Milano | Macconago – Il borgo e la città in abbandono

Milano, Macconago.

Macconago. Quante volte l’abbiamo citato, forse più spesso del Comune di Milano stesso (che forse a stento sa dove si trovi). Ad ogni modo si tratta di un antico borgo, un tempo comune autonomo fino al 1841, anno in cui venne aggregato a Quintosole; seguì poi le sorti di quest’ultimo, passando prima a Vigentino nel 1869 e infine a Milano nel 1923. Una Milano che, a ben guardare, sembra essersi dimenticata di possedere questo piccolo gioiello rurale alle proprie porte.

Siamo al civico 428 della lunga via Giuseppe Ripamonti, oltre il Vigentino e prima di Quintosole, l’altro “borgo” della zona, oggi più urbanizzato e popolato rispetto a Macconago.

Il borgo conta pochi abitanti: una sola strada ne porta il nome e si snoda fra vecchie case rurali, una chiesetta seicentesca e un castello trecentesco. Molti edifici sono oggi disabitati e in alcuni casi fortemente diroccati (all’inizio dell’Ottocento il borgo contava circa 227 residenti). Nei giorni scorsi abbiamo effettuato un sopralluogo per verificare lo stato attuale dell’area (maggio 2021).

Le prime case che si incontrano lungo la via, sulla destra, ospitano una florida attività imprenditoriale: il Centro Ippico Milanese, una rinomata scuola di equitazione che affonda le proprie radici nei secoli passati.

Proseguendo si incontrano altre abitazioni e soprattutto la chiesetta rurale del XVII secolo, oggi in condizioni precarie. Dedicata a San Carlo (o, secondo altre fonti, a San Paolo), è ormai sconsacrata e di proprietà privata. Anticamente serviva la piccola comunità agricola di Macconago.

Un progetto di recupero, tuttavia, esiste già: è previsto dal Piano Integrato di Intervento di via Macconago 24-36, approvato dal Comune. La Fondazione Del Vecchio, proprietaria dell’area dal 2018, prevede la costruzione e ricostruzione di nuovi edifici secondo l’impianto a corte tipico della cascina lombarda, mantenendo l’identità storica dei corpi esistenti. Il progetto si estende su una superficie complessiva di 26.302 mq e, in base all’indice edificatorio vigente (0,65 mq/mq), contempla la realizzazione di 12.113 mq di residenziale (9.555 per edilizia libera e 2.558 convenzionata) e 676 mq destinati a funzioni compatibili.

La chiesetta, restaurata, sarà ceduta al Comune che prevede di adibirla a spazio comunitario (centro culturale o simile).

Il recupero è necessario e un compromesso, inevitabilmente, deve esserci. A nostro avviso il progetto approvato — ancora non avviato — non è affatto negativo: gli edifici rispettano le altezze originarie e le facciate si mantengono coerenti con il contesto, anche se al momento mancano rendering più evocativi.

A Macconago si trova anche un piccolo laghetto, formatosi in una cava dismessa, in cui affiorano le vecchie strutture ormai sommerse. È stato ribattezzato “Lago Verde”.

Il Castello di Macconago, il secondo per importanza nel Comune di Milano, sorse tra il 1330 e il 1340 per proteggere le campagne circostanti. Si tratta di un castello visconteo a pianta quadrata, dotato di due torri di avvistamento e camminamenti merlati. Ha subito numerosi interventi nel corso dei secoli. La facciata occidentale è caratterizzata da torri quadrangolari con merlature a coda di rondine; quelle dei lati maggiori presentano aperture arcuate di varie dimensioni, anch’esse concluse da merlature. Nell’androne interno, con soffitto a cassettoni lignei, si conservano tracce di graffiti rinascimentali. Il castello è di proprietà privata e viene utilizzato per eventi.

Il borgo nel complesso è costituito da vecchi cascinali a corte ed è suddiviso in Macconago Grande (attorno alla chiesetta) e Macconago Piccolo (verso via Ripamonti). Purtroppo, al momento, la maggior parte degli edifici rurali è quasi completamente abbandonata.

Intorno si estendono ancora campi coltivati, tutelati in parte dal Parco Agricolo Sud Milano. Rogge, canali, ponticelli e sentieri caratterizzano un paesaggio ideale per staccare dal trambusto cittadino.

A metà degli anni Settanta venne realizzato un campo da tiro a volo, con palazzine in cemento e relative postazioni. L’impianto, dismesso da tempo, è stato abbandonato e in passato occupato da insediamenti abusivi sgomberati nel 2016. Oggi le sue strutture cilindriche, isolate in mezzo ai campi, generano un certo spaesamento e pongono interrogativi sul loro destino. Forse sarebbe opportuno demolire tutto e restituire l’area al verde.

Questo luogo, apparentemente abbandonato e da lungo tempo minacciato da interventi edilizi fortunatamente arenatisi, rimane comunque privo di una reale proposta di ridimensionamento o tutela a lungo termine.

Il noto immobiliarista Salvatore Ligresti acquistò l’intero lotto quando già faceva parte del Parco Sud Milano, area soggetta a vincoli paesaggistici significativi. Ciò non gli impedì di avviare diverse opere: nel 2005 sorse il primo edificio per l’Istituto Europeo di Oncologia, seguito da un secondo padiglione. Doveva essere l’inizio di un progetto ben più grande: la Cittadella della Sanità (CERBA), con edifici avveniristici distribuiti su tutta l’area e persino un grattacielo di 30 piani. Le vicende giudiziarie e il crac finanziario del gruppo Ligresti congelarono tutto, incluso un nuovo padiglione dello IEO, oggi ridotto a una gru arrugginita e a un grande lago formatosi negli scavi per le fondamenta.

Qui di seguito alcune immagini del progetto Cerba, per fortuna naufragato.

Nel frattempo, nei pressi del Lago Verde, la cooperativa agricola sociale Agrivis sta realizzando — con l’approvazione del Parco Sud — un piccolo edificio dedicato all’inserimento lavorativo di persone fragili: comprenderà un magazzino con logistica (46 mq), un’area lavorazione (72 mq), un’aula didattica con servizi (44 mq), un’abitazione per dipendenti (60 mq) e un portico chiuso per il ricovero dei mezzi agricoli (96 mq).

Macconago, Via Ripamonti, Chiesa, Abbandono, Degrado, Parco Sud Milano, Fondazione Del Vecchio, IEO – Istituto Europeo di Oncologia

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

3 commenti su “Milano | Macconago – Il borgo e la città in abbandono”

Lascia un commento