Milano | Vetra – Cantiere Vetra Building: settembre 2019

Giretto fotografico al cantiere del Vetra Building, edificio in totale ristrutturazione in piazza della Vetra dietro alla Basilica di San Lorenzo.

La parte che affaccia su via Fernanda Wittgens è stata “spacchettata” già da più di due mesi. Si può vedere il nuovo passaggio con piccolo cortile che unirà la via con la piazza e il portico.

Vetra Building è il progetto di ristrutturazione dell’edificio di Axa che occupa l’intero isolato tra piazza della Vetra, piazza Quasimodo, via della Chiusa, via Cardinale Caprara e Via Fernanda Wittgens di cui si sta occupando Il Prisma in collaborazione con Artelia Italia.

Qui la scheda edificio con tutti i dettagli.

Questa è la parte rivestita in cotto che affaccia sul parchetto di piazza della Vetra.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Vetra – Cantiere Vetra Building: settembre 2019”

  1. La ristrutturazione è bella, il nome anglicizzante invece ce lo potevano risparmiare. Anche perché ‘building’ affiancato a una parola tradizionalissima milanesissima, praticamente dialettale, come Vetra, fa proprio (sor)ridere.

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    • Io non capisco questo accanimento (da parte di molti) verso i termini inglesi che si usano per nominare gli edifici.

      A. Sono aziende private che danno i nomi agli edifici che costruiscono o rinnovano, pertanto saranno anche liberi di dare il nome che preferiscono.

      B. Visto che Milano oramai è internazionale è anche giusto l’utilizzo di una lingua internazionale (almeno per queste piccole cose).

      C. Spesso sono aziende multinazionali che affittano questi edifici, quindi ha più senso che siano nomi inglesi.

      D. Sono sempre termini oramai di uso comune che, secondo me, presto entreranno anche nel vocabolario italiano. E poi diciamocelo, spesso sono parole che suonano meglio e sono più immediate, Edificio Vetra o Palazzo Vetra non avrebbero lo stesso effetto di Vetra Building.

      Just my 2 cents. 😉

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      • E’ terribilmente da provinciali, o da ex colonia. Che lo facciano a Nairobi o a Calcutta.

        E i madrelingua sono i primi a infastidirsi (anche perché spesso ne facciamo un uso maccheronico, arrivando a vette di ridicolo tipo ‘sexy shop’…. casomai sarà sex shop… sexy shop vuol dire che è il negozio che è provocante)

        te lo dice uno che ha vissuto anni tra Londra (Islington) e Boston (Jamaica Plains) e adora la lingua inglese, ma solo quando, se e dove ha senso.

        Just my two quid 🙂

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      • Tra l’altro fa un po’ sorridere che a chiamare “building” quell’isolato (che tecnicamente un semplice “building” forse non sarebbe nemmeno) siano stati gli investitori FRANCESI.

        Che a casa loro non si sarebbero mai nemmeno sognati di violentare la loro lingua per sentirsi un po’ più “internazionali” 🙂

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