Rudere sarà la nuova opera realizzata per il Parco delle Sculture Artline di CityLife.
L’opera è un progetto di Adrian Paci.
Paci nasce come figlio d’artista a Scutari in Albania nel 1969 e studia pittura all’Accademia d’Arte di Tirana. Arriva a Milano nel 1992 dopo aver vinto una borsa di studio presso I’Istituto Beato Angelico e si trasferisce definitivamente in Italia con lasua famiglia nel ’97. Paci, vive e lavora a Milano ed é oggi un artista esposto ovunque, dal MoMa di New York al Jeu de Paume di Parigi; ha partecipato alle Biennali di Venezia e di Sidney, le sue opere fanno parte di alcune delle collezioni pubbliche e private più prestigiose.
Le tecniche usate da Adrian variano dalle istallazioni alle performance, dalla pittura alla fotografia, alla scultura e al video, ma rimane intatto un forte legame con la pittura. Lui stesso infatti dice «Leggo l’immagine video attraverso la voce della pittura».
Quest’anno l’artista installera nel Parco delle Sculture di CityLife l’opera “Rudere”, uno spazio di riflessione sul rapporto tra uomo e natura, tra habitat costruito dall’essere umano e quello offerto dal mondo vegetale, immaginando un possibile “ritiro” della presenza umana per dare spazio a uno sviluppo incontrollato della vegetazione.
Entro la fine dell’anno l’opera sarà completata. E’ in fase di realizzazione nell’area adiacente l’asilo infantile di viale Eginardo.
L’opera rappresenta un rudere del passato divorato dalla natura e dal verde.
Il progetto consiste in una struttura elementare di cemento con tre muri e senza tetto. All’ interno ci sono alberi da frutto che ricordano dei cortili. Nella facciata ci sono dei mosaici che riprendono il motivo dei centrini fatti dalle nonne con l’uncinetto, però sembrano anche i rosoni di una cappella. C’é qualcosa tra il sacro e il profano, tra il fragile e il resistente. Ho voluto giocare con il colore del cemento riprendendo le fasce di colorazione leggermente diverse che troviamo nelle chiese romaniche o gotiche, che pero in questo caso ricordano anche le assi delle casse che servono per il getto del cemento. Come ha raccontato alla rivista online di CityLife l’artista.
Sotto le forme moderne verticali delle torri che ospitano uffici, questa piccola casetta sembrerà segnare un altro tempo. Somiglia a un archetipo di casa che invece di essere abitata da uomini viene abitata da alberi. Il tema del rapporto tra l’uomo e la vegetazione sta interessando molto Paci, specie ultimamente e nelle complicate dinamiche di questo rapporto sente il bisogno che l’’uomo faccia un passo indietro.
Gli alberi che saranno piantati al suo interno sono da frutto legati a simbologie varie: l’eternità con il cipresso, la virtù con il caco, amore misericordioso il melograno e la fertilità il fico.
L’ha pagata il Vaticano?
Ci manca solo la statua della dea Pachamama e poi è perfetta!
🙂
Una nuova “perla” per quello che stanno trasformando nel giardino degli orrori…
Di tali opere d’arte e’ piena l’Italia intera…a Milano basta farsi un giro tra cascine abbandonate,chiesette etc…Ne avevamo bisogno?o vuole essere un’originalissima provocazione?! Mah….piantassero qche albero in +
Dura la vita per far contenti i mercanti d’arte e imbonire gli acquirenti internazionali… coraggio, magari con un po’ di fortuna l’autore se ne libera e può finalmente pensare un po’ col proprio spirito di artista. Sperém…
(Intanto noi però questa per un po’ ce la dobbiamo cuccare)
Tutti Achilli Boniti Oliva e Giulii Carli Argan qui, vedo…
Argan non direi. Fortunatamente.
Al di là dei falsi Modigliani Argan era un critico dell’arte sopraffino e stimato da tutto il mondo. Se Roma ha una parvenza di urbanistica ordinata e coerente lo si deve al suo piano regolatore.
Neanche a me piace l’opera ma la cosa che deve far riflettere è che l’arte contemporanea è difficile da riconoscere come tale, Leonardo da Vinci è stato rivalutato come artista solo negli ultimi due secoli, nel ‘600 e ‘700 era praticamente ignorato.
Van Gogh morì in povertà eppure le sue opere infrangono i record di ogni asta.
Dato che si discute su un blog dedicato ad architettura e ciò che la circonda potremmo evitare i commenti alla Tre Uomini e una gamba: il mio falegname l’avrebbe fatta cento volte meglio!
Se il concetto dell’opera è quello di far pensare come la natura possa riappropriarsi dei suoi spazi, guardandola mi viene in mete il format “il mondo dopo l’uomo”…Quindi ha colpito nel segno!
L’avrei reso più drammatico tipo il dente marcio di Berlino mentre qui mi sembra la casetta di un paesello con i bambini che vanno a giocarci di nascosto.
La battuta su Argan si riferiva in realtà alle sue note e ben poco profetiche stroncature di Pop Art, Dadaismo, Metafisica e Surrealismo. Ossia quando l’ideologia rende poco lucidi.
Non meritava una apologia comprensiva di veri o presunti falliti dell’arte poi rivalutati, da Leonardo a Van Gogh!
Giacomo
PS Ho chiesto a Aldo e Giovanni e sono d’accordo con me 😉
L’idea non è terribile ma sembra un rudere e per come vanno le cose in Italia me lo vedo in futuro completato da un tetto di contenitori per la pizza, pronto a diventare una meravigliosa villetta per qualche senza tetto o una latrina
il parco di city life vuole essere un museo d’arte moderna en plein air, ma duole dirlo è poco piu’ di un triste surrogato di un museo d’arte che avrebbe dato lustro e prestigio all’intero quartiere, un museo mai nato (il MAC) a causa della miopia e della scarsa lungimiranza della giunta Pisapia e del suo allora ineffabile assessore Boeri, che millanto’ costi eccessivi di gestione; purtroppo in questa città manca il coraggio di osare di guardare oltre il presente, di scrutare il futuro, di cogliere le migliori opportunità per fare di Milano una vera citta’ cosmopolita e globale. Il MAC avrebbe avuto una struttura esterna tortile come quella della torre generali e con ampie superfici esterne terrazzate a verde, un edificio coordinato con l’altro. Peccato perché un museo non è tale solo per il contenuto, bensi’ per la qualità costruttiva, per la capacità di stupire del contenitore stesso (vedi Guggenheim Bilbao e New York, vedi città delle arti e delle scienze a Valencia, vedi il Maxxi di Roma ecc.), insomma ancora una volta Milano ha rinunciato a voler essere protagonista,portavoce e ambasciatrice di una cultura architettonica nuova, innovativa e all’avanguardia, vuoi per l’insipienza e incapacità dei suoi governanti, vuoi perché forse rispecchia il temperamento sobrio e riservato dei suoi abitanti, poco incline a slanci di modernità e novità (eccezion fatta per porta nuova e citylife con le torri).Del resto la vicenda dello stadio Meazza ne è la riprova.