Dopo vent’anni, il palazzo per uffici della Stazione delle Ferrovie Nord, Milano Cadorna, è sottoposta ad un restauro. Sono infatti cominciate in questi giorni, le operazioni di montaggio per le impalcature che serviranno per la pulizia della facciata.
Nel 1999, in occasione della realizzazione della nuova linea di collegamento all’aeroporto di Malpensa, le Ferrovie Nord e il Comune di Milano decisero di finanziare due nuovi progetti: il primo che vide la riqualificazione dell’edificio della stazione ferroviaria e il secondo riguardante la piazza antistante.
Il progetto scelto e realizzato nel 2000, fu quello della grande designer Gate Aulenti (Palazzolo dello Stella, 4 dicembre 1927 – Milano, 31 ottobre 2012), la quale fu però vincolata nelle scelte architettoniche dalla presenza del Castello e del Foro Bonaparte.
Così ecco un significativo esempio dell’architettura che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni del Novecento, il postmoderno, stile che non ha lasciato grandi capolavori ad essere onesti, compresa questa stazione, poco amata dai milanesi.
Le pensiline, volute come filtro tra la stazione e la città, oggi fungono da ricettacolo di senzatetto e perditempo.
La facciata, che ha di fatto ricoperto il vecchio edificio realizzato in stile internazionale negli anni Cinquanta, venne ridisegnata da Gae Aulenti nello stile in voga in quegli anni, forme geometriche, colonne e colori molto forti. Così da allora le colonne rosse e il verde dominano quest’angolo di Milano. Chissà dopo l’intervento di restauro come sarà nuovamente sgargiante quest’edificio e chissà se ai milanesi potrà piacere.
L’edificio che porta la firma di Gae Aulenti, è il quarto che si è affacciato su piazzale Cadorna. Il primo, del 1879, in legno, rimase attivo sino alla costruzione del palazzo eclettico (neo-rinascimentale) completato nel 1895. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sui ruderi dei bombardamenti, venne eretto nel 1954/55. Infine l’ultimo “rifacimento” risale appunto al 2000 con l’intervento su progetto di Gae Aulenti.
Nel 1878, erano in corso i lavori di sistemazione e riordinamento dell’area e delle strade attorno a una nuova stazione che si stava costruendo, vicino a piazza Castello, per la ferrovia Milano-Saronno e Milano-Erba, sulla base di un progetto che era stato redatto d’accordo fra l’ufficio Tecnico Comunale e quello della Società della Ferrovia. Si trattava di un edificio piuttosto modesto, con ossatura in legno, in uno stile che richiamava gli chalet alpini. Anche in questo caso il tracciato ferroviario non superava l’antico confine dei Bastioni, ma comunque penetrava più in profondità nel tessuto urbano, attestandosi lungo il confine della vasta Piazza d’Armi e del Castello, fino quasi alla cerchia interna dei navigli. Nel marzo 1879 il Sindaco Giulio Bellinzaghi poteva inaugurare la Milano-Saronno, con un convoglio che coprì il tragitto in quaranta minuti.
La Società che gestiva queste due ferrovie nel novembre 1883 prese il nome con cui ancora oggi è nota di “Società Anonima Ferrovie Nord Milano”. La prima modesta stazione capolinea milanese fu demolita ed al suo posto fu edificato un edificio importante, a tre piani, completato nel 1895. Sarà poi sopraelevato di un piano nel 1920 e rimarrà quasi completamente distrutto nel bombardamento del 13 agosto 1943. Per curiosità, tra l’edificio della stazione e il palazzo adiacente vi è rimasto un pezzetto della vecchia stazione.
Dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, anche la vecchia stazione di piazzale Cadorna deve essere ricostruita. Per anni rimase solo il piano terra, il resto venne demolito perché pericolante. A partire dai primi anni Cinquanta del Novecento cominciarono i lavori per il nuovo edificio della stazione di Milano Cadorna. Un palazzo di nove piani con facciata in cemento a fasce verticali, scandita da 12 file di grandi finestre. Sui lati e sul retro, il palazzo non è stato toccato dall’intervento del 2000, pertanto per chi volesse vedere come fosse l’aspetto, può cercare di capirlo osservandolo dal lato opposto alla piazza.
Non sarebbe il caso di rimuovere quelle pensiline e rendere la piazza più ariosa, meno soffocante?
Oltre alla palazzina, il comune quando pensa di rifare la piazza ? E’ un progetto totalmente inadatto al flusso di pedoni, pendolari e studenti che transitano da lì ogni giorno. Troppo spazio per le macchine ( ben tre corsie per senso di marcia nel cuore della città – cosa dite ? ) e pochissimo per i pedoni ( marciapiedi strettissimi ). Quando l’hanno disegnata no so a cosa stessero pensando, sicuramente non alla funzionalità. Sulle pensiline… no comment. Contribuiscono ad un ulteriore senso di claustrofobia ed oppressione. Insomma va rifatta ex novo proprio perché si trova di fianco al Castello e di fronte a Foro Bonaparte, perché è il biglietto da visita della città per chi arriva da Malpensa, perché è totalmente inadatta al ruolo che deve fungere, perché anche esteticamente non centra nulla con il contesto in cui si trova…
Si capisce chiaramente che a Arsuffi, autore di questo post , il post moderno proprio non va giù. È un problema suo. In questo post ha piazzato due o tre giudizi irritanti che screditano tutto il contenuto di questo blog . Peccato. Un po’ meno di saccenza e di arroganza a questa persona non farebbe male . È solo un consiglio .
Una delle piazze più brutte di Milano sembra un supermercato Auchan all’aperto, ma essendo della Aulenti, purtroppo, non ce ne libereremo mai.
Una delle piazze più brutte d’Italia opera di una radical chic assolutamente mediocre.
Ricordo che dopo l’attentato delle brigate rosse a Montanelli aveva organizzato un rinfresco nel suo salotto per brindare coi suoi compagni.
In sua memoria doveva esserle dedicata piazzale Cadorna anziché l’attuale che invece andava alla memoria di Gio Ponti, vero grande architetto.
Ahahah che poveraccio, ma fatti curare.
Assolutamente d’accordo con anonimo 12:53.
Mi diispiace invece che sig@A., sicuramente persona perbene e altamente qualificata, capace di argomentare in modo ineccepibile le sue opinioni ,non lo sia.
Non c’è bisogno di perdere parole con un poverino che si nasconde dietro anonimato per insultare una delle più importanti designer e architette del ‘900. Comunque è sig.ra, non sig@A.
Definire la Gaetana “designer e architetto” è già di per se un complimento, lasciamo poi perdere il “una delle più importanti del ‘900”.
Sulla persona ci sarebbe forse da ridire, ma di queste cose si occupa impietosamente la Storia e non i commentatori di UF 🙂
Quanto alla piazza, un punto è la gestione dei flussi di traffico che è ormai datatissima, un conto l’aspetto, che invece a mio parere ancora oggi ha qualcosa da dire. Di sicuro ha più carattere delle tristerrime robe da geometra comunale che impazzano in questi anni.
Oh,mi perdoni non anonima sig.ra@A., ma mi sembra che qui l’unica persona (mi scusi ancora: signora) che si è permessa di insultare sia stata proprio Lei.
Perché la politica non la lasciamo fuori?
Una città devastata da una guerra inutile che un dittatore incapace ha voluto a tutti i costi.
Non mi è mai piaciuto l’intervento di Gae Aulenti “in spregio del contesto” e condivido appieno quanto scritto da Puglisi in questo articolo di cui ne consiglio la lettura:
https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/08/architetti-italia-gae-aulenti/
Ah sì, Puglisi, bravissimo. E’ da apprezzare un uomo che si erge giudice (se lo può permettere almeno?) di importanti architetti che, essendo deceduti, non possono nemmeno rispondere.
Le parole di Montanelli sono molto meno rozze di quelle di Anonimo 12.53, ma qualcosa di vero c’è:
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/21/il-giornale-non-perdona-inge-feltrinelli-per-quel-brindisi-contro-indro-montanelli_a_23534488/
Non “qualcosa di vero” @V., dell’ episodio in questione le signore Inge e Gaetana addirittura se ne vantarono.
Se vendi libri o fai progetti di Architettura per clienti (pubblici), non puoi permetterti più di tanto di seguire le tue idee ma devi adeguarti all’aria che tira (o al “target” come si dice oggi).
Ti scandalizza? A quei tempi Montanelli non andava di moda come successe poi in seguito….
Certo che mi scandalizza e ci mancherebbe.
Chissà come mai “devi adeguarti all’aria che tira”,
sempre dalla stessa parte però ,guarda caso.
“…il postmoderno, stile che non ha lasciato grandi capolavori” (????)
A parte questa sentenza a dir poco spiazzante, questo progetto ha avuto il merito -indiscutibile (ma non scontato)- di aver creato uno spazio interamente pedonale dando ordine a quello che un tempo era solo un carosello di automobili. Altro che “spregio al contesto”…
Piazzale Cadorna è uno dei pochi luoghi urbani di Milano, che vi piaccia o no.