In Corso Venezia a due passi dall’omonima porta e di fronte ai Giardini Pubblici, si trova lo stupendo Palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto, realizzato tra il 1926 e il 1930 su progetto del mitico architetto milanese Piero Portaluppi.
Edificio con pianta ad U costituito da corpi edilizi organizzati attorno all’intersezione di due assi stradali, Corso Venezia con via Tommaso Salvini, inserito nella cortina edificata che caratterizza l’asse stradale.
Caratteristica dell’edificio è senza alcun dubbio lo scenografico arco che scavalca via Salvini. La facciata sul corso, molto elegante, con elementi classici rivisitati dal Portaluppi, in corrispondenza del livello più alto il fronte è arretrato per lasciare spazio ad una ariosa terrazza che si sviluppa lungo l’intero affaccio verso i giardini pubblici.
Peccato che, da oltre 5 anni, sul tetto e su quelle terrazze, compaiano fastidiose impalcature probabilmente piazzate per un intervento edilizio rimasto bloccato per qualche ignota controversia.
Naturalmente non si tratta dell’unico caso di “cantiere” bloccato sul tetto di un palazzo, clamorosa è la gru sul palazzo Parigi di Corso di Porta Nuova, in piedi sul tetto da almeno una decina d’anni (il palazzo Parigi venne inaugurato nel 2013).
La gru sul palazzo Parigi di Corso di Porta Nuova
Un vero peccato che deturpa non poco la bellezza di questo palazzo. Palazzo che forse avrebbe bisogno anche di un bel restauro.
L’intervento di Portaluppi che vede la realizzazione del collegamento fra Corso Venezia e via Salvini, riflette nel rispetto dei vincoli comunali imposti, un suo particolare atteggiamento nei confronti dell’architettura.
Egli considera l’edificio in rapporto stretto con il contesto cui partecipa, per cui, opere come questa, si identificano in esempi di architettura urbana.
I due palazzi che si fronteggiano su via Salvini sono stati uniti con un corpo di collegamento che, svuotato a livello stradale, crea un ampio passaggio, coperto con volta a botte.
II progetto iniziale, di cui rimangono i documenti grafici, prevedeva una soluzione più equilibrata nel rapporto fra le facciate e la dimensione del passaggio, pur mantenendo a questo l’aspetto classicheggiante che lo distingue.
Abbiamo qui, cosa che spesso si ripeterà nelle sue architetture di quegli anni, l’incontro fra citazioni stilisti che diverse. In questo caso si affiancano, ai pilastri pseudo-dorici di sostegno, la volta, le decorazioni geometriche in facciata; si incontrano disegni di proporzioni e forma diverse nelle aperture
e nei loro contorni.
Ma rimane, comunque, inalterato sul filo di facciata, il tessuto urbano continuo che distingue il corso Venezia, mentre via Salvini è rivolta ai
Giardini con suggestivo cannocchigle prospettico.