e bruttina che pare più adatta ad una stazione di servizio che ad un complesso religioso. Si può notare nelle foto che seguono, anche lo spazio triangolare tra la chiesa e il nuovo edificio, voluto da Arrighetti per gli incontri all’aperto (sostanzialmente mai utilizzato).
Una cosa delle chiese moderne non la capirò mai: ma non cantano più in chiesa?
Quell’hangar in cemento armato coi muri lasciati grezzi (in cemento…) ed il soffitto basso e piatto (in cemento) sembra studiato per avere l’acustica più atroce, cacofonica e distorta della terra.
Uno si immagina che il prete dopo due giorni che gli consegnano una chiesa fatta così, si metta a provare a renderla più idonea all’uso. Invece sembra rimasta identica a 50 anni fa quando l’han costruita!
Forse è vero che in chiesa non ci va più nessuno oppure che parlano soltanto e dell’acustica non se ne sono mai accorti… 🙁