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Milano | Rogoredo – La demolizione di Cascina Palma, l’ultimo pezzo antico del “bosco di roveri”

Così l’ultimo pezzo veramente antico del borgo di Rogoredo, in questi giorni è in fase di demolizione.

Il borgo di Rogoredo ha origini antiche (“loco” citato in un diploma del re d’Italia Carlomanno dell’anno 880) il cui nome deriva dal latino tardomedievale robur, rovere, a significare “bosco di roveri” (evoca un luogo ben più romantico, no, confronto al recente “bosco”?). Si tratta di una denominazione di origine botanica che troviamo spesso in altri luoghi cittadini come nei distretti di Lorenteggio (lauro) o Nosedo (noce).

Rogoredo, sino all’inizio del Novecento fu un “borgo” costituito da sole cascine sparse in un territorio a cavallo del confine tra gli antichi comuni di Morsenchio (lato Nord dove oggi si trova il quartiere di Santa Giulia Sud e i palazzi Sky) e quello di Chiaravalle Milanese (dove si trovava la Cascina Palma e dove si trova parte del quartiere abitato e la chiesa della Sacra Famiglia).

Le sorti di Rogoredo cambiarono quando, da luogo agricolo, divenne industriale con l’arrivo prima della ferrovia e in seguito lo stanziamento delle Acciaierie Redaelli. Il territorio di Rogoredo venne assorbito nel grande Comune di Milano con Regio Decreto del 2 settembre 1923, assieme al Comune di Chiaravalle da cui dipendeva e ad altri dieci comuni limitrofi al capoluogo lombardo.

Fino agli ottanta la vita del quartiere girò attorno all’attività delle grandi industrie, che si avvalevano della stazione, situata sulla linea ferroviaria che da Milano porta a Pavia, Piacenza e Resto d’Italia, e del suo scalo merci. Dagli anni 2000, dopo la dismissione delle industrie, l’area ex-Montedison ed ex-Redaelli, vide sorgere al suo posto il nuovo quartiere di Santa Giulia Sud (la parte Nord è ancora in attesa di sviluppo), seguito dai palazzi di Sky.

In tutte queste trasformazioni la Cascina Palma, al 16 di via Orwell, rimase al suo posto, sfidando la vicina ferrovia, il passaggio della nuova via Emilia (Cavalcavia Pontinia) e le trasformazioni urbane al posto delle vecchie industrie.

Uscendo dalla stazione ferroviaria e del metrò (la M3 aprì la stazione nel 1991), sulla destra, verso sud, si poteva ancora scorgere quel che rimaneva dell’antica Cascina Palma. Col tempo però, la vecchia costruzione, ormai in abbandono, cominciò a degradarsi e a crollare.

La cascina, la cui prima menzione è datata 1570, è di proprietà della società Immobiliare cascina Palma srl. Nel 2013 la ditta aveva ottenuto il via libera dal Comune per un progetto di riqualificazione, poi decaduto perché dopo un anno i lavori non erano ancora partiti. Nel 2015 era stato chiesto un intervento per mettere in sicurezza l’area e l’immobiliare aveva recintato l’edificio e demolito alcune parti pericolanti.

Da qualche anno i ruderi erano diventati, purtroppo, luogo di bivacchi per drogati, senza dimora, disperati e spacciatori.

Come dicevamo all’inizio, della vecchia cascina, ormai rimaneva in piedi solo la stalla e il fienile, forse ancora recuperabili, ma a quanto pare si è scelta la demolizione.

Al suo posto sorgerà uno spazio commerciale (supermercato) e il tempo previsto per la realizzazione è quello di un anno.

Evidentemente la Sovrintendenza non ha ritenuto di importanza storica quanto rimaneva dell’antica cascina, unica testimonianza “pre Novecento” di Rogoredo (visto che a grandi linee l’intero quartiere è stato creato a partire dai primi del secolo scorso).

Voci fanno sapere che “vista l’importanza che ha avuto la cascina, si porrà attenzione all’estetica per evitare una struttura standard da supermercato”. Staremo a vedere. Intanto ci piange il cuore dato che, come al solito, non si cerchi un compromesso tra il preservare e l’innovare, che, secondo noi, hanno anche un effetto spettacolare e d’attrazione.

Immagini: Roberto Arsuffi, Stefano Gusmeroli, La Repubblica,

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Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


18 thoughts on “Milano | Rogoredo – La demolizione di Cascina Palma, l’ultimo pezzo antico del “bosco di roveri”

  1. Thomas

    Che vergogna, la struttura poteva benissimo essere preservata e farne luogo di aggregazione anche in vista del futuro spostamento della sede del conservatorio lì di fronte (spazio studenti, bar, noleggio biciclette etc.). Inoltre quella storica cascina era indispensabile per mantenere una traccia del passato in un quartiere di uffici e palazzi relativamente giovani.
    Ora arriva uno squallido supermercato….Complimenti all’amministrazione Sala

    1. Anonimo

      Daje Thomas butta giù qualche insulto senza sapere come funziona la macchina burocratica e amministrativa. L’Italia si basa sui commenti di ignorantelli che non sanno come funziona il mondo.

    2. Anonimo

      La cascina era di proprietà privata, non comunale. Un privato sul suo terreno può fare quello che vuole, la soprintendenza poteva evitarlo e non l’ha fatto evidenziando quanto sia inutile e quanto preferisca concentrarsi su altre cavolate. Spiace? Assolutamente sì, però il suo commento a questa amministrazione è inutile e rivela un certo astio misto a ignoranza.

        1. Anonimo

          Non è che vincoli sono stati incisi una volta per tutte nella pietra come le tavole di Mosè… i vincoli si possono anche imporre ex novo, se si intravede una necessità di tutela e un interesse pubblico.

          E indovina chi li mette i vincoli?

          Bingo! La sovrintendenza. Quindi, sì, se avesse voluto, qualcosa poteva fare.

      1. LTA

        può fare quello che vuole mica tanto.

        Esistono i PGT più infiniti altri strumenti di politica urbanistica. Se, per fare un esempio, quel pezzo di terreno fosse stato destinato ad uso agricolo (insistendoci sopra una cascina) il supermercato non si poteva fare.

        Perfino dentro casa tua non puoi fare del tutto “quello che vuoi” (ad esempio cambiare destinazione d’uso ad un locale senza permesso).

        Di chi poi sia “la colpa” si può discutere. Personalmente sono, come sempre, colpito dallo strabismo della Sovrintendenza, che si impunta su cagate insignificanti (l’esempio che faccio sempre: mantenere le riparazioni in cemento sulle sponde di navigli…. un vero nonsense) e poi lascia abbattere le villette liberty e le cascine storiche.

  2. ciapa si e ciapa no

    Il supemercato poteva essere inserito nella cascina ristrutturata.. sarebbe stato unico. Sovrintendenza incapace dimissioni bisognerebbe fare causa..

  3. R. Bitter L.A. Gantz Yaroom

    Peccato per la cascina e per il quartiere, vergogna per il comune che non ne ha imposto il recupero. Ma evidentemente Coop, che costruirà il supermercato, è troppo potente.

  4. Thomas

    E’ chiaramente una manifestazione di superficialità di questa amministrazione e della sovrintendenza che ad essa riporta, ma vallo a spiegare alla claque dei salaboys attiva sul web…

  5. vaca de legn

    Cioè io non posso aprire una finestra, chiudere un balcone, cambiare destinazione d’uso a una stanza senza permesso e questi possono abbattere una cascina del 1500? Trova la motivazione!

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